Il 37% delle pmi afferma che la situazione legata al covid-19 genererà un incremento dell’attenzione a livello aziendale nei confronti della sostenibilità
Eppure, secondo Simone Pizzoglio di Bva Doxa, rivelano un approccio “non ancora completamente strutturato” e tendono a focalizzarsi su progetti singoli e di breve termine
L’80% ritiene che gli operatori finanziari dovrebbero affiancare gli indicatori esg a quelli tradizionali per valutare adeguatamente il merito creditizio
Dal punto di vista dimensionale, tuttavia, le piccole e medie imprese rivelano un approccio “non ancora completamente strutturato”, spiega Simone Pizzoglio, partner e head of bu finance & utilities di Bva Doxa. “Ci si rende conto della rilevanza della sostenibilità, ma si tende a focalizzarsi su progetti singoli e di breve termine”, spiega. Le aziende più grandi, invece, rivelano un approccio più evoluto, ricercano la certificazione e abbracciano tutti gli ambiti dell’acronimo esg (environment, social, governance). Certo è che, come rivela la ricerca, la “e” di environment continua a prevalere sulle altre due variabili, perché “viene associata più facilmente, è riconosciuta da tutti gli stakeholder, compresi i consumatori, è più facile da codificare e anche più semplice da comunicare attraverso etichette, certificazioni, spot o comunicati stampa”, spiega Pizzoglio, mentre sia la parte social che quella di governance risultano essere maggiormente codificate nelle aziende più strutturate.
Finanza sostenibile ancora poco diffusa tra le pmi
Eppure, solo per l’8% delle intervistate l’offerta finanziaria attuale risulta essere in linea con le esigenze di finanziamento di progetti sostenibili e “il 30% non ha un’opinione chiara in merito perché non ha ancora sviluppato esigenze finanziarie”, aggiunge Arianna Lovera, senior programme officer del Forum per la finanza sostenibile. In questo contesto, la banca si conferma come l’interlocutore principale delle piccole aziende, ma l’80% ritiene che gli operatori finanziari dovrebbero affiancare gli indicatori esg a quelli tradizionali per valutare adeguatamente il merito creditizio e solo un’azienda su tre ha preso in considerazione i prodotti di finanza sostenibile, cogliendone così i vantaggi reputazionali, semplificando l’accesso al credito e migliorando le relazioni con i soggetti finanziari.
“In generale un’indagine qualitativa (rivolta a 10 pmi sensibili al tema della sostenibilità, che hanno dispiegato pratiche virtuose, progetti o piccoli investimenti in chiave sostenibile, ndr) rivela che la conoscenza della finanza sostenibile è ancora poco diffusa tra le pmi, vi è una carenza di promozione e viene percepita come un aspetto poco rilevante per consumatori e aziende clienti”, spiega Lovera. In più, le pmi tenderebbero a interessarsi ai prodotti sri solo “quando emergono bisogni finanziari che non riescono a coprire con altri canali”. Una problematica legata anche a un gap di diffusione sia sul fronte della domanda (il 69% non ha mai chiesto supporto per forme di finanziamento di progetti sostenibili) sia sul fronte dell’offerta (al 70% delle aziende i partner finanziari non hanno mai proposto prodotti specifici sulle tematiche ambientali, sociali e di governance).