Nel secondo trimestre Ubs ha registrato un utile netto di 2,108 miliardi di dollari, inferiore alle aspettative degli analisti
L’accelerazione dei ribassi dei mercati azionari e del reddito fisso ha particolarmente colpito la divisione di gestione patrimoniale della banca
Utile in crescita, ma sotto le attese. Ubs nel corso del secondo trimestre 2022 non è riuscita a raggiungere i risultati che si aspettavano gli analisti. La causa è da ricercarsi nella flessione del mercato globale, che ha avuto un impatto ampiamente negativo sulle divisioni di wealth management e investment banking della banca svizzera.
Utile al di sotto delle aspettative
La banca svizzera ha registrato un utile netto attribuibile agli azionisti di 2,108 miliardi di dollari, al di sotto delle aspettative degli analisti pari a 2,403 miliardi di dollari. Il dato segna comunque un aumento del 5% rispetto ai 2 miliardi di dollari registrati nello stesso periodo dell’anno scorso, quando l’attività di gestione patrimoniale di punta ha registrato un significativo guadagno da parte di investitori facoltosi, e fa seguito a un forte primo trimestre che ha visto il gruppo registrare un utile netto di 2,136 miliardi di dollari.
“Il secondo trimestre è stato uno dei periodi più difficili per gli investitori degli ultimi 10 anni. L’inflazione continua ad essere elevata, la guerra in Ucraina è in corso, così come le rigide politiche di Covid in alcune parti dell’Asia”, ha dichiarato il ceo di Ubs Ralph Hamers in un comunicato. “In questi tempi incerti, i nostri clienti si affidano al nostro potente ecosistema per navigare nei mercati e investire a lungo termine”.
Male wealth management e investment banking
In particolare, a deludere le attese degli analisti è stato il Global Wealth Management. La storica divisione di gestione patrimoniale di Ubs ha infatti un calo su base annua pari al 2%, a causa del livello più basso di commissioni e ricavi da transazione. L’utile ante-imposte della divisione è stato pari a 1,2 miliardi di euro, in calo dell’11% per effetto dell’aumento delle spese operative. Male anche l’investment banking, i cui ricavi nel corso del trimestre sono ammontati a 2,094 miliardi di dollari, in calo del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel suo rapporto, la banca ha evidenziato un calo di 1,121 miliardi di dollari nei ricavi netti da commissioni e provvigioni, che riflette principalmente una “diminuzione delle commissioni di sottoscrizione, in particolare in Equity Capital Markets, e un calo delle commissioni nette di intermediazione a causa dei minori livelli di attività dei clienti in Global Wealth Management e Investment Bank”.