La Russia è diventata il paese più sanzionato al mondo con 5.581 sanzioni attualmente in vigore
Alla Russia è ora preclusa ogni attività Ocse. Occorre chiedersi se questa circostanza sia idonea a determinare nuove difficoltà nel percorso di riforma della politica fiscale internazionale
Giova ricordare che l’Ocse, di cui fanno parte 38 Paesi membri (l’Italia risulta tra gli Stati fondatori) è uno dei principali organismi economici multilaterali del mondo, impegnato, tra le altre cose, nella definizione e nel coordinamento delle riforme delle politiche economie e fiscali internazionali dei paesi membri; tendenzialmente, i più ricchi e sviluppati del pianeta.
È evidente che l’esclusione di Russia e Bielorussia comporterà il divieto di partecipare ai negoziati su questioni di primissima importanza e attualmente sul tavolo dei maggiori Stati occidentali e sull’agenda dell’Ocse, quali la regolamentazione del commercio internazionale e la nuova disciplina fiscale che prevede di implementare a partire dal 2023, la global minimum tax.
Un siffatto contesto, lascia trasparire come la partita della politica fiscale sulla tassa minima globale potrebbe andare incontro ad alcuni inediti, o quanto meno imprevisti, ostacoli.
La Federazione Russa ha preso parte a numerosi incontri e momenti decisivi per definire gli aspetti del nuovo framework fiscale internazionale, partecipando ai summit organizzati dall’Ocse.
Ebbene, sulla scia dell’invasione dell’Ucraina, la Russia, come mette in evidenza Statista, è diventata il paese più sanzionato al mondo con 5.581 sanzioni attualmente in vigore. Prima degli eventi in corso, era l’Iran lo stato più sanzionato con 3.616 sanzioni attive da parte di Stati Uniti, Onu, Ue e paesi come Australia, Canada, India e Israele.