Il Pil globale si contrae del 3% nel 2020, ovvero del 6,3% in meno rispetto alle stime dello scorso gennaio
Con la pregnante espressione “grande chiusura”, l’Fmi mette in evidenza la “continua incertezza sulla durata e l’intensità dello shock”
Il Pil dell’eurozona calerà nel 2020 del 7,5%, con Germania e Francia che vivranno contrazioni rispettivamente del 7,0% e del 7,2%. La Spagna sarà al -8%, mentre il Regno Unito al -6,5%
Il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa, con il Pil dell’area euro a +4,7%. La Germania crescerà del 5,2%, l’Italia del 4,8%, la Francia del 4,5%, la Spagna del 4,1%, il Regno Unito del 4%
Nuovi anni Venti come i vecchi anni Trenta
Cicatrici durature saranno quelle che l’emergenza coronavirus infliggerà all’economia mondiale. E il nostro paese sarà fra quelli che soffriranno di più. Il Pil dell’Italia si contrarrà del 9,1% nel 2020, dice il Fmi (Fondo monetario internazionale) nell’ultimo World economic outlook della sua capoeconomista Gita Gopinath.
Dalla “great depression” al “great lockdown”: una crisi senza precedenti
Con la pregnante espressione great lockdown, “grande chiusura”, l’Fmi mette in evidenza la “continua incertezza sulla durata e l’intensità dello shock”. Incertezza che incombe sulla possibile ripresa del 2021: una ripresa “parziale con il livello del pil che resterà decisamente al di sotto del trend pre-virus”. Non solo si tratta della recessione peggiore dalla grande depressione degli anni 1930 e decisamente peggio della crisi del 2008 (pil -0,1%). Assumendo che la pandemia svanisca nella seconda metà dell’anno, il Fondo prevede per il 2021 un pil in crescita del 5,8%. Ma avverte: “I rischi sulle prospettive sono al ribasso”.
Great lockdown: l’Italia, l’Europa, il Regno Unito. E la ripresa
L’economia italiana si contrarrà dunque quest’anno del 9,1%, dopo la sua crescita dello 0,3% nel 2019. Il Pil dell’eurozona calerà nel 2020 del 7,5%, con Germania e Francia che vivranno contrazioni rispettivamente del 7,0% e del 7,2%. La Spagna sarà al -8%, mentre il Regno Unito al -6,5%.
Il 2021 dovrebbe essere l’anno della ripresa, con il Pil dell’area euro a +4,7%. La Germania crescerà del 5,2%, l’Italia del 4,8%, la Francia del 4,5%, la Spagna del 4,1%, il Regno Unito del 4%.
Disoccupazione da covid-19: Italia maglia nera in Europa
Il tasso di disoccupazione in Italia nel 2020 sale al 12,7% dal 10,0% del 2019. Nel 2021 sarà al 10,5%. Il 12,7% dell’Italia si confronta con il 10,4% si confronta con una media dell’area euro pari al 10,4% nel 2020 e all’8,9% nel 2021. Per la Francia l’Fmi prevede invece una disoccupazione in aumento dall’8,5% del 2019 al 10,4% sia nel 2020 sia nel 2021. La Spagna vedrà aumentare i disoccupati dal 14,1% dello scorso anno al 20,8% del 2020 e il 17,5% del prossimo anno. In Germania la disoccupazione salirà, ma di poco. Passerà infatti dal 3,2% del 2019 al 3,9% di quest’anno al 3,5% del prossimo. Disoccupazione a due cifre anche per Irlanda (12,1% nel 2020 e 7,9% nel 2021), Portogallo (13,9% quest’anno e 8,7% il prossimo), Grecia (22,3% nel 2020 e 19,0% nel 2021). Dramma che non risparmierà gli scandinavi, con la Svezia al 10,1% quest’anno e 8,9% il prossimo e la Norvegia al 13% nel 2020 e al 7,0% nel 2021.
Il Pil americano calerà nel 2020 del 5,9% per poi crescere del 4,7% nel 2021. Si attende invece che il tasso di disoccupazione salga del 10,4% nel 2020 e scenda al 9,1% nel 2021. I dati che seguono riportano il pil per le maggiori economie mondiali. Fra parentesi sono riportate, per i paesi per cui è disponibile, le variazioni in punti percentuali rispetto alle stime di gennaio 2020. Il primo numero è relativo al 2019.
Il Fmi prevede un aumento significativo dei livelli debito, successivamente ci sarà una stabilizzazione del rapporto debito/Pil. Anche sulle previsioni del debito, così come su quelle dell’economia, c’è una però forte “incertezza. “La forza della ripresa dipende molto da quello che viene fatto ora, è importante che i governi diano sostegno alle famiglie e alle imprese per evitare bancarotte e una loro uscita dal mercato. Una volta che c’è la ripresa, per le economie avanzate sono essenziali stimoli, meglio se coordinati”, conclude Gita Gopinath.