Un paper pubblicato dal National bureau of economic research ha stimato che la produttività crescerà del 5% negli Stati Uniti grazie a un’adozione dello smart working che riguarderà il 20% della forza lavoro
Le note dolenti: i consumi nei grandi centri urbani andranno a ridursi del 5-10% e ad approfittare dei benefici del lavoro da remoto saranno soprattutto i lavoratori ben pagati
Smart working, la diffusione post-pandemia
Gli autori dello studio, Jose Maria Barrero (Instituto Tecnologico Autonomo de Mexico), Nicholas Bloom (Stanford University) e Steven J. Davis (Booth School of Business, The University of Chicago), hanno rilevato come il lavoratori americani considerino lo smart working come un benefit di grande valore. In media, gli oltre 30mila intervistati hanno dichiarato di essere disposti a rinunciare al 7% della retribuzione in cambio della possibilità di lavorare da casa almeno due giorni alla settimana, dopo la pandemia. La voglia di smart working è trasversale fra tutti i gruppi, suddivisi per età, genere, reddito e livello di istruzione. Solo il 22,4% del campione si è detta contraria a lavorare da casa un volta finita l’emergenza pandemica.
“I benefici di un persistente passaggio al lavoro a distanza saranno ampiamente sentiti”, hanno concluso su questo punto gli autori, “ma andranno principalmente ai più istruiti e ai più pagati”.
Gli effetti dello smart working sulla produttività
La crescente adozione del lavoro a distanza comporterà un incremento della produttività vicino al 5%, affermano gli autori dello studio, citando come principale causa la riduzione degli spostamenti casa-lavoro. Proprio per questa ragione, si legge nel paper, “solo un quinto di questo aumento si rivelerà nelle misure tradizionali della produttività, dal momento che esse non tengono conto dei risparmi di tempo dovuti alla riduzione del pendolarismo”. Stimando che il 20% della forza lavoro americana lavorerà da casa dopo la pandemia, gli autori hanno calcolato che negli Usa le ore perdute in spostamenti casa-lavoro si ridurranno di circa 435 milioni di ore al mese.
All’interno del survey prevale nettamente la quota di lavoratori che, in seguito al lavoro a distanza, dichiara un effetto positivo sulla produttività: il 40% ha riscontrato una migliore efficienza grazie allo smart working, contro una quota del 15% che afferma il contrario e un 45% che in merito esprime una visione neutra.
I consumi nelle grandi città
La riduzione degli spostamenti sul luogo di lavoro, poi, si tradurrà in una notevole riduzione dei consumi nei grandi centri urbani ove si concentrano le attività lavorative dei pendolari. Gli autori hanno simulato la riduzione della spesa per consumi in due importanti aree urbane: il calo sarebbe del 4,6% a San Francisco e del 13% a Manhattan, rispetto ai livelli del 2019.
“Livelli più alti di lavoro da remoto presenteranno sfide importanti per le aree urbane, specialmente nelle città con alti tassi di pendolarismo da parte di professionisti ben pagati nell’ambiente pre-Covid”, si legge nello studio, secondo il quale si spenderà di meno “in cibo, shopping, servizi personali e intrattenimento vicino ai luoghi di lavoro raggruppati nei centri città”, con una riduzione media compresa fra il 5 e il 10%.