Poi nel 1971 Christie’s presenta la prima asta internazionale di fotografia. Sotheby’s nello stesso anno inizia a vendere fotografia a Londra e nel 1975 a New York e nel 2002 a Parigi.
Oggi Sotheby’s, Christie’s e Phillips hanno in catalogo più aste annuali di fotografia nelle principali città hub dell’arte.
L’interesse del mercato è rivolto ai maestri moderni quali Richard Avedon, Irving Penn, Helmut Newton che hanno usato le immagini per esprimere concetti come desiderio, sessualità, bellezza, lusso. Esempi di talento che si è espresso ai massimi livelli con la tecnica analogica. I più importanti record globali d’asta sono per gli scatti di moda iconici di un’epoca che fa ancora sognare. E poi ci sono i fotografi contemporanei come Cindy Sherman con i suoi autoritratti concettuali, Nan Goldin con gli scatti intimi e personali, Shirin Neshat con i lavori sulla condizione sociale della donna all’interno della cultura islamica, Nobuyoshi Araki con le sue opere sull’industria del sesso giapponese, Gregory Crewdson con le immagini sul disorientamento quotidiano.
A destare l’interesse sono infatti gli artisti italiani con profilo internazionale tra i quali Olivo Barbieri, Massimo Vitali, Francesco Jodice e Luca Campigotto e a seguire Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice, Ferdinando Scianna e Gabriele Basilico. Le quotazioni per questi lavori sono molto più accessibili rispetto agli artisti americani e europei e questo principalmente per motivi culturali e per una minore valorizzazione del settore. Il che può rappresentare un vantaggio per chi si interessa a questo bene da collezione che ha ampi margini di ascesa. Questo significa che gli acquisti sono un bene di investimento a tutti gli effetti, che può crescere nel tempo e consentire possibili plusvalenze.
Quali artisti segue e vorrebbe in collezione?
“Carlo Mollino, Paolo Di Paolo per citarne alcuni. Non acquisterei fotografi contemporanei che si occupano solo di moda. Mi piace molto la scuola tedesca come le immagini di Candida Hofer, Thomas Ruff, Thomas Struth, Andreas Gursky. Si tratta di lavori caratterizzati da qualità
estrema, grandi dimensioni della stampa e da assenza di persone nell’immagine. E poi Vanessa Beecroft, che rappresenta al meglio il concetto di fotografia artistica oggi”.
“Tra le giovani c’è appiattamento sia sulla ricerca sia sulla tecnica. Nessuno emerge perché è uguale all’atro. Si seguono gli esempi di chi fa altri lavori più quotati. Invece i grandi fotografi della moda del passato erano immediatamente riconoscibili”.
È impensabile oggi una ripresa della tecnica analogica in chiave contemporanea?
“L’analogico può funzionare solo sulla fotografia artistica e non sul commerciale anche per via dei costi che oggi sarebbero improponibili a committenti commerciali e non ne vedo neanche il senso, visto il numero di passaggi che attualmente vengono fatti.
In questo periodo si sta assistendo a una ripresa dell’analogico in chiave contemporanea per dare un’unicità al prodotto. Ma per usare l’analogico si deve avere una conoscenza artistica della fotografia”.
Che è ciò che più apprezzano collezionisti e investitori. Ma come riconoscere la qualità artistica della fotografia?
“La generazione nata con il digitale ha poca cultura artistica, quasi nessuna conoscenza della tecnica. Usano i programmi. Dominano i social in cui tutto deve essere semplice, luminoso e colorato per comunicare. Questo va a sminuire la qualità artistica della fotografia. I giornali oggi
non hanno budget da dedicare alla crescita di fotografi di moda come avveniva in passato in cui questi fotografi hanno realizzato grandi lavori artistici. C’è ora separazione dei ruoli tra fotografi commerciali e artistici. Perché è cambiato il modo di comunicare. Prima arte e moda si mischiavano. Oggi non è più così. I grandi del passato erano fotografi di moda ma anche artisti con una identità definita, immediatamente riconoscibile”.
“C’è il problema del numero delle edizioni che rappresenta un limite per il collezionista. Come si supera? Facendo una sola copia. Oppure limitando l’edizione. Il problema è quando si dichiara una sola edizione e invece poi ne compaiono sul mercato di più della stessa fotografia”.
Come valuta l’attenzione del mercato verso le artiste donne di questo periodo?
“Il mercato italiano non è pronto a ricevere le donne. Ci sono poche donne nella fotografia perché ci sono poche opportunità come in tutti i settori”.
Quando uno scatto diventa iconico?
“Quando te lo ricordi. Quando lo riconosci, riconosci lo stile, quando ti suscita delle emozioni che ti rimangono dentro, nella pancia e nel cuore. Questa cosa deve succedere ad una moltitudine di persone affinché l’immagine diventi iconica”.
E l’immagine San Zaccaria, Venezia di Thomas Struth scattata nel 1995 ne è un ottimo esempio.