Complessità burocratica, ritardi nei pagamenti, basso livello di digitalizzazione, scarsa comunicazione tra uffici pubblici. Questi sono solo alcuni dei fattori che caratterizzano, in negativo, l’operato della Pa italiana
Le inefficienze della macchina pubblica finisco per generare veri e propri danni economici a carico delle imprese
Del resto, è opinione condivisa che un sistema amministrativo, quando efficiente ed efficace, dunque in grado di funzionare al meglio delle sue possibilità, non solo consente ai cittadini di fruire dei servizi pubblici loro riconosciuti dall’ordinamento, ma influenza positivamente la società stessa; educando gli individui a valorizzare autonomamente il contesto sociale in cui vivono.
Eppure, non in tutti i Paesi la pubblica amministrazione opera allo stesso modo. Non in tutte le giurisdizioni la Pa riesce a rispettare gli obiettivi di accesso ai servizi pubblici, di trasparenza, di riduzione della burocrazia, di snellimento delle procedure e abbattimento intelligente dei tempi nel dare risposta alle richieste dei cittadini.
È questo, per lo meno, il caso dell’Italia. Come dimostrano, infatti, una serie di dati raccolti da Eurostat (rielaborati in parte anche dal Centro Studi Cgia Mestre), la pubblica amministrazione italiana è agli ultimi posti delle classifiche europee per quel che concerne il gradimento dei cittadini rispetto ai servizi resi; per quel che riguarda il livello di indebitamento e la capacità di adempiere ai pagamenti nei confronti dei fornitori privati; per la complessità delle procedure amministrative e, conseguentemente, per l’aggravio dei costi e degli oneri a carico delle imprese private.
Ma andiamo con ordine.
Qualità percepita dei servizi resi ai cittadini
Dall’ultima indagine a campione svolta dalla Commissione europea su 27 Paesi dell’Ue nel 2021, emerge che il 78% degli italiani non si considera soddisfatto dell’offerta dei servizi pubblici erogati dalla Pa.
Solo il 22% degli italiani, pertanto, considera i servizi resi abbastanza buoni, contro una media europea che si attesta al 46%. Tra i Paesi più virtuosi troviamo la Finlandia (l’81% si dice soddisfatto dell’amministrazione pubblica); i Paesi Bassi (ove l’86% della popolazione è pienamente soddisfatto); il Lussemburgo. In quest’ultimo caso la quasi totalità dei cittadini (si parla del 92%) non ha da ridire sull’attività resa dalla pubblica amministrazione.
I cittadini italiani lamentano che le performances della macchina pubblica sono viziate, soprattutto, dai lunghi tempi di risposta alle richieste promosse dai privati, dall’inspiegabile dilatazione dei tempi quando si tratta di far dialogare più enti locali contemporaneamente, dall’intricata e labirintica matassa burocratica.
Secondo Eurostat, e stando ai dati rilasciati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, nel 2021 il debito commerciale della Pa italiana è aumentato, confermandosi il più alto d’Europa, sfiorando la soglia di 52 miliardi di euro.
Basti pensare che nel 2020 la Pa ha ricevuto dai propri fornitori fatture per un importo complessivo pari a 153 miliardi di euro, saldandone però solo 142.
In questi termini, non può certo stupire se la Corte Ue ha affermato che l’Italia ha violato l’art. 4 della direttiva Ue 2011/7 sui tempi di pagamento nelle transazioni commerciali tra amministrazioni pubbliche e imprese private.
Le inefficienze della Pa diventano costi per le imprese
Come rileva il Centro Studi Cgia Mestre, la complessità burocratica generata dalla Pa, i costi per le procedure e gli adempimenti richiesti alle aziende e i ritardi dei pagamenti nei confronti dei fornitori, pesano sulle imprese per 109 miliardi di euro.
Altrimenti detto, la burocrazia e la lentezza della pubblica amministrazione si trasforma in danno economico per le imprese – in particolare per quelle di piccole dimensioni. Da uno studio rilasciato dal Parlamento europeo nel 2019, infatti, emerge come la complessità delle procedure amministrative costituisce un problema per quasi 9 imprenditori italiani su 10.