Axa im ha sviluppato un modello quantitativo che analizza 8.800 società di 190 Paesi – la quasi totalità del nostro universo di investimento – e trova completamento nella ricerca qualitativa.
Oltre l’80% dei fondi distribuiti da Axa im in Italia sono riconducibili agli articoli 8 e 9. A livello complessivo si tratta di 412 miliardi di euro in strategie Core, mentre se si considerano i soli investimenti green, 29 miliardi sono focalizzati su strategie che finanziano progetti sostenibili.
Un trend inarrestabile
Ma è certamente vero che esistono modi molti diversi di interpretare il concetto di sostenibilità applicato agli investimenti. Più o meno rigorosi. E rimane spazio per il green washing di coloro – aziende e operatori – che abbracciano l’impegno sul fronte ambientale e sociale in modo frettoloso e superficiale, per finalità di marketing, senza intraprendere azioni concrete e credibili in quella direzione.
Le nuove regole europee
Ulteriori progressi saranno compiuti con la “fase due” del regolamento, che dovrebbe entrare in vigore il 1° luglio del 2022: saranno definiti precisi indicatori Pai (Principal adverse impacts), ovvero standard tecnici che aiuteranno a mettere a fuoco in modo più puntuale le caratteristiche degli investimenti sostenibili, rendendoli più facilmente confrontabili”, Lorenzo Randazzo, institutional sales manager e RI expert di Axa Investment Managers.
La ricetta di Axa im
Per essere classificato sotto l’art. 8, dedicato ai prodotti finanziari che, tra le altre caratteristiche, da regolamento, “promuovono quelle ambientali o sociali”, un fondo deve rispettare tre pilastri, spiega l’esperto: il primo è l’integrazione dei fattori Esg (Environmental, social e governance) nei processi d’investimento.
“Abbiamo sviluppato un modello quantitativo che analizza 8.800 società di 190 Paesi la quasi totalità del nostro universo di investimento – e trova completamento nella ricerca qualitativa. I fattori ambientali e sociali devono essere attivamente presi in considerazione insieme ai parametri finanziari da tutti i gestori di fondi classificati sotto l’art.8″. Il secondo pilastro è dato dai criteri di esclusione:
“Questi strumenti non investono, ad esempio, in aziende coinvolte nel settore delle armi controverse, nel combustibile fossile, nel tabacco e in quelle aziende che mettono a rischio lo stato dell’ecosistema o che causano deforestazioni. Sono escluse anche le imprese che hanno un punteggio di sostenibilità troppo basso, in base al nostro sistema di rating”.
L’impegno da azionista attivo
L’articolo 9, invece, abbraccia gli strumenti che hanno un chiaro obiettivo di sostenibilità o che si collocano sulla frontiera più avanzata dell’investimento responsabile, quella dell’impact investing: qui, esercitare un impatto positivo intenzionale, misurabile e rendicontabile sull’ambiente e la società diventa l’obiettivo stesso dell’investimento.
Le soluzioni
La parte rimanente in asset reali e una piccola quota in azioni quotate. Vale la pena ricordare che Axa IM aderisce e supporta gli sforzi del gruppo Axa per ridurre sotto 1,5°C entro il 2050 il potenziale impatto sul riscaldamento globale dei suoi investimenti. L’obiettivo è di uscire totalmente dall’industria del carbone entro il 2030 per i paesi sviluppati ed entro il 2040 per il resto del mondo.
Nel frattempo, il gruppo francese si è impegnato a sostenere un piano di investimenti green pari a 25 miliardi entro il 2023, metà dei quali sono già stati realizzati. “Per noi la sostenibilità è una priorità”, conclude Randazzo.
“Siamo convinti che integrare nei processi d’investimento parametri extra-finanziari, migliori il rapporto di rischio rendimento, aumentando la comprensione di tutte le variabili che possono condizionare l’andamento del business e quindi il ritorno economico”.