Secondo un’indagine condotta da Hearts & Wallets la classe media (con 100mila-500mila dollari di risorse investibili) si è ridotta, in numero, del 13,5% fra il 2019 e il 2020, mentre i relativi asset sono diminuiti del 25,3%
Lo spopolamento della classe media si è verificato perché, fra gli americani che prima del 2020 avevano asset investibili inferiori ai 100mila dollari, solo in pochi sono riusciti a superare tale livello. Al contrario, un consistente numero di famiglie della classe media, grazie a una maggiore esposizione al mercato azionario, è riuscito ad oltrepassare la soglia dei 500mila dollari
Sono alcune delle evidenze ricavate dalla società specializzata in ricerche di mercato Hearts & Wallets, che ha fatto riferimento ai dati governativi e ha realizzato un sondaggio di 5.920 famiglie americane. Alla fine di agosto 2020, era emerso dall’indagine, circa l’80% della ricchezza delle famiglie americane, pari 53.800 miliardi di dollari, era detenuta dal 10% dei soggetti, le cui risorse investibili sono pari almeno a un milione di dollari.
Secondo le previsioni del rapporto le ricchezze degli over75 americani saranno quelle che cresceranno più in fretta da qui al 2030, con un incremento atteso del 40%. Di conseguenza, la quota di ricchezza in mano alla fascia più anziana della popolazione statunitense passerà dal 12% del 2020 al 15% del 2030. Il vero passaggio di ricchezza generazionale dei prossimi anni, ha affermato Hearts & Wallets, si concentrerà dunque dalla Silent Generation alla Generazione X, e non dai Baby Boomer ai Millennial.
L’erosione della classe media
Nel periodo segnato dall’inizio della pandemia si è osservato uno “spopolamento” della fascia economica dotata di asset investibili compresi fra i 100mila e i 500mila dollari. Nel 2019 i cosiddetti investitori mass affluent erano 25,3 milioni e controllavano una ricchezza da 7.500 miliardi di dollari. Nel 2020 il numero dei soggetti in questa fascia di patrimonio è sceso del -13,44% a 21,9 milioni di individui, mentre i rispettivi asset investibili si sono ridotti del -25,33% a 5.600 miliardi di dollari.
Il fenomeno, però, non deriva da un impoverimento delle famiglie con 100-500mila dollari di asset investibili, anzi: in questa fascia c’è stato uno spostamento “verso l’alto”. Piuttosto, fra gli americani che nel 2019 avevano meno di 100mila dollari da investire non c’è stato, nell’anno successivo, un corrispondente spostamento nella fascia di patrimonio superiore.
Quella che questi dati raccontano è la storia di una crescente concentrazione delle fortune che, secondo quanto affermato da alcune istituzioni internazionali, rischia di generare tensioni sociali. Per affrontare la situazione, aveva suggerito il Fmi lo scorso aprile, i governi dovrebbero intervenire con misure fiscali volte a ridurre il gap di reddito che divide i più ricchi dai più poveri. “Per accumulare le risorse necessarie a migliorare l’accesso ai servizi di base, rafforzare le reti di sicurezza e rinvigorire gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, sono necessarie riforme fiscali nazionali e internazionali, soprattutto quando la ripresa avrà preso slancio”, aveva scritto il Fondo monetario in un report nel quale l’aumento delle tasse sui cittadini più abbienti veniva considerato come una parte essenziale di questa strategia.