“Il sentiment degli investitori è rimasto volatile, con un calo a marzo che ha invertito alcuni dei rialzi del mese precedente, spingendo il sentiment globale verso i valori medi di 12 mesi”, ha commentato Marvin Loh, Senior macro Strategist di State Street Global Markets
La reazione del mercato azionario, a partire dalla seconda settimana di marzo, sembra riflettere questa apparente compiacenza degli investitori, le cui posizioni sono complessivamente simili a quelle pre-invasione, nonostante i rischi complessivi siano aumentati
La diminuzione è stata trainata da un calo di 10,9 punti dell’Ici europeo a 82,9 e da un calo di 8,2 punti dell’Ici asiatico a 88,7. Meno colpita, invece, la fiducia degli investitori nordamericani, che ha perso 3,3 punti, ma resta positiva a quota 103,1. L’indice di State Street si distingue dalle misure basate sui sondaggi in quanto si basa sugli scambi effettivi, invece che sulle opinioni, degli investitori istituzionali.
La reazione del mercato azionario, a partire dalla seconda settimana di marzo, sembra riflettere questa apparente compiacenza degli investitori, le cui posizioni sono complessivamente simili a quelle pre-invasione, nonostante i rischi complessivi siano aumentati.
Di fatto, la fiducia degli investitori globali è più alta oggi, di quanto non fosse a gennaio.
“Il prevedibile calo della fiducia da parte degli investitori europei ricalca le preoccupazioni derivanti dalla guerra in Ucraina”, ha affermato Denis Dollaku, country head di State Street in Italia, “le incertezze geopolitiche e quelle legate alle forniture di gas hanno chiaramente avuto delle ripercussioni in termini di inflazione, che è aumentata in maniera sensibile a livello globale e particolarmente in Europa”.
“Nonostante questo aumento generale dei prezzi, i nostri dati ePriceStats mostrano in Italia uno scenario più resiliente rispetto ad altri paesi europei”, ha aggiunto Dollaku, “questo ci fa sperare che, una volta risolto il conflitto, la ripresa economica post-pandemica possa ripartire e con lei la fiducia degli investitori possa riprendere a salire”.
Nel frattempo l’Istat ha fatto sapere, il 31 marzo, che a febbraio il tasso d’inflazione italiano ha raggiunto il 6,7% annuo a febbraio, con un balzo dell’1,2% rispetto al mese precedente.
“Il sentiment degli investitori è rimasto volatile, con un calo a marzo che ha invertito alcuni dei rialzi del mese precedente, spingendo il sentiment globale verso i valori medi di 12 mesi”, ha commentato Marvin Loh, Senior macro Strategist di State Street Global Markets, “l’intensificarsi dei combattimenti in Ucraina, l’aumento dell’inflazione delle materie prime e l’atteggiamento falco da parte delle banche centrali hanno contribuito a frenare l’entusiasmo degli investitori. Come anticipato, l’Europa ha registrato i ribassi maggiori, penalizzata dalla sua vicinanza al conflitto e dall’incertezza sulle forniture di energia dalla Russia. Al contrario, il calo del Nord America è stato piuttosto moderato in confronto, mentre le rilevazioni dell’Asia sono state complicate dalla recente impennata dei casi di covid. E’ probabile che i fattori idiosincratici continuino a influenzare le performance regionali fino a quando non sarà fatta maggiore chiarezza sul conflitto e sul suo impatto sull’inflazione”.