Le donne sono meno ottimiste rispetto al futuro ma anche più consapevoli di aver bisogno di un aiuto dal punto di vista finanziario. Eppure, si tratta ancora di un segmento sottoservito
Domenichini: “Bisogna riflettere sul fatto che il mondo femminile si trova a fronteggiare sfide diverse rispetto al mondo maschile. E includerle in un piano finanziario”
In America il 90% degli eredi cambia intermediario finanziario al passaggio generazionale. Una percentuale che scivola al 50% in Italia, ma che risulta in aumento nel post-pandemia
Secondo l’ultimo Global gender gap report 2022 del World economic forum ci vorrà oltre un secolo per colmare i divari tra donne e uomini. Il display del countdown mostra 132 anni, quattro in meno rispetto ai 136 dello scorso anno ma ben distante dai 100 registrati nel pre-Covid. Le diseguaglianze sono state infatti significativamente esacerbate durante la pandemia, che ha reso più gravoso l’onere del lavoro di cura sulle donne e ha colpito soprattutto settori con alti livelli di occupazione femminile. Ma non solo. A subire un’inversione di marcia sono stati anche i livelli di ottimismo, che finiscono per avere un impatto a loro volta sulle scelte d’investimento. E sulla relazione cliente-consulente.
“Secondo un’indagine condotta da Capital Group nel 2021 su un campione di 2.597 statunitensi, le donne sono oggi meno ottimiste rispetto al futuro ma anche più consapevoli di aver bisogno di un aiuto dal punto di vista finanziario”, spiega Cristina Mazzurana, managing director financial intermediaries e membro del comitato Diversity & inclusion della società di gestione del risparmio californiana in occasione dell’ultimo forum digitale di We Wealth dal titolo Il Fattore S e le nuove leve dell’universo Esg. “Hanno assunto infatti una maggiore attenzione verso i propri risparmi e sono anche più disposte a parlarne, anche con un consulente finanziario”, aggiunge. Consulente, interviene Federico Domenichini (head of advisory di T.Rowe Price), che dovrà tuttavia tenere conto di una serie di specificità quando avrà a che fare con una cliente al femminile.
“Una caratteristica cruciale riguarda la fiducia”, spiega Domenichini. “Diversi studi dimostrano come le donne tendano a impiegarci più tempo a fidarsi del consulente ma poi, una volta ottenuta quella fiducia, tendono a mantenerla nel tempo. La fiducia, però, si trasmette con un approccio di educazione finanziaria nel lungo termine e con una comunicazione diretta, schietta, onesta e trasparente”. E che si fondi sull’empatia, aggiunge Mazzurana. Le donne, infatti, soffrono di un gap salariale che incide sulla misura in cui percepiscono le proprie potenzialità. Specie in un contesto come quello attuale. “Durante la pandemia hanno dovuto assistere i propri familiari, attingere ai propri risparmi, interrompere i propri piani pensione (specie le donne di colore e le millennial, nate tra il 1981 e il 1996, ndr) e i piani di risparmio destinati a finanziare il college dei figli”, osserva Mazzurana. “Se avessero saputo cosa sarebbe accaduto, studi lo dimostrano, avrebbero accettato volentieri il consiglio di un professionista”.
Un altro nodo che i consulenti finanziari dovrebbero sciogliere riguarda il fatto che le donne godano di un’aspettativa di vita più lunga rispetto agli uomini (si parla mediamente di circa cinque anni). Questo rischia di generare quello che Domenichini definisce l’effetto-baby boomer: nei prossimi 10 anni i consulenti potrebbero dover gestire una clientela principalmente al femminile. “Si tratta di un aspetto cruciale: se prima il consulente aveva al centro l’uomo, cresciuto con un mindset maschile, improvvisamente potrebbe trovarsi di fronte un punto di riferimento con un background diverso”. Inoltre, almeno in America, il 90% degli eredi cambia intermediario finanziario al passaggio generazionale. Una percentuale che scivola al 50% in Italia ma che risulta in aumento nel post-pandemia. “Quindi per il consulente è fondamentale riflettere su come sta interagendo con la coppia in essere e coinvolgere l’altra parte della coppia”, spiega Domenichini. E anche il resto della famiglia, conferma Mazzurana. “Attraverso la relazione di empatia e fiducia costruita con il capofamiglia, bisogna spiegargli che nell’interesse di tutti: non solo della consorte, ma della famiglia in senso allargato, perché ovviamente a un certo punto saranno i figli a subentrare e a prendere in mano le sorti del patrimonio”.
In definitiva, conclude Domenichini, bisogna riflettere sul fatto che il mondo femminile si trova a fronteggiare sfide diverse rispetto al mondo maschile: la maternità, la disoccupazione, la vedovanza. Tutte tematiche che dovrebbero essere incluse in un piano finanziario. Senza dimenticare il tema della protezione. “Mediamente le famiglie italiane sono sottoassicurate. In un contesto in cui una donna potrebbe restare da sola o affrontare periodi di difficoltà o di interruzione dal mondo del lavoro, come una gravidanza, avere un’assicurazione long term care potrebbe essere determinante in una pianificazione finanziaria corretta”.
(Articolo tratto dal magazine We Wealth di novembre 2022)