Secondo l’Antitrust, l’operazione Intesa-Ubi modificherebbe significativamente l’attuale assetto del mercato del credito in Italia, eliminando la “sostanziale simmetria” fra Intesa e Unicredit
Si sarebbe aggiunta nel procedimento antitrust anche UniCredit. Il 23 maggio, ultimo giorno utile per chiedere l’ammissione, la banca guidata da Jean-Pierre Mustier avrebbe fatto pervenire con successo all’Antitrust la richiesta di partecipazione all’istruttoria
Tuttavia l’Antitrust ha avviato il procedimento istruttorio per verificare i possibili effetti sul mercato dell’operazione solo l’11 maggio scorso. Secondo l’Antitrust, l’operazione Intesa-Ubi modificherebbe significativamente l’attuale assetto del mercato del credito in Italia, eliminando la “sostanziale simmetria” fra Intesa e Unicredit, i due maggiori gruppi bancari del paese.
Inoltre, aggiunge l’Autorità, il mercato “verrebbe privato della presenza di un operatore di medie dimensioni quale Ubi che in un futuro non remoto avrebbe potuto fungere da polo di aggregazione, costituendo un terzo gruppo bancario di grandi dimensioni che si sarebbe affiancato alle due banche maggiori”.
Intesa-Ubi, ecco perché l’Ops andrà a settembre
Per ovviare al problema concorrenziale di un’eccessiva concentrazione, Intesa ha raggiunto un accordo con Bper per la vendita di 400-500 filiali.
Secondo alcune fonti, si sarebbe aggiunta nel procedimento antitrust anche UniCredit. Il 23 maggio, ultimo giorno utile per chiedere l’ammissione, la banca guidata da Jean-Pierre Mustier avrebbe fatto pervenire con successo all’Autorità garante della concorrenza e del mercato la richiesta di partecipazione all’istruttoria.
Ma non è la sola. All’istruttoria partecipano anche Cattolica Assicurazioni e la Fondazione Banca del Monte di Lombardia, entrambi soci di Ubi. In particolare, gli interessi della compagnia assicurativa veronese sono legati alla partnership di bancassurance con Ubi. I soggetti ammessi all’istruttoria antitrust hanno la possibilità di presentare memorie, di avere accesso agli atti, di essere sentiti dall’Autorità e di partecipare all’audizione finale.
È probabile adesso che la Consob attenda il semaforo verde dell’Antitrust per dare la sua approvazione sul prospetto informativo dell’ops. Ecco perché ormai tutti gli osservatori si attendono che l’operazione slitti a settembre.
Alcuni soci di Ubi si sono già espressi in senso contrario all’operazione pubblica di scambio. Innanzitutto, quelli riuniti nel comitato degli azionisti di riferimento (Car, 19% circa del capitale). Poi, il cosiddetto patto dei Mille (1,6% del capitale tra gli azionisti bergamaschi dell’istituto).
Qualche grattacapo per Carlo Messina arriva anche dai rilievi che Ubi ha avanzato a Consob. Tali rilievi riguardano l’asserito avveramento della clausola Mac (material adverse change) per gli effetti della pandemia Covid-19, che renderebbe l’offerta di Intesa inefficace.
Intesa però ha ribadito la maggiore valenza dell’Ops nell’attuale fase di mercato e la determinazione a portare avanti il progetto anche con adesioni all’offerta pari al 50% più un’azione del capitale di Ubi.