1969, un anno da ricordare
La storia del TAG Heuer Monaco ha inizio alla fine degli anni ’60. Più precisamente correva il 1969, un anno da ricordare per l’industria degli orologi. Neil Amstrong portava il suo Omega Speedmaster sulla Luna, Zenith vinceva la gara ai cronografici sportivi a carica automatica annunciando “El Primero” e Seiko debuttava con il primo orologio al quarzo. La risposta dell’azienda allora guidata da Jack Heuer non si fece attendere. In collaborazione con Breitling, Hamilton-Buren e Dubois-Depraz, Heuer presentò la versione definitiva di quello che fu chiamato il “Progetto 99”: il movimento cronografo automatico meglio conosciuto come Calibro 11 e passato alla storia come Chrono-matic. Già cercato di lanciare precedentemente nelle collezioni Carrera e Autavia, il Chronomatic fu annunciato su un nuovo orologio della casa svizzera: il Monaco 1133B. Rivoluzionario oltre che per la carica automatica (e per il microrotore a massa oscillante) anche per il suo design. In collaborazione con Erwin Piquerez, un produttore di casse elvetico, Heuer aveva ideato un orologio dalla cassa quadrata impermeabile del Monaco, una novità assoluta per l’industria di allora.
Al polso di Steve McQueen
L’orologio tuttavia ebbe meno successo di quanto effettivamente si meritasse per le novità portate sul mercato. Ma la fama non tardò ad arrivare. Due anni più tardi, nel 1971, Jo Sifferet, pilota di Formula uno chiamato a fare la controfigura di Steve McQueen, si aggirava sul set del film “Le Mans” con al polso un TAG Heuer diverso ogni giorno. Sifferet, oltre che fan degli orologi Heuer aveva stabilito infatti un accordo commerciale con Jack Heuer, diventando il primo ambasciatore del marchio. Ad attirare l’attenzione del divo di Holywood non fu però il tradizionale Autavia bianco con contatori neri, che era solito indossare Sifferet. McQueen scelse invece, per il suo aspetto unico e non convenzionale, il Monaco. Una scelta che portò il cronografo a guadagnarsi il ruolo di co-protagonista, dal momento che fu inquadrato per un totale di 15 minuti, all’interno di diverse scene del film. In breve tempo l’orologio della Maison di La Chaux-de-Fonds divenne un must per gli appassionati facoltosi.
To Haig, Steve
“Nato” sulle piste, il Monaco di Steve McQueen era destinato a viverci. L’attore infatti era un appassionato di motori e la sua esperienza da pilota fu antecedente alle riprese di Le Mans. Appena un anno prima dell’uscita del film, McQueen fu capace di conquistare un secondo posto alla 12 ore di Sebring del 1970. Avrebbe partecipato anche alla Le Mans di quell’anno, se non fosse stato per il fatto che la produzione del film negò il supporto all’attore. Ad ogni modo, al polso di McQueen, il Monaco ci rimase poco. L’attore infatti regalò quell’orologio in breve tempo divenutogli così caro, a una persona altrettanta cara: Haig Alltounian, il meccanico che durante le riprese era ad aspettarlo ad ogni fine corsa ai box. Dal termine delle riprese, McQueen gli affiderà sempre la supervisione sui nuovi acquisti della sua scuderia. E non solo. Senza preavviso gli fa recapitare proprio quel Monaco con l’aggiunta di un’incisione sul fondello, “TO HAIG Le MANS 1970”. L’orologio è stato battuto questo dicembre nell’asta Racing Pulse organizzata da Phillips per la cifra di 2.208.000 dollari: si tratta del TAG Heuer più costoso di sempre.