Le vite di Fausto Melotti e di Lucio Fontana scorrono in parallelo. Nati a cavallo del secolo scorso, a soli due anni di distanza l’uno dall’altro, furono legati da stima e amicizia reciproca. Anche la loro carriera presenta molti punti in comune. Entrambi si avvicinano negli anni trenta alle idee dell’astrattismo comasco che per primo aveva diffuso in Italia le teorie di Kandinsky e di Mondrian.
Negli anni compresi fra le due guerre si dedicano principalmente alla scultura in ceramica, lavorando in collaborazione con architetti del calibro di
Giò Ponti. Solo nel dopoguerra, quando oramai avevano quasi cinquant’anni, danno vita alle creazioni che li hanno resi famosi: i “
Concetti spaziali” di Fontana e le celebri
sculture in metallo di Melotti. Giustamente si è sottolineato l’importanza e la novità di queste opere.
Al tempo stesso si è commesso l’errore opposto: trascurare le sculture in ceramica, considerate alla stregua di opere minori, destinate a soddisfare le esigenze di un pubblico tradizionalista, alla ricerca di oggetti facili e colorati. Non credo si possa imputare a un artista la colpa di produrre oggetti destinati al mercato, altrimenti anche i grandi maestri del passato non sarebbero esenti da colpe.
Lucio Fontana, Crocifisso, scultura in ceramica, 1949
Per Melotti e per Fontana, che fu persino costretto a ritornare in Argentina per cercare fortuna, non era facile procurarsi commissioni remunerative in un momento storico imbevuto di retorica, in cui dominava un gusto classicista imposto dal regime. E le creazioni di questi due artisti, dai colori brillanti e dalle forme barocche, sono quanto di più distante rispetto al gusto dominate in epoca fascista.
Fausto Melotti, Figura femminile, ceramica, 1950
Si è finito così per relegare la scultura in ceramica in ambito minore. Basti pensare che il catalogo delle sculture di Fontana è solo adesso in fase di pubblicazione, mentre la prima edizione di quello dei dipinti risale addirittura al 1974 e recava solo una piccola sezione riservata alle sculture. Ma le recenti mostre di Parigi (Centre Pompidou) New York (Metropolitan) e Roma (galleria Borghese) hanno finalmente dato la giusta importanza alla sua attività di ceramista, non solo astratta ma anche figurativa. Il mercato si era mosso da tempo, tanto che oggi è difficile reperire un crocifisso di Fontana a meno di 200.000 euro. Per non parlare poi delle opere monumentali, che possono oltrepassare anche il milione di euro.
Diversa la situazione per
Fausto Melotti, la cui produzione in
ceramica non è certo inferiore a quella di Fontana. Ma qui
il mercato è meno consolidato: ragione in più per acquistare le sue opere. Sono convinto che, non appena i grandi mercanti e collezionisti internazionali capiranno la qualità delle sue creazioni, cercheranno di accapparrarsele. Speriamo che gli italiani non si facciano trovare impreparati. Non sarebbe la prima volta. D’altra parte, come recita un celebre motto latino, «nemo propheta in patria»
Le vite di Fausto Melotti e di Lucio Fontana scorrono in parallelo. Nati a cavallo del secolo scorso, a soli due anni di distanza l’uno dall’altro, furono legati da stima e amicizia reciproca. Anche la loro carriera presenta molti punti in comune. Entrambi si avvicinano negli anni trenta alle …