Lovaglio: “Mps è tra le migliori banche del panorama italiano, capace di essere redditiva in maniera sostenibile e di generare capitale in maniera organica, come dimostrato dal miglioramento del Common equity tier 1 ratio al 16,7%”
Gli oneri operativi al 30 settembre 2023 ammontano a 1,35 miliardi di euro, in miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-15,2%). Il cost-income nei primi nove mesi scivola al 19,5%
Il 27 novembre è attesa la sentenza di appello sugli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Un’evoluzione positiva, secondo l’amministratore delegato, potrebbe innescare un vantaggio economico per la banca
Mps archivia i primi nove mesi dell’anno con un utile netto di 929 milioni di euro, a fronte di una perdita di 334 milioni dello stesso periodo dello scorso anno. L’utile del terzo trimestre, pari a 310 milioni, batte le attese degli analisti (238 milioni). “Siamo ben posizionati per competere sul mercato a tendere e orgogliosi della forza del nostro marchio, una combinazione potente data dal talento delle nostre persone e da una base clienti ampia e fedele”, le parole del ceo Luigi Lovaglio nella consueta conference call con gli analisti. “Questi risultati rassicurano e consentono di confermare la guidance per l’anno in corso, con un utile netto di 1,1 miliardi”, aggiunge il manager.
“Montepaschi è tra le migliori banche del panorama italiano, capace di essere redditiva in maniera sostenibile e di generare capitale in maniera organica, come dimostrato dal miglioramento del Common equity tier 1 ratio al 16,7%”, prosegue Lovaglio. Annunciando tra l’altro la decisione del consiglio di amministrazione di non pagare la tassa sugli extraprofitti, destinando a riserva di utili non distribuibili una somma non inferiore a 312,7 milioni a livello di gruppo, inclusa Banca Widiba. Scorrendo poi i dati nel dettaglio, l’amministratore delegato evidenzia un risultato operativo lordo superiore a 1,4 miliardi di euro, più che raddoppiato rispetto al 30 settembre 2022 (679 milioni). Il terzo trimestre contribuisce con 509 milioni di euro “grazie a un’ulteriore riduzione dei costi operativi, nonostante le pressioni inflazionistiche”, spiega Lovaglio.
Cost-income ben oltre l’obiettivo di piano al 2026
Gli oneri operativi al 30 settembre 2023 ammontano infatti a 1,35 miliardi di euro, in miglioramento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (-15,2%). Parallelamente, migliora anche l’ammontare del terzo trimestre 2023 rispetto al trimestre precedente (-1,2%). Nello specifico, le spese per il personale ammontano a 859 milioni di euro nei nove mesi, in calo del 19,5% rispetto al corrispondente periodo del 2022; le altre spese amministrative raggiungono i 368 milioni (-6,7% sullo stesso periodo dello scorso anno) mentre le rettifiche di valore nette su attività materiali e immateriali toccano i 131 milioni di euro (-6,9%). Il cost-income nei primi nove mesi scivola così al 48%, ben oltre l’obiettivo fissato nel piano industriale al 2026. “Siamo assolutamente focalizzati su una gestione attenta e attiva dei costi, facendo leva anche sull’esperienza del nostro management”, dice il ceo. “Vogliamo essere pronti a sostenere la nostra redditività operativa quando i tassi di interesse si stabilizzeranno”.
Mps, raccolta complessiva pari a 181,9 miliardi
Il margine di interesse, nello stesso periodo, risulta pari a 1,68 miliardi di euro (in crescita rispetto ai primi nove mesi dello scorso anno del +62,7%). “Il terzo trimestre conferma anche in questo caso l’andamento positivo dei trimestri precedenti, con un aumento del +4,6%”, aggiunge Lovaglio. Passando alla raccolta, i volumi complessivi ammontano a 191,9 miliardi di euro nei nove mesi, in crescita di 3,1 miliardi rispetto ai valori di fine giugno. La raccolta diretta si attesta sugli 89,4 miliardi di euro, in aumento di 5,3 miliardi su giugno. La raccolta indiretta commerciale si porta invece sugli 82,5 miliardi, registrando una contrazione di 1,2 miliardi, quasi interamente ascrivibile al calo del risparmio gestito (1,1 miliardi).
Viola-Profumo, il 27 novembre la sentenza di appello
Rocca Salimbeni ha infine riclassificato da “possibile” a “remoto” il rischio relativo ad alcuni procedimenti legali e richieste stragiudiziali. Di conseguenza, l’ammontare complessivo di contenzioso e richieste stragiudiziali si è dimezzato dai 4,1 miliardi di euro di giugno a 2,9 miliardi di settembre. Questo anche grazie alla sentenza della Corte di Cassazione dell’11 ottobre, che ha reso definitiva l’assoluzione dei 15 imputati del processo per presunte falsità contabili in alcune operazioni di finanza strutturata realizzate dalla banca senese tra il 2008 e il 2012, incluse quelle dell’ex presidente di Montepaschi, Giuseppe Mussari, e dell’ex direttore generale, Antonio Vigni. Il 27 novembre è attesa la sentenza di appello sugli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. “Un’evoluzione positiva anche di questo processo potrebbe avere un impatto altrettanto positivo sull’istituto, anche dal punto di vista economico”, conclude Lovaglio.