L’agenzia di rating S&P ha deciso di lasciare invariati rating e outlook sul debito dell’Italia, che si mantengono un un giudizio BBB “stabile”, nonostante la revisione al rialzo della spesa per interessi prevista nei prossimi anni. Il livello del rating, così, si mantiene di due tacche al di sopra della soglia spazzatura, oltrepassata la quale i Btp italiani subirebbero un drastico calo di prezzo (e aumento dei rendimenti).
In ottica futura, molto più grave sarebbe un’eventuale downgrade da parte di Moody’s, il cui rating Baa3 galleggia appena al di sopra della soglia investment grade.
Gli effetti della decisione odierna sull’andamento dello spread saranno visibili soltanto lunedì. A fine giornata di venerdì, prima della pubblicazione dell’aggiornamento di S&P lo spread Btp-bund aveva chiuso a quota 203 punti.
Lo scorso aprile S&P aveva confermato il giudizio BBB con outlook stabile. Prima di arrivare all’appuntamento con i rating le previsioni economiche sulla crescita e sulla spesa per interessi italiana si erano deteriorate.
Fitch e Moody’s si esprimeranno, rispettivamente, il 10 e il 17 novembre.
Cosa significa un debito che costa di più per l’Italia
Più nel dettaglio delle previsioni, la spesa per interessi in rapporto al Pil è stata rivista al rialzo dal governo italiano (fra il Def di aprile e la Nadef di settembre), dal 3,7 al 3,8% per il 2023, dal 4,1 al 4,2% nel 2024, dal 4,2 al 4,3% nel 2025 e dal 4,5 al 4,6% nel 2026. Questa percentuale esprime quanta parte della produzione nazionale serva per ripagare i creditori dello Stato italiano – la sua crescita sottrae risorse per altre spese correnti e investimenti e rende potenzialmente più probabile l’eventualità di un default.
Nella Nadef il peggioramento della spesa per interessi sul Pià è stata limitata a un singolo decimale all’anno: per il governo questo “conferma il fatto che l’elevata durata media del debito pubblico italiano consente di smussare nel tempo l’impatto dei rialzi dei tassi di interesse sul costo implicito del debito”.
La presenza del debito italiano all’interno dell’area investibile è determinante per i fondi focalizzati sui prodotti a elevato rating ed è considerata essenziale per contenere gli interessi che il governo italiano deve pagare sui titoli di nuova emissione. Un rating “spazzatura” andrebbe a compromettere la domanda di titoli italiani facendone salire il rendimento: una cattiva notizia per il controllo della spesa pubblica, ma anche per i possessori di Btp il cui prezzo diminuisce se i rendimenti delle nuove emissioni salgono (benché il capitale resti garantito se i titoli vengono mantenuti fino alla scadenza).
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S&P, le attese degli analisti
“Non ci aspettiamo forti conseguenze sui mercati dalla decisione di S&P: anche un eventuale riduzione dell’outlook da “stabile” a “negativo” dovrebbe essere assorbita dai mercati senza particolari scosse”, aveva dichiarato a We Wealth il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, nelle ore precedenti alla pubblicazione del report di S&P. “Solamente un taglio, a sorpresa, del rating da BBB a BBB- potrebbe portare forti tensioni finanziarie soprattutto sul mercato obbligazionario con una marcata accelerazione rialzista dei rendimenti dei titoli governativi italiani”,
Nel caso di un poco probabile downgrade, “lo spread dai 200 odierni potrebbe facilmente superare quota 230-240 punti base”, ha aggiunto Diodovich. “Tuttavia, siamo convinti che l’appuntamento più rilevante sarà quello del 17 novembre quando sarà l’agenzia Moody’s a giudicare la sostenibilità del debito italiano”, ha concluso l’analista di IG, “una eventuale bocciatura dei bond italiani al grado “junk” avrebbe conseguenze gravissime sulla stabilità dei mercati finanziari italiani”.