Le azioni statunitensi hanno registrato martedì la peggiore giornata degli ultimi due mesi. Gli ultimi dati economici non hanno infatti soddisfatto gli investitori, ridestando le paure circa un ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve dopo mesi di stretta monetaria.
Le azioni statunitensi hanno registrato martedì la peggiore giornata degli ultimi due mesi. Gli ultimi dati economici non hanno infatti soddisfatto gli investitori, ridestando le paure circa un ulteriore aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve dopo mesi di stretta monetaria.
L’indice blue-chip S&P 500 ha chiuso in calo del 2%, con flessioni in tutti i settori. Il Nasdaq Composite, che si basa sul settore tecnologico, è sceso del 2,5%. Entrambi gli indici hanno registrato le perdite giornaliere più elevate dal 15 dicembre. L’indice Vix, che misura la volatilità del mercato azionario ed è spesso soprannominato “indicatore di paura” di Wall Street, è salito sopra 23, il secondo livello più alto dell’anno. Il rally è già finito?
Nuovi rialzi dei tassi in vista
“”Da fine anno ad adesso il rialzo degli indici azionari è stato giustificato dal fatto che gran parte del mercato era sotto-pesato e da un calo dell’inflazione che aveva migliorato le aspettative macro e ridotto il rischio di una politica monetaria rialzista ancora a lungo. Dopo un rialzo molto importante degli indici azionari, il percorso di discesa dell’inflazione è molto meno lineare di quello che si sperava. Gli ultimi dati di inflazione al consumo e alla produzione sono stati superiori alle attese, non confermando quella tendenza di calo in atto da luglio. Tant’è che la Fed ha già iniziato a parlare di un nuovo rialzo da 50 punti” spiega Nicolò Nunziata, market strategist di Marzotto Sim.
Da inizio anno le Borse europee hanno sovraperformato Wall Street. Questo trend è destinato a proseguire nel corso del 2023? Quali sono i migliori fondi per posizionarsi sulle azioni del Vecchio continente?
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Il pericolo recessione e l’incognita della guerra
Che implicazioni ha tutto questo per i mercati azionari? “Il mercato ora si aspetta un exit rate più alto, al 5,25%-5,5%, e traslato avanti nel tempo, con il primo ribasso dei tassi che non arriverà prima del 2024. A ciò si aggiunge che ormai quasi tutte le curve sono inclinate negativamente, con una forte recessione sempre più probabile. Sullo sfondo poi c’è il tema della guerra che crea problemi sulle catene di fornitura e rimane una grande incognita. Insomma per i listini azionari non si tratta di uno quadro macroeconomico favorevole” continua Nunziata.
E l’Europa non farà meglio di Wall Street
Meglio investire nelle più convenienti azioni europee? No. “L’Europa è molto sbilanciata sui titoli finanziari e petroliferi che sono stati i best performer di inizio anno. Ma nel momento che i tassi continueranno a salire in Europa, più che proporzionalmente che negli Stati Uniti, le performance dei relativi indici convergeranno. E quindi Wall Street in termini relativi andrà meglio” spiega Nunziata che conclude sottolineando come mentre la Fed potrebbe aumentare i tassi ancora di 50/75 punti base, la Bce potrebbe aumentarli ancora di 100/125 punti base.