Le masse investite in private market ESG supereranno 1.200 miliardi di euro entro il 2025, rappresentando dal 27,2% al 42,4% del totale. Lo prevede lo studio “EU Private Markets: ESG Reboot”, stilato da PwC Lussemburgo
È cambiato il modo di concepire la sostenibilità negli ultimi 8 anni: prima era considerata come analisi del rischio di sostenibilità, mentre oggi è vista come un’opportunità di creazione di valore, attraverso il miglioramento dei risultati di sostenibilità
Gli operatori italiani di private market non si sono mossi complice anche il fatto che per cogliere le nuove opportunità derivanti dagli investimenti sostenibili, occorrono specifiche esperienze e competenze, non facilmente rintracciabili sul mercato”, dice Evarist Granata, ceo e co-fondatore di Acp Sgr. Aggiunge Fabio Ranghino, Head of Sustainability & Strategy di Ambienta sgr, società europea di investimenti focalizzati sulla sostenibilità ambientale in società pubbliche e private: “L’attenzione verso la sostenibilità è cresciuta enormemente negli ultimi anni nei private market, ma c’è una differenza significativa tra l’integrazione Esg e l’investimento in e per la sostenibilità come fa Ambienta da 15 anni.
Pensiamo che l’Esg diventerà tratto comune a tutti i gestori istituzionali, mentre l’investimento in sostenibilità per ora, benché crescente, rimane una nicchia”. Un ruolo importante è stato giocato anche da una regolamentazione europea sempre più stringente, sulla scia del Green Deal.
Come spiega Granata, “i nuovi obiettivi vincolanti della Commissione Europea, abbinati all’entrata in vigore da marzo 2021 della regolamentazione sulla trasparenza negli investimenti sostenibili (Sfdr) e della relativa tassonomia, hanno incrementato notevolmente l’interesse e gli impegni sugli investimenti green. Un’ulteriore spinta è stato il varo dei piani su energia e clima degli Stati membri”.
A suo avviso, “i clienti privati e istituzionali, dapprima nel nord Europa ma ora anche nel Sud Europa, hanno sviluppato una maggiore sensibilità verso il tema della sostenibilità, acuita dalla pandemia che ha alzato il livello di attenzione generale sugli ambiti legati a questo tema”.
Figlia di questa maggiore sensibilità è anche “la pressione dei loro consigli di amministrazione a investire in modo sostenibile, che discende dagli impegni presi dagli investitori istituzionali”, afferma Ranghino. Per Barbara Passoni, coordinatrice del tavolo di lavoro Esg di Aifi (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), la sostenibilità è considerata da tempo dagli operatori dei private market.
“La nostra prima pubblicazione sul tema del private equity sostenibile risale al 2015. Come Aifi, seguiamo la sostenibilità da allora e accompagniamo i soci con la messa a punto di linee guida Esg associative e un continuo monitoraggio della normativa anche europea”.
Del resto, le imprese dove investono i soci di Aifi sono spesso pmi familiari più che aziende manageriali e gli imprenditori che le hanno fondate desiderano che durino nel tempo per poi trasmetterle ai figli, perciò la sostenibilità è un obiettivo in un certo senso intrinseco.
È cambiato però il modo di concepirla negli ultimi anni: “Prima era prevalentemente considerata come analisi del rischio di sostenibilità, mentre oggi è vista come opportunità di creazione di valore, attraverso l’individua zione di aree di miglioramento dei risultati di sostenibilità”, per conseguire migliori performance, a vantaggio di tutti gli stakeholder.
Anche se non tutti quelli che investono in modo sostenibile ci credono davvero. “L’aumento dei flussi verso il mondo Esg ha dato forza al trend elevandolo da semplice moda a trend strutturale. Il lato negativo è la leggerezza con cui molti operatori si sono avventurati in questo spazio e il greenwashing che ne è derivato, tema a cui siamo particolarmente sensibili in Ambienta, ritenendo fondamentale capire dove ci sia effettivamente valore e dove no”, avverte Romualdi.
Un argine al greenwashing nei private market è posto dall’alto livello di specializzazione che richiedono. “Non è possibile improvvisarsi. Occorre attrarre talenti con competenze molto specifiche e differenziate per ciascuna asset class, che non sono solo finanziarie, ma anche tecniche, industriali e di ESG impact assessment”, ammonisce Granata. Che in prospettiva, vede un rilevante fabbisogno di capitale privato per gli investimenti sostenibili, che andrà stimolato mantenendo gli attuali incentivi in essere (come Super/Ecobonus per la riqualificazione energetica degli immobili) e attivandone di nuovi. Anche perché i private market italiani sono ancora indietro rispetto ai loro omologhi europei.
“Ci sono relativamente ancora pochi fondi di diritto italiano se comparati al mercato francese o nord europeo. C’è spazio per affermarsi e costruire strumenti e fondi d’investimento alternativi sul mercato italiano”, conclude il cofondatore di Acp Sgr.