Il 16 novembre 2023 Banca Investis ha annunciato l’ingresso in organico di Samanta Lombardi, affermata e nota wealth manager italiana. Il suo ruolo sarà quello di wealth planner, in stretta collaborazione con Giovanni Schiaffino, head of private banking. Un cambio di casacca che avviene in un momento cruciale per la gestione patrimoniale evoluta, sullo sfondo di incertezze geoeconomiche e di profondi cambiamenti tecnologici. La ricchezza italiana è al passo di questi cambiamenti? Quali i punti di attenzione nel wealth management al volgere del nuovo anno? We Wealth l’ha raggiunta per saperne di più.
A tu per tu con Samanta Lombardi, wealth planner di Banca Investis
Quali criticità riscontra attualmente nella gestione della ricchezza in Italia, sia a livello culturale che regolamentare?
«A livello culturale non posso che riscontrare una scarsità di formazione relativamente alla pratica finanziaria. Non solo per mancanza di volontà, ma per la complessità stessa degli argomenti: le scuole vi dedicano scarsissima attenzione; solo i ragazzi che si specializzano in queste materie possono dire di avere una cultura finanziaria. Due sono gli aspetti che caratterizzano il patrimonio finanziario italiano: la propensione a mantenere la liquidità sul conto corrente e il forte peso dei titoli di Stato nel portafoglio. Non si tratta di “stile italiano”: anche altri paesi europei come la Germania (o la Spagna) per esempio, tendono ad avere molta liquidità sui conti, anche maggiore rispetto all’Italia. Negli altri paesi europei però l’azionario è decisamente privilegiato. Al fattore culturale, si aggiunge quello fiscale: i rendimenti obbligazionari pubblici sono fiscalmente più convenienti rispetto a quelli dei titoli di una emittente corporate o ai dividendi azionari».
Quale potrebbe essere il passo in più, l’evoluzione necessaria?
«Bisogna cercare il giusto mezzo per diffondere la cultura finanziaria fra i giovani (e non solo), magari anche con i social, strumenti a loro affini. Ma anche l’intelligenza artificiale potrebbe essere un ottimo dispositivo per aiutare nella spiegazione di concetti complessi».
Cosa apprezza nella sua nuova posizione professionale?
«Sicuramente l’entusiasmo della squadra, l’attenzione agli investimenti reali intesi come private equity. I fondi di pe e i club deal sono un focus di Banca Investis. Mezzi preziosi per fornire liquidità alle piccole e medie aziende che ne hanno bisogno per svilupparsi laddove la banca tradizionale non è in grado di fornirla. Mi piacerebbe che ci fosse una maggiore cultura anche in questo campo. Esistono normative e agevolazioni fiscali ancora purtroppo poco conosciute, capaci di agevolare gli investimenti in startup e in startup innovative, che in Italia sono moltissime. Il nostro paese ha una imprenditoria giovanile e importantissima che ha bisogno di essere supportata».
Le carte vincenti di Banca Investis?
«Non vorrei ripetermi, ma: la grinta e l’entusiasmo di Stefano (il ceo Stefano Vecchi, ndr) e del team, l’attenzione allo sviluppo della finanza, non solo tramite gli strumenti tradizionali ma pure attraverso la finanza alternativa, che per noi diventa un fattore importante di sviluppo anche per l’economia italiana».
Ci sarà spazio per l’art advisory? Quanto è importante questa tematica nella gestione patrimoniale privata italiana?
«La tematica è senza dubbio presente, la nostra clientela investe anche in arte. Il private banking deve essere in grado di fare da supporto al cliente in questa tematica di investimento, anche avvalendosi di consulenze e competenze esterne. Fra le nostre prerogative rientrano quelle relative alla protezione e alla trasmissione del patrimonio. Nell’ambito della valutazione del patrimonio dei clienti si tiene conto non solo dell’investimento finanziario ma anche immobiliare e artistico: l’arte è una componente importante nei grandi patrimoni. E protezione e trasmissione sono due aspetti molto sentiti nella valutazione e nella gestione delle opere d’arte».
Anche perché l’arte è un asset del tutto particolare, quando si parla di trasmissione intergenerazionale…
«Strutturare la pianificazione della trasmissione di un patrimonio non può prescindere da due fattori. Il primo, essenziale, è la componente familiare (non solo la composizione della famiglia ma anche gli equilibri che la reggono); il secondo, è il patrimonio nel suo complesso: non solo gli asset finanziari ma anche quelli immobiliari, preponderanti in Italia. In questo momento nel nostro paese per esempio il principale problema del patrimonio immobiliare è quello di essere reso conforme alle nuove normative: necessita di nuova liquidità. Le opere d’arte in alcune famiglie hanno un peso importante sul patrimonio complessivo: non solo a livello economico, anche a livello affettivo. La passione per l’arte non si eredita, e un wealth planner deve essere in grado di capire quali sono le strutture che possano salvaguardare questo importante investimento (anche affettivo) dell’imprenditore o in generale del cliente».
Qualche spunto o previsione per il 2024?
«Spero che l’inflazione vada a stabilizzarsi. Ci sarà sempre una propensione agli investimenti in obbligazioni, parte del nostro tessuto culturale, non cancellabile. Ci sarà una maggiore inclinazione all’investimento negli strumenti alternativi, come i fondi di pe e in generale gli investimenti nell’economia reale. A livello normativo, un grosso passo è stato già fatto con la modifica alla disciplina dei FIA riservati, estendendo la possibilità di investirvi anche alla clientela non professionale con un abbassamento della soglia di ingresso da 500mila a 100mila euro».
Chi è la wealth planner Samanta Lombardi
Avvocato e docente del master di pianificazione patrimoniale presso Ipsoa Scuola di Formazione e dei seminari SDA Bocconi School of Management, Samanta Lombardi prima dell’ingresso in Banca Investis ha lavorato nella divisione private banking di Edmond de Rothschild (France) Succursale Italia, con il ruolo di head of wealth solutions Italy e successivamente come head of wealth planning ed in precedenza nella divisione wealth management-advisory & sales di Credit-Suisse Italia in qualità di responsabile dei servizi di wealth planning. Ha anche collaborato con studi legali e tributari internazionali di prestigio, tra cui EY, Pricewaterhouse Coopers e Deloitte, con il ruolo di senior manager.