In una recente articolo il The Economist ha analizzato l’impatto delle sanzioni sull’economia Russia. Il rublo è sceso del 10% da un anno all’altro, il mercato azionario del 35% e i prezzi delle azioni delle maggiori banche di oltre il 50%
A seguito delle sanzioni, la banca centrale russa non potrà disporre dei 630 miliardi di riserve estere, mentre le banche russe non potranno più accedere allo swift
Nel corso del 2021 la Cina ha rafforzato i suoi legami con la Russia in settori come l’energia, l’aviazione, le telecomunicazioni e l’industria dei media
Ma la vera mazzata per Mosca è l’intervento dell’Occidente sulle riserve valutarie della banca centrale. Essa detiene 630 miliardi di dollari di riserve estere, equivalenti al 38% del pil della Russia. Come parte della strategia di difesa, Putin si era mosso d’anticipo, ordinando alla banca centrale un cambio della composizione delle riserve. A giugno 2021, le riserve estere risultavano essere solo per il 16% in dollari, contro il 32% in euro, il 22% in oro e il 13% in yuan cinesi. Tuttavia, la denominazione alla luce delle nuove sanzioni, non è rilevante. Il forziere di Mosca infatti è detenuto in gran parte fuori dai confini sovietici e dunque attualmente congelato. Ciò significa che la banca centrale non potrà disporre della liquidità necessaria per sostenere il rublo e le banche, sempre più esposte al rischio di risultare insolventi rispetto agli obblighi in valuta estera.
Se finora il danno della guerra è stato grave ma tollerabile, le cose potrebbero cambiare presto ed esacerbare danni già visibili: la valuta è scesa del 10% da un anno all’altro, il mercato azionario del 35% e i prezzi delle azioni delle maggiori banche di oltre il 50%. In risposta la banca centrale ha alzato i tassi d’interesse dal 9% al 20% nel tentativo di evitare una fuga di capitali. Al 25 febbraio il costo dell’assicurazione contro un’insolvenza del governo russo era alla pari con quello della Turchia.
Al contempo, un aumento dei flussi commerciali tra i due paesi in parte compenserebbe le minori esportazioni verso l’occidente. Già nel 2021 la Cina ha rafforzato i suoi legami con la Russia in settori come l’energia, l’aviazione, le telecomunicazioni e l’industria dei media, con il commercio bilaterale dei paesi ha raggiunto il record di 146,9 miliardi di dollari. Inoltre la Russia si è anche allontanata dall’uso di dollari americani nel suo commercio con la Cina, preferendo invece utilizzare sempre più lo yuan come valuta di regolamento. Secondo i media statali cinesi, lo yuan rappresenta circa il 17% delle transazioni commerciali tra i due paesi. Infine, secondo AidData la Russia risulta essere il più grande destinario di prestiti da parte delle istituzioni cinesi.