La prima fase del percorso verso la riforma fiscale si conclude con un documento congiunto delle commissioni Finanze di Camera e Senato licenziato il 30 giugno. Si tratta di un documento che riassume i lavori degli ultimi mesi nel corso del quale le commissioni si sono concentrate sull’analisi dell’attuale assetto fiscale e sulle proposte avanzate dalle forze politiche nelle audizioni che si sono susseguite una dopo l’altra.
Due gli obiettivi dell’intervento di riforma che la commissione pone al primo posto e cioè la
crescita dell’economia e la
semplificazione del sistema tributario. Per raggiungere questi obiettivi si individuano diverse iniziative come
l’elaborazione di un codice tributario unico al fine di racchiudere in un unico testo normativo tutte le leggi che oggi regolamentano la materia tributaria. Vi è poi il rafforzamento dello Statuto del contribuente attraverso l’elevazione al rango costituzionale di alcuni dei suoi principi. E ancora la cancellazione dei micro prelievi erariali e l’avvicinamento tra il
bilancio fiscale e il bilancio civilistico.
Sul
piano dell’Irpef si propone l’abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28mila-55mila, la modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive e l’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione per i contribuenti che si collochino sotto la relativa soglia.
La commissione ritiene poi opportuno che il sistema fiscale italiano conservi il regime agevolato e semplificato per le piccolissime imprese e per i lavoratori autonomi con un livello di fatturato di 65mila euro all’anno. Tuttavia, si propone l’introduzione di un regime opzionale, intermedio tra quello agevolato e quello ordinario, per i primi due anni in cui la soglia dei 65mila euro venisse superata.
Sui redditi finanziari l’aliquota proporzionale attualmente fissata al 26% dovrebbe essere allineata alla prima aliquota progressiva sui redditi da lavoro. Vi sono poi due fronti su cui si richiama un intervento:
- la creazione di un’unica categoria di “redditi finanziari” che superi la distinzione tra redditi di capitale e redditi diversi;
- l’unificazione del criterio e la modifica della tassazione della previdenza complementare
La commissione raccomanda la reintroduzione del regime opzionale Iri che comporta per le imprese individuali e le società di persone in contabilità ordinaria la possibilità di optare per l’applicazione di un’aliquota proporzionale a condizione che l’utile prodotto sia reinvestito in azienda, ferma restando la possibilità di dedurre dal reddito di impresa le somme prelevate dai soci per la distribuzione, a sua volta tassata ordinariamente in Irpef.
Nell’ambito della razionalizzazione della struttura del prelievo Ires, la commissione ritiene sia importante concentrare tre tipologie di incentivi:
- gli incentivi a comportamenti in linea con la transizione ecologica;
- gli incentivi alle aggregazioni di realtà imprenditoriali di dimensioni minori;
- gli incentivi al reinvestimento dell’utile in investimenti atti a migliorare la produttività a livello di azienda, nonché alle politiche aziendali tese alla creazione di posti di lavoro aggiuntivi.
Viene poi proposta l’eliminazione dell’Irap con un riassorbimento del gettito Irap nei tributi attualmente esistenti.
Sul fronte Iva la commissione ritiene opportuno che l’annunciato disegno di legge in materia fiscale contenga una specifica delega al governo per la ridefinizione della disciplina Iva ai fini di una sua opportuna semplificazione e di possibile riduzione dell’aliquota ordinaria attualmente applicata.
Ora l’iniziativa passa al governo che dovrebbe presentare al parlamento un disegno di legge delega entro il 31 luglio.
La prima fase del percorso verso la riforma fiscale si conclude con un documento congiunto delle commissioni Finanze di Camera e Senato licenziato il 30 giugno. Si tratta di un documento che riassume i lavori degli ultimi mesi nel corso del quale le commissioni si sono concentrate sull’analisi dell’…