I rating e gli indici per selezionare le aziende più inclusive non mancano e le performance dal 2010 offrono spunti operativi interessanti
La risposta degli operatori di mercato
I fattori Esg, che sintetizzano la sostenibilità ambientale, sociale e di governance, tuttavia, sono solo un modo per valutare l’aspetto “morale” di una determinata società. Anche l’attenzione e la solidarietà verso diritti della comunità Lgbtq, infatti, si possono tradurre sulle scelte di investimento. Come vedremo da alcune analisi, non si tratta di una selezione che pregiudica le performance del portafoglio.
Come valutare l’inclusività
Nella ricerca dell’inclusività sociale, l’organizzazione di riferimento è la Human Rights Campaign. Nata nel 1980, la Hrc conta oggi oltre 3 milioni di sostenitori. Il suo focus principale è la “lotta per parità dei diritti delle persone Lgbtq” e, su questo tema, si presenta come “una delle più grandi ed efficaci organizzazioni di difesa” negli Stati Uniti.
La Hrc effettua ogni anno un rating delle società per valutarne, sotto diversi aspetti, il grado di inclusività nei confronti di tutti gli orientamenti sessuali. Il Corporate Equality Index si è affermato, così, come l’indicatore sintetico più rilevante in questo ambito. Per ottenere il massimo punteggio, le policy aziendali non debbono limitarsi a stabilire principi. L’Hrc, infatti, valuta anche gli “sforzi nel reclutamento di dipendenti Lgbtq”; “lo sforzo di includere fornitori Lgbtq certificati”; “le attività di “marketing o pubblicità” laddove comparire su canali o eventi vicini alla comunità si tradurrà in migliori punteggi.
Le performance di un paniere Lgbtq-friendly
Credit Suisse ha deciso di avvalersi dei rating Hrc per confrontare le performance di mercato delle società più inclusive con il benchmark Msci All Country World Index (depurato dai titoli in comune con la selezione Lgbt e correggendo per settore). L’ultimo rapporto, pubblicato nel dicembre 2020, ha offerto risultati interessanti.
La banca svizzera, che ha ristretto il paniere Lgbt friendly alle 50 società con la maggiore capitalizzazione di mercato, ha scoperto che dal 2010 il paniere “inclusivo” ha realizzato ogni anno una performance aggiuntiva media di 378 punti base rispetto all’indice di riferimento. Si tratta di un’associazione che Credit Suisse non attribuisce direttamente alla maggiore inclusività del paniere Lgbt. Tuttavia, “la necessità per le aziende di adottare un approccio Lgbt+ proattivo è evidente a nostro avviso”, hanno sostenuto gli analisti, “dal momento che i consumatori Lgbt+ rappresentano tra il 5% e il 10% della popolazione e stimiamo che la spesa dei consumatori per Lgbt+ potrebbe rappresentare fino a 5.600 miliardi di dollari”.
Anche l’industria degli Exchange-traded fund tematici si è mossa per venire incontro ai valori dell’inclusività. Nella prima settimana di giugno, infatti, ProcureAM ha lanciato il suo Lgbtq100 Esg Etf, il primo prodotto del suo genere specificamente indirizzato a questa tematica. La selezione dei titoli che compongono il fondo non si discosta molto quella del prodotto Esg della stessa Procure e include azioni come Visa, Facebook, Starbucks, PayPal. A sostenere l’idea che un fondo tematico inclusivo possa ottenere performance superiori alla media sarebbe la maggiore capacità, da parte delle società inclusive, di attirare una platea più ampia di talenti.