La qualità del credito corporate europeo si è notevolmente deteriorata nel 2020, con un tasso annuale di declassamento del 18% e un tasso di upgrade sceso al minimo in quasi 30 anni
Il tasso di default nel Vecchio Continente è aumentato al 5,3%, dal 2,2% del 2009, ben al di sopra della media a 30 anni del 2,2%. Siamo comunque posizionati al di sotto del 6,6% negli Stati Uniti e del 5,5% globale
Insolvenza record
Il tasso di insolvenza annuale della regione ha raggiunto un massimo del 2,3% nel 2020, rispetto allo 0,94% del 2019. Per l’undicesimo anno consecutivo, nessun emittente societario valutato investment grade da S&P (“BBB-” o superiore) all’inizio del 2020 è risultato inadempiente nel corso dell’anno. Il tasso di default di grado speculativo (“BB+” o inferiore) è aumentato al 5,3%, dal 2,2% dell’anno precedente. Cioè, sono raddoppiati i fallimenti di titoli considerati a forte rischio. Si tratta del record per la regione dall’8,6% nel 2009, ed è un dato che si colloca ben al di sopra della media a 30 anni del 2,2%. Siamo comunque posizionati al di sotto del 6,6% negli Stati Uniti e del 5,5% globale.Inoltre, la qualità del credito delle società europee di livello speculativo è peggiorata ulteriormente, con la percentuale di emittenti con rating “B-” o inferiore che ha raggiunto il 33% (dal precedente massimo del 22% alla fine del 2019) dopo una grande ondata di declassamenti nel primo e nel secondo trimestre.
Effetto Covid
“Dato il grave impatto dei lockdown e del distanziamento sociale, molti più settori del solito sono stati protagonisti di inadempienze”, dice Nick Kraemer, capo di S&P Global Ratings Performance Analytics. Il settore dei servizi al consumo è in testa con 11 default (quattro della vendita al dettaglio e ristoranti), seguito dal settore dell’energia e delle risorse naturali con 10 casi di fallimento. Il settore del tempo libero/media ha rappresentato sei default, e il trasporto ha prodotto cinque. Gli unici settori che non hanno avuto default nel 2020 sono stati istituzioni finanziarie, assicurazioni e servizi pubblici.
Un terzo dei default viene dal Regno Unito
Un terzo di tutti i default europei nel 2020 riguarda aziende con sede in Regno Unito e nei paradisi fiscali associati. “Dei 42 default europei totali nel 2020, 14 provenivano dal Regno Unito e dai paradisi fiscali associati – spiega Kraemer – mentre il Lussemburgo ha registrato sette insolvenze aziendali e la Spagna sei. Rileva che i default 2020 per la metà facevano capo a due settori: servizi al consumo (26% del totale) ed energia e risorse naturali (24%)”. Si tratta di un chiaro effetto delle misure di contenimento dei Covid che hanno interrotto le attività di vendita al pubblico e ridotto senza dubbio il consumo energetico globale.
“Stimiamo – continua Kraemer – che il volume del debito in essere associato alle società europee inadempienti sia nel 2020 di 110,3 miliardi di dollari, rispetto ai 26 miliardi di dollari del 2019. A livello globale, ci sono stati 226 default che ammontano invece a circa 353,4 miliardi di dollari di debito”.
Alla fine del 2020, gli emittenti di grado speculativo rappresentavano il 44,5% di tutte le società europee, un dato superiore al 43,6% di fine 2019 e in sensibile aumento rispetto al 17,9% di fine anno 2009.