Il recovery (672,5 miliardi di euro, 360 prestiti e 312,5 sovvenzioni) rientra nel più ampio piano del Next Generation Eu (750 miliardi). E i 77,5 miliardi di differenza che non fanno parte del recovery fund?
Il 30% delle emissioni obbligazionarie legate al dispositivo di ripresa saranno green bond, per un collocamento totale di obbligazioni verdi pari a 225 miliardi di euro
A partire dal giugno 2021, l’Italia dovrebbe ricevere una prima tranche (10%, poco più di 20 miliardi) dell’ammontare del recovery. Questi fondi andranno prioritariamente al “Piano Transizione 4.0”
Recovery fund e Next Generation Eu sono la stessa cosa?
Prima di tutto: Next Generation Eu e recovery fund («il dispositivo per la ripresa e la resilienza») non sono la stessa cosa. Non del tutto almeno. Il recovery (672,5 miliardi di euro, 360 prestiti e 312,5 sovvenzioni) rientra nel più ampio piano del Next Generation Eu (750 miliardi). E i 77,5 miliardi di differenza che non fanno parte del recovery fund? Ecco che cosa andranno a finanziare:
- React-Eu 47,5 miliardi;
- Horizon Europe: 5 miliardi:
- InvestEU (fondo per l’innovazione digitale): 5,6 miliardi;
- Sviluppo rurale: 7,5 miliardi;
- Fondo per una transizione giusta: 10 miliardi;
- RescEU: 1,9 miliardi.
Un tema complesso, su cui però Deloitte ha fatto luce nell’evento Next Generation EU. Quali opportunità per il futuro delle imprese?, con Ranieri Villa – partner & global investment and innovation incentives leader e Paolo Bulleri – director global investment and innovation incentives.
Una filosofia su tre pilastri
Tre i pilastri su cui si articola il Next Generation Eu. Innanzitutto, quello di sostenere la ripresa degli Stati membri. Poi, quello di rilanciare l’economia e sostenere gli investimenti privati. Infine, trarre insegnamento dalla crisi. Tre anche le macro-ripartizioni della spesa del NGEu:
- mercato unico, innovazione e agenda digitale: 10,6 miliardi;
- coesione, resilienza e valori: 721,9 miliardi;
- risorse naturali e ambiente: 17,5 miliardi.
Due le strategie fondamentali che si incrociano: quella digitale e quella green. I 750 miliardi del Next Generation Fund vanno a rafforzare i 1074,3 miliardi del quadro finanziario pluriennale (qfp) 2021-2027 Ue, per un totale di 1824,3 miliardi di euro messi a bilancio comunitario. Il 37% della spesa totale a titolo del qfp e di Next Generation Eu sosterrà la transizione verde. Infatti il 30% delle emissioni obbligazionarie legate al dispositivo di ripresa saranno green bond, per un collocamento totale di obbligazioni verdi pari a 225 miliardi di euro. Alla transizione digitale (anche per le pmi) sarà destinato il 20% delle risorse.
Entro il 30 aprile 2021 tutti i governi Ue dovranno presentare alla Commissione i dettagliati piani nazionali di ripresa e resilienza (pnrr). Quindi toccherà a Bruxelles analizzare il piano entro due mesi. Poi, servirà il parere finale (entro quattro settimane) del Comitato economico e finanziario sul conseguimento degli obiettivi intermedi e finali. Infine, arriveranno le agognate erogazioni (presumibilmente intorno ad agosto-settembre 2021).
Il piano italiano
L’Italia è il paese cui andrà la maggior parte delle risorse. Ma, ad oggi, è l’unico – l’unico – stato membro che non ha predisposto una proposta di piano di spesa dettagliato. Nel pnrr italiano, vi sono solo generiche attribuzioni di somme a capitoli di spesa. È bene rammentare, come sottolinea Ranieri Villa, che i nostri quasi 209 miliardi non sono solo sussidi. Anzi. Questi ultimi sono 81,4 miliardi, mentre più di 127 sono prestiti. Si tratta di fondi da «investire in progetti sensati, che abbiano un ritorno generazionale», perché «questi soldi li ripagheranno i nostri figli, se non i nostri nipoti».
Sono previsti incentivi fiscali per:
agevolare la transizione digitale e il green;
il potenziamento della patent box per i redditi d’impresa derivanti dall’utilizzo di software protetti dal copyright, di brevetti industriali, disegni e modelli;
lo sviluppo dell’agricoltura digitale, con tecnologie cloud e real time. Lo scopo è quello di rafforzare le capacità di analisi e valorizzare il patrimonio informativo con lo sviluppo di modelli per valutare le politiche agricole.
Il completamento della banda larga, lo sviluppo del 5G e il monitoraggio satellitare.
L’internazionalizzazione delle imprese tramite il rifinanziamento e la rimodulazione del fondo Simest.