Lo studio ha coinvolto 111 case di gestione, che vantano all’interno della propria offerta almeno un fondo o un etf sostenibile distribuiti in Italia
Luca Testoni: “Al giorno d’oggi gli occhi degli investitori sono puntati su quanto sia esg il soggetto finanziario e non solo i prodotti che quest’ultimo vende”
Nel mondo finanziario, secondo Luca Testoni, fondatore del salone.SRI (l’evento dedicato alla finanza sostenibile giunto alla VI edizione e in programma al Palazzo delle Stelline di Milano il 16 novembre), stiamo assistendo a un sorpasso significativo tra l’essere sostenibili e il vendere sostenibili. Gli occhi degli investitori, spiega, sono puntati “su quanto sia esg il soggetto finanziario” e non solo “i prodotti che quest’ultimo vende”. Ma gli asset manager sono davvero green? EticaNews ha realizzato uno studio su 111 case di gestione che vantano all’interno della propria offerta almeno un fondo o un etf sostenibile distribuiti in Italia, analizzando quante oggi applicano la sostenibilità a 360° al proprio modello di business. E quante, invece, ne fanno solo una questione di facciata.
L’indagine parte dalla definizione della esg identity, l’insieme degli elementi distintivi di un soggetto, dalla struttura organizzativa (governance) alla cultura aziendale, fino agli obiettivi e alla consistenza esg della sua offerta. Quanto alla governance, sono stati considerati quattro criteri, per ciascuno dei quali è stato assegnato un punteggio da 0 a 10: stewardship e commitment (l’esistenza di norme e pratiche di governance e di gestione interne alla società in linea con i principi responsabili combinate con l’impegno nella loro applicazione); l’engagement (il dialogo e l’azionariato attivo in chiave esg degli asset manager verso le società in portafoglio); la presenza di un team esg dedicato; il sito web e la comunicazione.
Quanto al criterio
stewardship e
commitment, il 58% delle società coinvolte nell’analisi vantano un punteggio tra 7 e 10, con “un
livello di documentazione più che adeguato in termini di policy esg e report sulla sostenibilità”, si legge nel rapporto. In riferimento al team esg, circa il 35% del campione ha ottenuto un punteggio pari a 0 (in linea con lo scorso anno), il 43% un punteggio pari a 10 (in crescita del 35%) e più della metà un punteggio tra 7 e 10. Sull’engagement, “più della metà delle aziende ha un punteggio compreso tra 7 e 10, il che significa che l’attività di engagement è ben rendicontata
sia con report dettagliati sia con piattaforme che consentono la puntuale verifica delle attività di voto”, spiegano i ricercatori. Mentre sulla categoria sito web e comunicazione il 42% degli asset manager ottiene uno score tra 7 e 10, mostrando dunque ampi spazi di miglioramento.
Sul fronte dell’offerta, a ogni società è stato infine attribuito un punteggio da 0 a 10 sulla base delle strategie adottate per ogni fondo e della disclosure sulla classificazione Sfdr (“Sustainable finance disclosure regulation”, la nuova normativa europea sull’informativa di sostenibilità nel settore dei servizi finanziari, ndr) all’interno dei siti web societari, analizzando i dati disponibili nell’Atlante Sri di EticaNews aggiornati al mese di settembre. E il 40% dei soggetti ha ottenuto un punteggio superiore a 7,5 (per uno score medio pari a 6,78). Mettendo insieme queste due dimensioni (governance e offerta) è stata dunque definita l’affinità ai criteri esg dell’identità degli asset manager, sulla base di un punteggio da 0 a 100. Il 26% ha messo a segno uno score da 80 a 100, posizionandosi nel range più elevato. Il 30% ha registrato un punteggio tra 60 e 80, il 15% tra 40 e 60, e il 29% tra 0 e 40 (in questo caso si parla di una esg identity “insufficiente”). In definitiva, a essere realmente promosse sono sei case di gestione su dieci.
Lo studio ha coinvolto 111 case di gestione, che vantano all’interno della propria offerta almeno un fondo o un etf sostenibile distribuiti in ItaliaLuca Testoni: “Al giorno d’oggi gli occhi degli investitori sono puntati su quanto sia esg il soggetto finanziario e non solo i prodotti che quest’ulti…