Si pensa che la scelta dei pezzi da battere possa ricadere su alcune opere attualmente esposte nelle business lounges e su altre appese ai muri dell’headquarter di BA, dove si trovano da oltre 30 anni.
Tra questi eventualmente anche un’opera di Bridget Riley, della quale BA ha diversi lavori della serie “Egyptian”, che potrebbe, secondo qualche esperto, raggiungere un valore “a sette cifre”. Non è chiaro a quale opera fosse riferito il commento.
La collezione conta almeno 1.500 pezzi di artisti quali Richard Deacon, Tracey Emin, Damien Hirst, Gary Hume, Callum Innes, Anish Kapoor, Chris Ofili e Fiona Rae.
Secondo una dichiarazione rilasciata alla BBC, le due curatrici Susie Allen e Laura Culpan affermano che, benché l’azienda non avesse mai acquistato in quest’ambito al fine di un investimento economico, il valore di alcune opere, firmate da artisti scovati all’inizio della loro carriera, si è accresciuto notevolmente.
BA, secondo quanto riportato da CNN, a seguito del lockdown e delle prospettive post crisi, sta valutando di tagliare 12.000 posti di lavoro. Si stima infatti di ritornare ai livelli di traffico raggiunti nel 2019 non prima del 2024. Il CEO Alex Cruz, ha ammesso il grave dissesto economico.
L’idea di attingere a risorse finanziare provenienti dalla vendita di alcune opere per contenere il taglio dei costi, sembrerebbe venuta dallo staff interno, unitamente alla proposta di rimpiazzare i lavori esposti con altri presi a prestito dalle gallerie. A mali estremi occorrono estremi rimedi…
Dunque la scelta di un’azienda di dedicare risorse economiche e di persone al corporate collecting, può in ultima analisi rivelarsi anche un buon strumento di finanza straordinaria, quando si arriva a dover affrontare scenari di incertezza e variabili esogene come quelle che stiamo vivendo oggi.
L’esordio del corporate collecting art, risale probabilmente al periodo rinascimentale con la banca della famiglia dei Medici di Firenze. Quantomeno è la prima a essere stata tracciata.
Anche l’approccio nei decenni è cambiato. Se prima la scelta dell’acquisto era fatta sulla base dei desiderata e del gusto del ceo, successivamente sono subentrate figure professionali competenti, quali curatori o advisor, che stabiliscono l’indirizzo della collezione e selezionano gli acquisti.
Il primato per la più grande art collection di arte moderna e contemporanea al mondo, lo detiene oggi Deutsche Bank con più di 57.000 opere.