Grazie ad amici appassionati di barche ho avuto la fortuna di essere spesso invitato a trascorrere qualche vacanza con loro e di essere quello che si occupa del vino e del cibo. Certo la barca non è l’ambiente ideale per le bottiglie di vino. Il calore è il primo nemico del vino, inoltre il continuo movimento e gli sbalzi di temperatura non aiutano. È essenziale trovare un luogo fresco in barca dove conservare le bottiglie.
Consiglio anche di dotarsi di una glacette sempre in policarbonato. La glacette servirà a portare e mantenere le bottiglie, soprattutto le bollicine, fresche e alla giusta temperatura. A proposito, è essenziale non dimenticare il cavatappi. È vero che esistono modi per farne a meno, ma il cavatappi ci vuole.
Sistemata la logistica veniamo ai vini.
Quanto alle bollicine io andrei su qualche metodo classico, in Italia ne abbiamo di spettacolari, anche se uno Champagne ci sta sempre bene. Ho una preferenza per il metodo classico tradizionali a base sia di chardonnay che di pinot nero (o blend dei due) anche se ho bevuto ultimamente ottimi spumanti anche a base di uve autoctone da varie regioni italiane.
Quanto ai vini bianchi in barca andrei su vini freschi e beverini, di quelli che, come si dice, “vanno giù”. Perfetti vini come il Vermentino (da Sardegna, Liguria o Toscana), il Pecorino, la Falanghina, la Malvasia istriana o il Sauvignon Blanc. Perché no lo Chablis dalla Borgogna o lo Chanin Blanc dalla Loira. Non dimenticherei un vino rosato, in Italia ce ne sono di buonissimi.
E i vini rossi? C’è ovviamente spazio anche per loro. Magari una Barbera, o un Cerasuolo di Vittoria o un Lacrima di Morro d’Alba bevuti freschi. Occhio, le bottiglie in barca arrivano piuttosto shakerate, vale la pena di farle riposare nella glacette per qualche minuto insieme ad acqua e ghiaccio. E per le bollicine attenzione a non stapparle calde perché si rischia che tutto il vino finisca sulla barca e non nel bicchiere.