La capitalizzazione minima di mercato passa da 700mila a 30 milioni di sterline per ambedue i segmenti (premium e standard) del London stock exchange
Secondo Gaudenti, alcune aziende europee potrebbero tornare a puntare gli occhi su Londra, specie nel settore tech e nel digitale
Sono entrate ufficialmente in vigore le nuove regole introdotte dalla Financial Conduct Authority per le Ipo sul London Stock Exchange. A partire dal 3 dicembre la capitalizzazione minima di mercato nei segmenti premium e standard sale da 700mila a 30 milioni di sterline. Ma non si tratta dell’unica novità. We Wealth ne ha parlato con Franco Gaudenti, presidente di Envent Capital Markets. Analizzandone contenuti e prospettive per i mercati finanziari. Con un occhio anche all’Italia.
Le novità introdotte, spiega Gaudenti, sono ispirate alle raccomandazioni del “Lord Hill’s review on listings” e del “Ron Kalifa’s review of Uk fintech” e hanno l’obiettivo di incentivare e accelerare il percorso di quotazione sul mercato mantenendo standard elevati per gli investitori. Si parla innanzitutto di una doppia classe di azioni, una dedicata al pubblico generale di investitori con diritti di voto limitati e un’altra riservata a fondatori e management con diritti di voto maggiorati al fine di riconoscere un peso maggiore nella governance per le decisioni più rilevanti e “prevenire casi di takeover ostili negli anni iniziali post-Ipo, quando questa tipologia tipicamente si trova in una fase di crescita accelerata”, racconta Gaudenti. Inoltre, il flottante è stato ridotto dal 25 al 10% e, come anticipato in apertura, la capitalizzazione minima di mercato è balzata da 700mila a 30 milioni di sterline per ambedue i segmenti (premium e standard) dello stock exchange, anche al fine di indirizzare le Ipo di aziende con market cap sotto i 30 milioni su Aim Uk. Una sorta di “canalizzazione”, nelle parole di Gaudenti, piuttosto che un “disincentivo” alla quotazione delle pmi. E che potrebbe “innestare un nuovo dinamismo sul mercato inglese”.
Con la
Brexit, spiega l’esperto, il listino di Londra era rimasto intrappolato in una sorta di ragnatela. Di conseguenza, diverse Ipo sono atterrate su altre piazze finanziarie, principalmente negli Stati Uniti e in misura minore in Europa (come Amsterdam). Questo per effetto “di una maggiore flessibilità dal punto di vista normativo e, quanto agli Usa, anche per la possibilità di raggiungere valutazioni di pmi e startup innovative molto diverse rispetto a quelle riconosciute in Europa”. Un altro punto da considerare, aggiunge Gaudenti, riguarda i due filoni che stanno modificando anche i business model più tradizionali:
le nuove tecnologie e il digitale. Un aspetto che se negli Stati Uniti viene valorizzato (basti pensare al fatto esista un mercato dedicato, il Nasdaq) e se l’Europa si sta attrezzando, Londra sembra essere “rimasta un po’ indietro”.
Ma, secondo Gaudenti, le modifiche normative introdotte potrebbero incentivare un nuovo flusso di quotazioni sulla piazza di Londra. “Magari ci vorrà del tempo per parlare di un flusso poderoso, ma sicuramente daranno un boost al mercato. E anche le aziende europee potrebbero tornare a puntare gli occhi su Londra, specie nel settore tech e nel digitale”. Quanto al Belpaese, conclude Gaudenti, per il mercato italiano è intanto auspicabile uno sforzo ulteriore per introdurre un regime fiscale fortemente incentivante lungo tutta la filiera, dalle imprese agli investitori, uno snellimento del processo di quotazione nei tempi e nella documentazione, uno sviluppo dell’attività di ricerca anche con incentivi fiscali e l’obbligo per le società quotate di dotarsi di almeno una ricerca da parte di un intermediario autorizzato.
Le riforme in Uk, ricordiamo in definitiva, fanno parte di un più ampio piano governativo volto a rendere Londra una destinazione più attraente per gli investitori e le aziende globali nel post-Brexit. Al fine di battere le piazze rivali, come quelle di New York, Hong Kong e Amsterdam. “Si tratta del cambiamento più radicale alle regole di quotazione nel Regno Unito cui il mercato abbia mai assistito negli ultimi decenni”, ha dichiarato al Financial Times Nick Bailey, managing director di Kroll ed ex regulator. Un “coraggioso tentativo”, aggiunge, di “arrestare l’apparente inesorabile declino a lungo termine di Londra come sede di quotazione globale”.
La capitalizzazione minima di mercato passa da 700mila a 30 milioni di sterline per ambedue i segmenti (premium e standard) del London stock exchangeSecondo Gaudenti, alcune aziende europee potrebbero tornare a puntare gli occhi su Londra, specie nel settore tech e nel digitale
Sono entrate uffic…