La presidente della Bce, Christine Lagarde è tornata a commenti più da colomba, dopo le fughe in avanti sul rialzo dei tassi dell’olandese Knot e, da ultimo, del tedesco Nagel
I tassi “non risolverebbero nessuno dei problemi attuali”, ha dichiarato Lagarde ad una testata tedesca
In un’intervista pubblicata l’11 febbraio da Redaktionsnetzwerk Deutschland, Lagarde è tornata a schiacciare il freno sulla possibile svolta restrittiva della Bce, che molti analisti hanno intravisto nell’ultima riunione del consiglio direttivo.
I tassi “non risolverebbero nessuno dei problemi attuali”, ha dichiarato la presidente della Bce, riprendendo il filo di alcune sue dichiarazioni-colomba di alcune settimane fa. “Al contrario: se agissimo troppo frettolosamente ora, la ripresa delle nostre economie potrebbe essere notevolmente più debole e i posti di lavoro sarebbero messi in pericolo”, ha aggiunto Lagarde, di fatto invitando gli operatori di mercato a raffreddare le attese sul rialzo dei tassi Bce – che alcuni osservatori indicavano già prima della fine dell’estate. La Bce, ha detto, “agirà se necessario”, ma “tutte le nostre mosse dovranno essere graduali”.
Appena due giorni prima, il 9 febbraio, i toni utilizzati da presidente della Bundesbank erano sembrati molto più risoluti. “Se il quadro (dell’inflazione) rimane invariato a marzo, sarò a favore della normalizzazione della politica monetaria”, aveva detto Nagel al settimanale Die Zeit.
“Il primo passo è quello di interrompere gli acquisti netti di attività nel corso del 2022. Poi i tassi di interesse potrebbero essere aumentati prima della fine di quest’anno”, aveva aggiunto Nagel, dando manforte al collega Klaas Knot, che presiede la banca centrale olandese e che aveva già indicato una tabella di marcia analoga.
In Germania, Paese tradizionalmente avverso all’inflazione, le ultime notizie hanno dato qualche conforto ai falchi: a gennaio l’inflazione è cresciuta a un ritmo meno sostenuto rispetto al record di dicembre (dal 1992), ha affermato Destatis l’11 febbraio. L’inflazione tedesca si è attestata al 4,9% a gennaio, confermando le attese degli economisti sondati dal Wsj; essa si trova al di sotto della media del +5,1% registrata nell’Eurozona.
Come affermato nell’ultima conferenza, Lagarde ha dichiarato che “l’inflazione potrebbe risultare più alta di quanto avevamo previsto a dicembre… lo analizzeremo a marzo, e poi decideremo da lì”. A marzo, infatti, le proiezioni della Bce sull’andamento dei prezzi saranno aggiornate: l’orizzonte di medio termine dell’inflazione è l’elemento cruciale per le decisioni di politica monetaria. Se l’aumento dei prezzi a medio termine punterà oltre il target del 2% il ritiro del Qe potrebbe farsi più rapido, anticipando la prima finestra utile per aumentare i tassi.
Tassi Bce, la versione dei mercati
La scommessa dei mercati su una Bce più conservatrice sulla politica monetaria sembra essersi consolidata nel periodo successivo al meeting del 3 febbraio: da allora lo spread Btp-bund, che risente della riduzione degli stimoli monetari, si è allargato del 19,5%, passando da 138 a 165 punti (dato aggiornato all’11 febbraio).
Contemporaneamente, il rendimento del bund decennale, che tasta il terreno dei rendimenti considerati a rischio pressoché nullo, è passato dallo 0,042% allo 0,268% – una chiara anticipazione dell’effetto atteso del rialzo dei tassi Bcd. Fino a fine gennaio i rendimenti del bund erano ancora negativi – lo sono stati ininterrottamente dal maggio 2019. E’ evidente a tutti che qualcosa sta cambiando.