A 15 anni è stato simulato un portafoglio 80% azionario e 20% obbligazionario, che scende a un 50%-50% a 10 anni e poi 20%-80% a cinque anni. Sulla durata di tre anni il profilo è stato ulteriormente ridotto a 10%-90%
Carbone: “Per brevi durate, di 3 o 5 anni, sono solitamente da privilegiare linee a basso rischio, sebbene il 2022 ci abbia ricordato come anche le linee obbligazionarie possano essere soggette a forte variabilità”
Per investire non è necessario aver accantonato una somma consistente da impegnare in un’unica soluzione. Una modalità alternativa, utile anche ad alleggerire il rischio dell’investimento ammortizzando nel tempo alti e bassi del mercato come approfondito in un precedente articolo, è quella del Piano di accumulo (Pac). Andrea Carbone, divulgatore, economista, formatore e ideatore di smileconomy – laboratorio indipendente di ricerca e consulenza finanziaria, assicurativa e previdenziale – ha calcolato per We Wealth il capitale netto che si potrebbe ottenere investendo 100, 500 o 1.000 euro al mese in quattro orizzonti temporali: 3 anni, 5 anni, 10 anni e 15 anni.
Pac: come definire l’ammontare da investire
Il primo aspetto da considerare è l’asset allocation, che definisce il rischio dell’investimento. “Per brevi durate, di 3 o 5 anni, sono solitamente da privilegiare linee a basso rischio, sebbene il 2022 ci abbia ricordato come anche le linee obbligazionarie possano essere soggette a forte variabilità”, spiega Carbone. “A livello soggettivo ogni risparmiatore dovrebbe poi dire la sua: bisogna infatti essere consapevoli del rapporto rischio-rendimento, della possibilità che l’investimento possa non risultare profittevole in un dato orizzonte temporale e accettare quindi le caratteristiche del piano che si sta affrontando”. L’ammontare da investire è invece in parte legato al profilo di rischio (maggiori sono l’orizzonte temporale e la componente azionaria, minori saranno i versamenti necessari a parità di obiettivo) e in parte legato alla situazione finanziaria attuale e prospettica (maggiore è la priorità dell’obiettivo, maggiore dovrebbe essere la stabilità della quota di risparmio usata per quel piano).
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Fatte queste dovute premesse, nelle simulazioni fornite da smileconomy il profilo di rischio aumenta al crescere dell’orizzonte temporale, indipendentemente dalla cifra investita. A 15 anni è stato simulato un portafoglio 80% azionario e 20% obbligazionario, che scende a un 50%-50% a 10 anni e poi 20%-80% a cinque anni. “Sulla durata di tre anni il profilo è stato ulteriormente ridotto a 10%-90%, anche se dopo un’annata come il 2022 e considerando le continue tensioni internazionali non sempre è semplice definire che cosa sia basso rischio”, precisa Carbone. I calcoli sono stati effettuati in uno scenario probabilistico equilibrato con metodo rolling ex-post, ove si considera la media di tutte le combinazioni simulate, sia di quando i mercati vanno bene, sia di quando vanno male.
Quanto si può guadagnare investendo 100 euro al mese
Nello scenario “medio”, che statisticamente dovrebbe verificarsi con maggiore frequenza, il capitale netto che si potrebbe ottenere investendo 100 euro al mese va da 3.631 euro dopo tre anni fino a 21.554 euro dopo 15 anni (vedi tabella). All’estremo opposto, per chi investisse 1.000 euro al mese, si potrebbero ottenere 36.305 euro dopo 3 anni e 215.543 euro dopo 15. Destinando invece al Pac 500 euro al mese, i guadagni sui quattro orizzonti temporali sarebbero di 18.153 euro, 30.567 euro, 65.193 euro e 107.772 euro. Tutti i valori sono al netto di costi, inflazione e fiscalità.
“Per completezza di rappresentazione, abbiamo anche simulato uno scenario probabilistico prudenziale, che considera tutte le combinazioni di quando i mercati vanno male, sotto la media, e solamente i due terzi dei casi nei quali i mercati vanno bene, sopra la media”, spiega Carbone. “In questo modo il rendimento medio è inferiore, in quanto più pessimistico su come potranno andare i mercati”. Scorrendo la tabella, si nota come tutti i capitali netti attesi siano infatti naturalmente minori, su tutte le durate. “È anche dal confronto di questi diversi scenari, prudenziali o meno, che un risparmiatore può consapevolmente definire, con l’aiuto del proprio consulente, il profilo di rischio e il versamento”, suggerisce Carbone. Le analisi peraltro sono state effettuate in un’ottica “per disponibilità”, partendo dal versamento mensile. In una pianificazione finanziaria “per obiettivi” invece, conclude l’esperto, un risparmiatore dovrebbe prima definire il capitale necessario e poi valutare – con l’aiuto del proprio consulente – la forchetta di versamento coerente con l’orizzonte temporale e il profilo di rischio.