Gli Usa e l’Ue hanno attivato una task force per individuare i beni degli oligarchi da congelare e per ostacolare le transazioni verso la Russia
Gli sforzi internazionali messi in campo per sanzionare gli oligarchi russi, mettono in discussione, tra le altre cose, le norme a tutela del segreto finanziario introdotte dagli stessi Stati sanzionanti
In buona sostanza, gli Stati che adottano sanzioni, ora, remano contro le regole a tutela della segretezza finanziaria o dei servizi per le società off-shore che questi stessi hanno istituito, e di cui le élite vicine al Cremlino per anni si sono servite.
Le sanzioni agli oligarchi di cui si sta occupa la Task Force Usa KleptoCapture e la Transatlantic Task Force della Commissione europea, pertanto, dovrebbero innescare un ripensamento tout court di quelle previsioni, pur lecite, che inserite negli ordinamenti di molti Stati Ue e Usa, nei fatti, hanno consentito a molti individui di eludere le norme fiscali e detenere segretamente la propria ricchezza al riparo dalle autorità (si pensi alle procedure per il rilascio dei visti d’oro).
A tal proposito, Tax Justice Network ha individuato alcune strategie che, per il tramite delle task force attivate, potrebbero nel medio periodo far emergere la ricchezza che molti soggetti, oligarchi e non, tendono ad occultare agli Stati di residenza per trasferirla verso paradisi fiscali o giurisdizioni a fiscalità agevolata: si stima, in effetti, che circa 10.000 miliardi di dollari siano detenuti in modo anonimo offshore da individui facoltosi e oltre 1.000 miliardi di dollari di profitti vengono trasferiti dalle multinazionali oltre i confini ogni anno, in gran parte attraverso l’uso di società di comodo.
In effetti, gli attuali sforzi per identificare, rintracciare e congelare i beni delle società e degli oligarchi russi sanzionati sono gravemente ostacolati proprio dalle leggi sulla segretezza e dai disallineamenti tra i diversi ordinamenti fiscali che favoriscono una pianificazione fiscale aggressiva e facilitano gli abusi fiscali.
Ebbene, per individuare – oggi – i beni che gli oligarchi cercano di occultare per sottrarsi alle sanzioni e, in generale, per costruire nel prossimo futuro un sistema di cooperazione internazionale per la trasparenza fiscale, gli Stati Uniti e l’Ue, secondo Tax Justice Network, dovrebbero richiedere, tra le altre cose, a Swift di condividere le registrazioni di tutte le transazioni bancarie transfrontaliere effettuate negli ultimi 60 giorni. In questo modo, potrebbero essere identificati i beni di qualsiasi persona sanzionata, come pure i prestanome o le società veicolo legate alle persone sanzionate.
Inoltre, sottolinea il report in commento, occorrerebbe investire ancora di più sulla condivisione dei dati, ad esempio creando una lista comune (tra gli Stati sanzionanti) dei dati patrimoniali, delle società attive, dei trust, delle fiduciarie, degli asset (crypto asset, yacht ecc) riconducibili a determinati soggetti listati, per facilitare l’individuazione dei beneficiari effettivi.
In buona sostanza, in questo momento di sconvolgimenti sociali ed economici, c’è il pretesto per creare un sistema finanziario e fiscale più trasparente.