L’Economist ha eletto l’Italia come “Paese dell’anno”, grazie, in primo luogo al prestigio politico acquisito grazie alla presidenza Draghi. Anche il profilo economico-sanitario, ha aggiunto la rivista britannica vede l’Italia in una posizione migliore rispetto a Francia o Germania
Le vittorie del Paese nello sport, nella musica o sul piano politico, non hanno dato una scossa particolare al mercato azionario nel 2021. La performance è stata in linea a quella europea, nonostante il Ftse Mib avesse accumulato un maggiore ritardo nel 2020. Ecco i numeri del nostro confronto
“L’onore va all’Italia. Non per la bravura dei suoi calciatori, che hanno vinto il grande trofeo europeo, né per le sue pop star, che hanno vinto l’Eurovision, ma per la sua politica”, ha affermato il newspaper, “l’Economist ha spesso criticato l’Italia per aver scelto leader, come Silvio Berlusconi, che avrebbero potuto utilmente seguire l’ammonizione della canzone vincitrice dell’Eurovision di ‘stare zitto e buono‘. A causa di una governance debole, gli italiani erano più poveri nel 2019 che nel 2000. Eppure quest’anno l’Italia è cambiata”. Non certo perché, d’un tratto più ricca, aggiungeremmo noi. La vittoria, invece, è stata soprattutto d’immagine.
“In Mario Draghi, l’Italia ha acquisito un primo ministro competente e rispettato a livello internazionale. Per una volta, un’ampia maggioranza dei suoi politici ha seppellito le proprie differenze per sostenere un programma di riforme profonde che dovrebbe permettere all’Italia di ottenere i fondi a cui ha diritto secondo il piano di ripresa post-pandemia dell’Ue”, ha scritto l’Economist. Gli altri successi sono di tipo economico-sanitario: “Il tasso di vaccinazione contro il covid in Italia è tra i più alti d’Europa”, ha aggiunto il newspaper, “e dopo un 2020 difficile, la sua economia si sta riprendendo più rapidamente di quelle di Francia e Germania”.
Italia, il 2021 sui mercati
Se l’economia e il prestigio internazionale dell’Italia sono sicuramente migliorati, il confronto del mercato azionario italiano con le principali piazze internazionali non offre uno slancio tale da far pensare all’impresa.
Nel 2021, alla mattina del 17 dicembre, il Ftse Mib ha portato a casa una performance del 20%. Nettamente migliore, dunque, rispetto a quella del giapponese Nikkei 225 (6,6%) e più positiva per un ampio margine rispetto al mercato tedesco rappresentato dal Dax (13,1%). In virtù del recente calo, dovuto alla prospettiva delle future strette monetarie, il Nasdaq Composite è attualmente al di sotto del Ftse Mib, con una performance da inizio anno del 19,55%.
In verità, però, la performance del mercato italiano è stata sostanzialmente in linea con quella del mercato europeo sintetizzato dall’Euronext 100, che ha realizzato un guadagno da inizio anno del 20,67%. E il vero vincitore fra i grandi mercati dell’area G7 è stato soprattutto quello francese, con una performance del 25,3% per il “suo” Cac40.
L’ultimo tratto del confronto da inizio anno fra Cac40, Euronext 100, Ftse Mib, Nasdaq Composite, Dax e Nikkei
La vera notizia, piuttosto, sembra essere il fatto il fatto che il Ftse Mib, quest’anno, non abbia sottoperformato rispetto agli altri indici, cosa che invece era decisamente avvenuta nel 2020. Per colmare l’impatto del coronacrash, Piazza Affari ha impiegato oltre un anno, centrando l’obiettivo solo a metà maggio del 2021. Il Nasdaq Composite, per fare la stessa cosa, ha impiegato meno meno di quattro mesi. L’Euronext 100, invece, ha recuperato tutto il gap nel marzo 2021, con due mesi di anticipo rispetto al listino italiano.
Lo sguardo di lungo periodo, invece, tradisce le grandi difficoltà economiche attraversate dal Paese negli ultimi anni. Operando lo stesso confronto fra performance di Borsa, partendo però dal 2004, si osserva che il Ftse Mib è l’unico indice in territorio negativo (-1,38%). Impietoso il confronto con gli altri indici: Nasdaq Composite (+674%), Dax (+314%), Nikkei (+182%), Euronext 100 (+122%), Cac40 (+104%).
L’Economist sembra convinto che quest’anno l’Italia abbia posto buone basi per invertire questa tendenza negativa che dura da molti anni, indirizzando al Paese, in italiano, i suoi “auguroni”. Speriamo portino bene.