Le azioni di Hsbc sono precipitate ai livelli più bassi dal 1995
“Le strutture finanziarie sono sempre più complesse e sofisticate. È quindi possibile che pratiche scorrette, per non dire criminose, si possano comunque ancora annidare nelle maglie del sistema”, spiega Francesco Baccaglini
Quali sono oggi le principali regolamentazioni vigenti in materia?
“Ogni Stato si è dotato di una specifica normativa antiriciclaggio. A livello di Unione Europea, in particolare, sono state adottate cinque direttive antiriciclaggio. Tuttavia, il Gafi (Gruppo d’azione finanziaria) ha la funzione di coordinare la normativa a livello mondiale. Nel corso degli anni ha emanato delle raccomandazioni agli Stati in tema di normativa antiriciclaggio, monitorandone al contempo l’implementazione nel proprio ordinamento (c.d. “peer reviews”). Le giurisdizioni che non si adeguano entrano in una black list e scattano sanzioni, in particolare la difficoltà di accesso ai circuiti finanziari internazionali. Grazie al Gafi, ad esempio, sono state introdotte misure volte a individuare i beneficiari effetti delle società che hanno emesso azioni al portatore e inseriti alcuni reati, fra cui quelli fiscali, quali reati prodromici, cioè a monte, del reato di riciclaggio”.
Alla luce della normativa antiriciclaggio tutto ciò potrebbe ancora accadere?
“Non mi sento di escludere a priori la possibilità che pratiche volte ad aggirare la normativa antiriciclaggio possano ancora verificarsi. Le strutture finanziarie sono sempre più complesse e sofisticate. È quindi possibile che pratiche scorrette, per non dire criminose, si possano comunque ancora annidare nelle maglie del sistema. Tuttavia, molto è stato fatto nel corso degli ultimi anni da parte dei vari Stati per prevenire il fenomeno del riciclaggio. Grazie al Gafi sono state create delle unità speciali c.d. Financial intelligence unit (Fiu) al fine di accentrare le informazioni e favorirne lo scambio in tempi rapidi fra le autorità dei diversi Stati. Inoltre, le banche europee, svizzere e anglosassoni si sono dotate di strumenti di prevenzione e raccolta di informazioni sempre più efficaci”.
Cosa potrebbe essere fatto ancora dal punto di vista fiscale per risolvere questa problematica?
“Manterrei distinto il profilo fiscale da quello dell’antiriciclaggio. Le due normative si sovrappongono quando le pratiche di riciclaggio sono volte a occultare i proventi derivanti da reati tributari. Nei casi scoperti dal Icij si tratta invece di reati più gravi legati a tangenti, terrorismo o narcotraffico. Il modo principale per ottenere un sistema trasparente è quello di introdurre auditor veramente indipendenti che effettuino le verifiche sulle pratiche antiriciclaggio delle banche. Vanno inoltre rafforzati i controlli interni prevedendo sanzioni pesanti per gli istituti che non si dotano di misure forti contro il riciclaggio. Alcune delle banche coinvolte hanno sottolineato che i casi riportati da Icij risalivano a prima dell’introduzione di guidelines interne, di cui si erano impegnate a dotarsi a seguito di scandali analoghi avvenuti in passato per i quali avevano patteggiato multe salate. Infine, deve essere rafforzato il sistema di scambio di informazioni fra le autorità dei vari Stati”.