Liberismo o dirigismo? In medio stat virtus (ossia, la virtù sta nel mezzo) e questo può spiegare la scelta comunitaria di adottare un regolamento denominato Mica (Markets in crypto assets regulation), in dirittura d’arrivo in questo mese di aprile.
Innanzitutto, trattandosi di un regolamento e non di una direttiva, ha valore immediatamente vincolante per tutti gli Stati membri (non occorre un recepimento da parte dei singoli Stati), a riprova dell’urgenza e della volontà di raggiungere una normativa perfettamente omogenea (anziché un insieme, pur armonizzato, di normative nazionali specifiche – in tal senso si esprime la stessa bozza di regolamento).
Sono quindi passati più di due anni dalla prima proposta di normazione comunitaria sui crypto-asset, e il risultato, a prescindere dallo strumento giuridico prescelto, appare senza dubbio apprezzabile.
Le principali caratteristiche del Mica
Vediamo di seguito le principali caratteristiche.
Innanzitutto, il mondo crypto viene suddiviso in tre macroaree: gli “asset-referenced tokens” (stablecoins), gli “e-money tokens” (stablecoins dotati di un concambio con una moneta fiat) e gli altri crypto assets privi di meccanismi di stabilizzazione, nei quali ricadono anche gli utility tokens.
Sussistono invece dubbi, già sottolineati da vari commentatori, circa l’inclusione o meno nell’ambito oggettivo di applicazione del regolamento dei cosiddetti Nft, ovvero non-fungible token; toccherà all’Esma (l’autorità europea di vigilanza dei mercati) determinare quali caratteristiche debbono assumere gli Nft per rientrare in tale ambito.
A livello soggettivo, i prestatori di servizi dovranno, per così dire, avere un “volto”: dovranno cioè essere identificabili, escludendo quindi quei protocolli che risultano totalmente decentralizzati; inoltre, dovranno necessariamente assumere una forma societaria avente sede in uno Stato membro – con facoltà, analoga, ad esempio, al settore assicurativo – di prestare servizi negli altri Stati in regime di stabilimento o di libera prestazione di servizi, con determinati requisiti di capitale minimo (in funzione del tipo di servizio prestato) e rispettando requisiti di onorabilità e professionalità.
Cosa prevede il Mica in ottica di servizi di custodia
Vista la delicatezza delle chiavi private (perse queste, perso tutto) e i recenti fallimenti (crollo di Ftx), il regolamento fissa dei paletti per i servizi di custodia, stabilendo un sistema di segregazione totale degli asset dei fornitori di tali servizi da quelli dei clienti, che debbono peraltro essere attribuiti a un indirizzo sulla blockchain (in altre parole, non sarà possibile una gestione non registrata su una Dlt – distributed ledger techonology); in ogni caso, detti fornitori dovranno essere provvisti di apposita copertura assicurativa.
Termine di adeguamento
Si tratta di un regolamento che verosimilmente innescherà processi riorganizzativi profondi ed estesi nel tempo: proprio per questo è previsto un ampio termine di adeguamento in capo agli operatori interessati, pari a 18 mesi.
Comunque, per i sostenitori dell’“anarchia da Bitcoin”, non tutto è perduto: secondo le prime analisi la criptovaluta per antonomasia non rientra nel regolamento in questione, posto che non è identificabile il relativo emittente.
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