È uscito il primo report dedicato al mercato dell’arte di New York e alla sua ripresa post Covid-19, a cura di Elizabeth Dee, Claire McAndrew e Crozier Fine Arts
New York si rivela il vero e proprio epicentro del mercato dell’arte nel mondo: in città si registrano il 90% delle compravendite d’arte negli Stati Uniti per volume
Le ragioni del successo della città? Una vasta base di ricchezza, un’infrastruttura culturale altamente sviluppata e una regolamentazione più semplice e trasparente
Lo pensa Elizabeth Dee, ex gallerista e cofondatrice di Independent Art Fair, e lo confermano i dati del primo report dedicato al mercato dell’arte newyorkese e alla sua ripresa post Covid-19, redatto insieme a Claire McAndrew di Arts Economics e a Crozier Fine Arts. Una piazza, quella della Grande Mela, che si rivela il vero e proprio epicentro del mercato dell’arte nel mondo: in città si registrano infatti il 90% delle compravendite d’arte negli Stati Uniti per volume (quello degli Usa, a sua volta, è il primo mercato dell’arte a livello globale, con il 44% delle transazioni nel 2019). Ma quali sono le ragioni di questo successo nel sistema dell’arte internazionale? Principalmente tre: una vasta e forte base di ricchezza, un’infrastruttura culturale altamente sviluppata e radicata e una regolamentazione che rende più semplice e trasparente acquistarvi arte.
New York I love you (dicono i collezionisti)
Negli Stati Uniti risiede la maggioranza degli Hnwi (High-Net-Worth Individuals, dal patrimonio netto oltre 1 milione di dollari) e degli Uhnwi (Ultra-High-Net-Worth Individuals, sopra i 50 milioni di dollari in questo studio) a livello globale; il paese vanta inoltre una sviluppata classe medio-alta rispetto al resto del mondo. Una concentrazione di ricchezza che è sempre più interessata all’arte e che individua in New York il luogo ideale per approfondire questa passione: dei circa 3 mila collezionisti d’arte d’alta fascia in tutto il mondo, infatti, la metà risiede o possiede una casa a New York.
Ma quali sono le motivazioni che spingono i collezionisti? Per il 98% dei 388 intervistati, la passione è e rimane il principale motore all’acquisto. La componente finanziaria, invece, è secondaria: solo il 38% degli intervistati ritiene importante la possibilità di diversificare il proprio portafoglio quando acquista arte, un dato in netto contrasto rispetto ai collezionisti di altre aree geografiche (Germania e Hong Kong in primis). Anche la protezione dall’inflazione non è centrale per gli intervistati e ricopre l’ultimo posto nelle motivazioni all’acquisto (è importante per il 15% del campione, con picchi al 30% per gli Uhnwi). “Questo dato è in forte contrasto con l’elevata attenzione che oggi vi è nella capacità dell’arte di fungere da investimento”, commenta Dee. “Penso che i collezionisti newyorkesi sentano che l’arte non debba per forza essere ‘bancabile’: l’importante è che sia di qualità. Questo sentire è anche valorizzante per gli artisti, perché hanno modo di capire che la loro arte non è vista come l’ennesima asset class da inserire in portafoglio”.
Artisti emergenti vs artistar: chi vale di più?
La seconda ragione che spiega il successo di New York nel sistema dell’arte internazionale è sua la ricchissima offerta culturale, che si traduce nelle ingenti raccolte dei suoi collezionisti: ciascun intervistato possiede in media 146 opere d’arte e dedica al collezionismo una spesa media annuale di 759 mila dollari. Le cifre cambiano sensibilmente in base alla generazione dei collezionisti: i Millennials spendono circa 45,5 mila dollari contro i 600 mila dei Boomers e Generazione X e i 3,4 milioni della Silent generation.
I collezionisti newyorkesi prediligono l’arte emergente rispetto ai nomi già consolidati. Questa preferenza è confermata dal fatto che ben l’80% delle collezioni analizzate è dedicata agli artisti viventi e che l’84% delle transazioni registrate a New York ha un valore inferiore ai 50 mila dollari per opera d’arte. Questo significa che “anche se la ricchezza presente in città ha la possibilità di comprare arte della più alta fascia, sempre più collezionisti sono interessati agli artisti e desiderano supportare la base creativa della città”, commenta Dee. “È un dato in contrasto con quanto si legge sul New York Times, dove sembra che siano solo le fasce più alte del mercato, le star dell’arte contemporanea e le gallerie blue-chip a catturare l’attenzione dei collezionisti”.
New York, il paradiso delle compravendite d’arte
La terza ragione del successo commerciale di New York è il fatto che la città rappresenta un vero e proprio “paradiso” per le transazioni di opere d’arte. A livello giuridico, la Grande Mela è più avvantaggiata sia rispetto al resto del mondo che ad altri poli importanti per l’arte negli Usa. Negli anni la città ha infatti costruito un sistema di garanzie e benefici per i collezionisti che riflettono l’importanza del suo primato nel mercato dell’arte internazionale (come anonimità e vantaggi fiscali).
A rafforzare questa posizione vi è inoltre il fatto che la città è il principale polo di uscita ed entrata delle opere d’arte da e verso gli Usa, con il 79% degli export e il 71% delle importazioni dal 1996 al 2019.
“New York è la città più grandiosa del mondo”, conclude Dee. “Lo era prima del Covid-19, e continuerà ad esserlo dopo: ricostruiremo la sua infrastruttura culturale così come abbiamo fatto in passato, e sarà l’ennesimo momento in cui la forza e la resilienza di questa città saranno visibili”.