Un’indagine di Morningstar su 31.300 fondi aperti ed ETF ha evidenziato come a luglio si siano registrati deflussi generalizzati, eccezion fatta per i fondi monetari
L’appetito degli investitori per i fondi monetari confermerebbe che il sentiment degli investitori è ancora depresso di fronte a un’inflazione in aumento, mercati volatili e rischi geopolitici.
Le incertezze di mercato, nonostante la ripresa dei listini azionari di agosto, non accennano a placarsi. E così gli investitori, malgrado l’inflazione a livelli che non si vedevano da decenni, hanno deciso di abbondonare gli asset più rischiosi per favorire strumenti finanziari a rischio più contenuto, quali i fondi monetari.
Segno più per i fondi monetari
È quanto emerge dall’ultimo rapporto di Morningstar sui flussi dell’industria del risparmio gestito europea, che ha evidenziato come a luglio siano usciti dai fondi a lungo termine europei 25,1 miliardi di euro. Per contro, sono entrati nei fondi monetari 5,9 miliardi netti. Secondo l’istituto di ricerca questo confermerebbe il fatto che il sentiment degli investitori è ancora depresso di fronte a un’inflazione in aumento, mercati volatili e rischi geopolitici. “In un contesto di tassi di interesse in salita, i fondi monetari, che investono in strumenti a brevissimo termine, sono visti probabilmente come un rifugio, perché meno sensibili alle politiche restrittive delle banche centrali. Sono anche considerati un parcheggio della liquidità, in attesa di tempi migliori sui mercati internazionali” si legge nel rapporto.
Segno meno per azionari, reddito fisso e materie prime
I fondi azionari sono stati i più colpiti (-11,6 miliardi netti) a causa soprattutto dei deflussi da quelli internazionali orientati alla crescita (growth). E’ stato pesante anche il bilancio dei comparti specializzati sulle materie prime (-6,9 miliardi), dopo una prima parte dell’anno positiva. Lato reddito fisso, il trend ribassista è continuato anche a luglio. I riscatti netti sono stati di 2,3 miliardi, del tutto imputabili alle strategie attive, perché quelle passive hanno registrato una raccolta positiva. “I fondi obbligazionari passivi (inclusi gli ETF) sono stati l’unica grande categoria con il segno più a luglio”, spiega Antje Schiffler, autrice del report Morningstar. “I governativi in dollari e in euro, insieme ai corporate bond, hanno ottenuto i maggiori flussi all’interno di questo gruppo”. I deflussi hanno colpito anche i fondi di allocation (-2,4 miliardi) e gli alternativi (-1,26 miliardi), il cui bilancio dall’inizio dell’anno resta, però, positivo.
“Il sentiment degli investitori ha continuato a inasprirsi a luglio a causa delle continue preoccupazioni riguardo l’inflazione, i prezzi dell’energia alle stelle, l’aumento dei tassi di interesse, la guerra in Ucraina, le strozzature nelle catene di approvvigionamento e di una sempre più possibile recessione. A luglio, tutte le principali classi di attività hanno registrato deflussi netti. Le azioni e le materie prime sono stati gli universi più colpiti, mentre gli alternativi e il reddito fisso sono rimasti relativamente stabili. I fondi monetari, dal canto loro, hanno incassato 5,9 miliardi di euro nel mese: gli investitori hanno di fatto tirato i remi in barca in un contesto di mercato molto complicato per tutte le asset class” commenta Valerio Boselli, senior international editor di Morningstar, intervistato da We Wealth.