Secondo gli emittenti investire tramite questo strumento è più semplice e offre alcune garanzie aggiuntive. Intanto anche gli asset manager studiano prodotti che cavalcano l’onda investendo su società che usano la cripto in qualche modo
Nel 2021 è stato lanciato il primo bond che punta sulla cripto. Si tratta dell’Illimity Norway Datacenter Bond, quotato alla Borsa di Vienna e che ha l’obiettivo di raccogliere capitale per estendere di ulteriori 15mw il sito di mining Illimity di Bitfury locato in Norvegia, attivo dall’ottobre 2020 con una potenza di 11mw, tutta da rinnovabili. Dal sito sono stati già estratti 600mila bitcoin, con un profitto annuo di 35 milioni di dollari
Il mercato contempla futures su bitcoin, contratti che scommettono sul prezzo futuro dell’asset, e, almeno in Europa, c’è un piccolo esercito di Etf che si sta facendo strada. Solo quelli su bitcoin – ce ne sono anche su cripto diverse e su indici di cripto – sono 23 e hanno raggiunto, secondo la società di ricerca EtfGi, un patrimonio di 6,3 miliardi di dollari alla fine di febbraio. In Canada i primi due Etf su bitcoin, lanciati nell’ultima decade di febbraio, hanno raccolto 496 milioni di dollari in soli quindi giorni. Da allora un terzo Etf bitcoin ha debuttato alla Borsa di Toronto, mentre sono in corso richieste per almeno altri cinque.
Perché l’Europa è più avanti? “Riteniamo – dice Maximilian Monteleone, cpo di Etc Group, società nata per fare da ponte tra cripto e mercati regolamentati e con due Etp dedicati alle valute elettroniche all’attivo – che ciò sia dovuto semplicemente al fatto che l’Europa è composta da molti Paesi indipendenti, ciascuno con una propria autorità finanziaria. Ognuna di queste vede il mondo da una prospettiva leggermente diversa e ci sono più probabilità che alcuni di questi regolatori, quelli più progressisti, vedano valore nel portare le criptovalute nell’infrastruttura normativa altamente avanzata che è in essere. Questo è quanto è accaduto in Svizzera, Germania e Svezia negli ultimi cinque anni”.
La Sec resta invece riluttante. Anche di fronte al track record di VanEck che è tornata alla carica chiedendo l’autorizzazione alla vendita del suo VanEck Vectors Bitcoin Etn, già disponibile in Europa. Parliamo di una società fondata nel 1955, con un patrimonio di circa 70 miliardi di dollari Usa a livello globale e una gamma di 90 Etf, che copre un gran numero di settori, asset class e strategie smart-beta. La Sec si dovrà pronunciare entro la fine di aprile. La exchange traded note che è la pietra dello scandalo è già quotata sul segmento regolamentato di Deutsche Börse Xetra e replica l’andamento del Mvis CryptoCompare Bitcoin Vwap Close Index.
L’Etn è completamente collateralizzato, il che significa che il capitale investito è di fatto utilizzato per acquistare Bitcoin: in questo modo, ciascun ETN rappresenta una certa quantità di Bitcoin. Per garantire la sicurezza della valuta virtuale, VanEck collabora con Bank Frick, una banca depositaria di criptovalute, regolamentata dalle leggi del Liechtenstein, dove i Bitcoin sono conservati in cold storage”. La nota è registrata per la vendita in Italia a partire dal dicembre 2020.
Secondo Martijn Rozemuller, responsabile europeo di VanEck, “la bassa correlazione del Bitcoin con le altre asset class lo rende uno strumento eccellente per la diversificazione di portafoglio”. VanEck è decisa sostenitrice dell’innovazione finanziaria basata su Bitcoin. Ma non solo: è così convinta della bontà dell’investimento in cripto che a fine marzo scorso ha lanciato un secondo Etn basato su Ethereum: il VanEck Vectors Ethereum, anch’esso quotato su Deutsche Börse Xetra con sottostante il Mvis CryptoCompare Institutional Ethereum Index, la cui quotazione è direttamente legata al prezzo di Ethereum (e total expense ratio dell’1%).
I vantaggi dell’Etf
Ovviamente puntare su un Etf ha un costo, per quanto basso. E allora vale la pena investire tramite un portafoglio solo se questo offre un valore aggiuntivo rispetto all’acquisto diretto del sottostante. Come individuare questo valore lo spiega ancora Monteleone.
“I nostri Etc Group, Btce e Zeth, quotati rispettivamente su Deutsche Boerse e sulla Borsa svizzera Six e distribuiti da HANetf, consentono agli investitori di investire fisicamente in Bitcoin ed Ether (l’asset di criptovaluta nativo di Ethereum) senza passare per i processi complicati e rischiosi di creazione di wallet e account presso le piattaforme di scambio di criptovalute. L’investitore in una Exchange-Traded Cryptocurrency opera direttamente su una Borsa valori regolamentata come Xetra, esattamente come per un normale titolo o azione, acquisendo direttamente titolarità degli asset fisici sottostanti detenuti presso depositi specializzati e dunque senza bisogno di wallet fisici o digitali”.
Gli elementi da guardare quando si sceglie un Etf che punta su bitcoin
Tuttavia quando si sceglie di investire sulle criptovalute attraverso un Etp ci sono diversi elementi da considerare. A partire dalla piazza di quotazione: “Borse piccole, regionali, o basate al di fuori dell’UE possono offrire un accesso difficile agli investitori”, dice Monteleone. “Da notare che non tutti gli Etp sulle criptovalute offrono la compensazione centrale, che riduce il rischio controparte al momento dell’acquisto o della vendita dello strumento in Borsa”.
Altro elemento chiave è la liquidità e gli spread: “dal momento che un divario denaro-lettera eccessivamente ampio può ridurre in modo significativo il rendimento dell’investimento, è molto apprezzato avere spread medi giornalieri bassi che consentano una replica più fedele del sottostante. Una scarsa liquidità può poi far salire il costo degli scambi in entrata o uscita da una posizione”. Per quanto riguarda la possibilità di riscatto fisico, gli investitori potrebbero trovare interessante verificare se un prodotto consente di riscattare l’Etc solo ai market-maker o se possono farlo tutti. Assolutamente centrale è poi la questione della sicurezza degli asset in gestione. “Qui si parla del deposito della criptovaluta sottostante l’Etc, che dev’essere a cura di professionisti – continua Monteleone – Per Btce e Zeth ci siamo affidati a BitGo Trust Company, azienda specializzata nella custodia di criptoasset, leader di mercato, e che gode di un’ottima reputazione”. Etc Group ha incorporato anche un meccanismo di protezione dalle frodi nella struttura operativa prevedendo la figura di un amministratore indipendente che veglia su tutti i trasferimenti di asset con diritto di veto. “Questo significa che l’emittente non può mal riporre fisicamente i fondi degli investitori. Si tratta di una caratteristica unica nel panorama degli Etc su criptovalute – continua Monteleone – anche il deposito si lega al fattore della sicurezza degli asset: non tutti offrono le stesse garanzie, sono normati e assicurati. Quello che abbiamo scelto è assicurato dai Lloyds di Londra contro attacchi hacker e crimini fino a un valore di 100 milioni di dollari”.
Va inoltre considerata la presenza esplicita di una politica su eventuali “fork” o scissioni della criptovaluta. Se il Bitcoin venisse scisso improvvisamente in due criptovalute di pari valore, come accaduto in passato, l’investitore potrebbe vedere una perdita netta del 50% da un giorno all’altro. “Abbiamo pensato anche a questa eventualità e preso misure per tutelare gli investitori esplicitamente, prevedendo nel prospetto la titolarità dell’investitore sui proventi della fork. Non molti Etc contemplano questa eventualità, lasciando spesso in sospeso la questione – dice ancora l’analista – Un ultimo tema che merita attenzione è la fonte della criptovaluta, per assicurare che sia regolamentata e abbia passato il vaglio delle norme antiriciclaggio”.
Anche nella gamma di Morgan Stanley e Bny Mellon entrano fondi su bitcoin
Da almeno un anno lo sguardo dei grandi attori del risparmio gestito si è posata sul settore delle cripto e sul bitcoin in particolare. Da Visa e Mastercard che hanno inserito la possibilità di pagare con bitcoin a Morgan Stanley che ha inserito nella sua gamma di prodotti dedicati alla clientela private, tre fondi che consentono di esporsi alla criptovaluta, due dei quali di Galaxy Digital e il terzo di FS Investments e Nydig. È una scelta determinata dalla domanda inarrestabile in arrivo dai clienti. Ma è solo un esempio: un altro emblematico, è quello della più antica banca Usa, Bny Mellon, che a metà marzo ha partecipato al round C del servizio di custody di cripto Fireblocks, “un ovvio passo logico” nella sua strategia che prevede entro l’anno il lancio del proprio sistema di digital custody, e quello di un Etf con sottostante bitcoin in Canada, per trovarsi pronta quando lo strumento sarà approvato anche in Usa. Un altro Etf, della boutique di Chicago Kkm Financiale e con il nome di Valkyrie Innovative Balance Sheet Etf, punta su stock di aziende che “direttamente o indirettamente investono, effettuano transazioni o hanno comunque esposizione a bitcoin o operano nell’ecosistema bitcoin”. O ancora, degno di nota il paniere di JPMorgan Cryptocurrency Exposure Basket, che replica la performance di 11 società che hanno bitcoin a bilancio: tra queste MicroStrategy, una società di software che, all’inizio di febbraio, aveva 3,2 miliardi di dollari in bitcoin in bilancio, quasi la metà della sua capitalizzazione di mercato di 6,6 miliardi di dollari; e Square, la società di pagamenti fondata dal co-fondatore di Twitter Jack Dorsey, che detiene oltre 200 milioni di dollari di criptovaluta a bilancio.
Arriva il bond che investe sul mining
Infine, di recente è stato lanciato sulla Borsa di Vienna, l’Illimity Norway Datacenter Bond, il primo bond dedicato al mondo cripto. Il prodotto è frutto della collaborazione tra Illimity AS, società norvegese interamente controllata dal gruppo di venture capital Lian, co-fondato e gestito da Fiorenzo Manganiello, professore di Blockchain Technologies alla Geneva Business School d Abalone Gräff, invece, che ha svolto il ruolo di advisor, è parte di Abalone Group, una boutique di con un track record di oltre 25 fondi amministrati. L’ammontare complessivo è di 10 milioni di euro e il bond prevede una soglia di ingresso di 25mila euro. L’obiettivo dell’emissione è raccogliere capitale per estendere di ulteriori 15mw il sito di mining Illimity locato in Norvegia, attivo dall’ottobre 2020 con una potenza di 11mw. Si sfrutterà anche il vantaggio del minor prezzo mai registrato per l’elettricità in Norvegia, meno di 20 dollari per mhW.
Dal sito, che è di proprietà di Bitfury, il secondo più grande fornitore di software e hardware al mondo per l’industria dei minatori di cripto valute, sono stati già estratti 600mila bitcoin, con un investimento di 35 milioni di dollari e usando completamente energia verde. Il profitto annuo è di 35 milioni di dollari con ebitda del 70%. Il Bond è al 100% collateralizzato con l’hardware sottostante, e offre una remunerazione del 12% all’anno data in cedole trimestrali per una totale durata del debito di 2 anni.