In Italia le quote di genere sono state introdotte per la prima volta negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate e a controllo pubblico con la legge 120 del 2011 (“Golfo-Mosca”)
La corretta applicazione delle normative sulle quote di genere garantisce non solo una maggiore presenza di donne nei board ma anche una maggiore presenza di membri più istruiti e più giovani
Le normative sulle quote di genere, numeri alla mano, contribuiscono a migliorare la propensione all’export delle imprese. Con effetti positivi anche sui rendimenti dei mercati finanziari. Ma fare spazio alle donne nei board, secondo una recente analisi de lavoce.info, non basta a garantire loro un adeguato accesso alle posizioni manageriali.
Legge Golfo-Mosca: cosa prevede
In Italia le quote di genere sono state introdotte per la prima volta negli organi di amministrazione e controllo delle società quotate e a controllo pubblico con la legge 120 del 2011 (“Golfo-Mosca”). Una normativa che inizialmente imponeva la presenza del 30% del “sesso meno rappresentato” all’interno dei board, percentuale successivamente innalzata al 40% per le sole società quotate con la Legge n.160/2019 e per le società a controllo pubblico con l’art. 6 della legge n.162/2021. A vigilare sulla corretta applicazione della norma da parte delle società quotate, raccontano gli esperti de lavoce.info (Eva Desana, Francesco Devicienti, Federica Origo, Chiara Pronzato e Davide Vannoni), è la Consob che “può infliggere anche pesanti sanzioni pecuniarie”. Al contrario, per le società a controllo pubblico interviene la Presidenza del Consiglio dei Ministri o il ministero delle Pari opportunità. “In entrambi i casi, ove le società siano inadempienti, è previsto un meccanismo di doppia diffida, un richiamo all’osservanza delle regole e, laddove la violazione persista, è comminata la decadenza di tutti i consiglieri eletti”, spiegano gli esperti.
Quote rosa: gli effetti sulle performance
La corretta applicazione delle normative sulle quote di genere, aggiungono, garantisce non solo una maggiore presenza di donne nei board ma anche una maggiore presenza di membri più istruiti e più giovani (con un’età inferiore ai 55 anni). Senza dimenticare poi, come anticipato in apertura, gli effetti positivi sui rendimenti dei mercati finanziari “intorno alla data del rinnovo degli organi per le aziende più lontane dalla soglia richiesta dalla legge”. Parallelamente, le società quotate (e dunque soggette alle normative sulle quote di genere) rivelano una maggiore propensione all’export, un incremento del valore delle esportazioni e un aumento delle probabilità di esportare nuovi prodotti. Suggerendo dunque come “un aumento della rappresentanza femminile nei Consigli di amministrazione sia in grado di apportare un diverso stile di direzione e di leadership, più aperto verso i mercati internazionali e, contrariamente a quanto comunemente sostenuto, non caratterizzato da scelte più caute e meno rischiose”, si legge nell’analisi.
Ciononostante, avvertono gli esperti, mancano ancora quelli che vengono definiti “effetti a cascata”. Uno studio di Maida e Weber del 2021 sui dati Inps ha sottolineato l’assenza di cambiamenti rilevanti nella percentuale di donne in altre posizioni manageriali o nella percentuale di contratti part-time. Per di più, la legge Golfo-Mosca non avrebbe indotto le imprese non quotate (e quindi non soggette alla normativa) a fare altrettanto. Di conseguenza, concludono, sebbene non abbia innescato alcun “effetto indesiderato” non risulta comunque sufficiente a eliminare gli ostacoli lungo il cammino delle donne per infrangere quel “soffitto di cristallo” che ancora oggi ne impedisce l’avanzamento di carriera.