Ci troviamo in un momento di profondo cambiamento, in cui il sistema si sta rivoluzionando completamente e lo sta facendo ad un ritmo mai visto prima. È quindi fondamentale per gli investitori riconoscere i nuovi trend che definiranno i mercati privati per i prossimi trent’anni, riconoscendo le opportunità ma non dimenticandosi dei rischi.
Gli esperti di Legal & General Investment Management (LGIM) hanno sviluppato un quadro strutturale di lungo periodo per guidare gli investitori durante il processo di rimodellamento dell’economia globale, selezionando le quattro ‘D’ che definiranno il private market: demografia, decarbonizzazione, digitalizzazione e deglobalizzazione.
Le novità, come sempre, portano con sè grandi migliorie, ma anche importanti rischi e questo rimane vero anche analizzando questi quattro: “Riteniamo che questi megatrend siano particolarmente positivi per le infrastrutture a sostegno della transizione energetica, per il settore immobiliare residenziale, per la logistica urbana e per le attività/società legate all’economia digitale”, riassumono gli esperti di LGIM.
I progressi tecnologici, insieme ai cambiamenti nella struttura della popolazione, le crescenti pressioni geopolitiche e la spinta verso la decarbonizzazione stanno catalizzando lo sviluppo di nuovi settori, rendendone altri obsoleti.
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1. Demografia: il destino dell’economia
Il dopoguerra si è dimostrato un periodo particolarmente prolifico per la crescita economica: la forza lavoro è cresciuta rapidamente ed è diventata sempre più sana, il miglioramento delle aspettative di vita e l’aumento dell’urbanizzazione hanno contribuito alle condizioni quotidiane e, automaticamente, all’aumento dei redditi disponibili. Oggi però l’onda di crescita demografica, nelle economie sviluppate, si sta invece prosciugando, la popolazione è sempre più anziana, il tasso di fertilità continua a rallentare e la forza lavoro è in calo. Insomma, in assenza della spinta naturale fornita da una popolazione giovane e in crescita, le economie dovranno aumentare la produttività per mantenere lo stesso tenore di vita.
Accanto alla sfida per le economie sviluppate, nascono però maggiori opportunità di investimento nei mercati emergenti che hanno dalla loro una forza lavoro in crescita e caratteristiche demografiche favorevoli. Infatti, mentre la debolezza dei tassi di fertilità nei Paesi ad alto reddito e in Cina porterà la loro quota di popolazione a scendere dal 17,8% nel 2022 al 12,00% nel 2060, la popolazione dell’Africa subsahariana sarà destinata a passare dal 14,6% della popolazione globale nel 2022 al 24,4% nel 2060.
“Nei mercati sviluppati con l’invecchiamento della popolazione (e la contrazione della forza lavoro) stiamo già assistendo a un aumento dei requisiti fisici e di capitale per le strutture e le tecnologie sanitarie e alla necessità di un maggior numero di alloggi specializzati per le comunità di anziani”, concludono gli esperti.
2. Decarbonizzazione l’economia globale, non più solo un’opzione
L’obiettivo è uno e molto chiaro: raggiungere il net zero entro il 2050. Tuttavia, le diverse regioni del mondo si muovono a ritmi differenti, i progressi sono discontinui e le emissioni globali di gas serra devono ancora diminuire in modo significativo.
Sia gli Stati Uniti che l’Europa sono in prima fila in questa rivoluzione, supportandola con notevoli sussidi che hanno l’obiettivo di costruire le infrastrutture necessarie alla transizione, partendo dall’energia rinnovabile, soprattutto con nuovi parchi eolici e solari. L’aumento della diffusione delle rinnovabili sta mettendo sotto pressione le reti elettriche e richiede un maggiore stoccaggio di batterie per gestire l’intermittenza della produzione eolica e solare, quindi per affrontare entrambe le sfide saranno necessari investimenti significativi.
3. Digitalizzazione: la rivoluzione di domani parte da oggi
L’arrivo delle nuove tecnologie ha già rivoluzionato radicalmente le pratiche aziendali in molti settori, non solo quelli tech. Lo sviluppo della robotica, l’integrazione dell’automazione nelle attività quotidiane e l’aggiunta dell’intelligenza artificiale nella progettazione faciliteranno, in un primo momento, la modernizzazione di molti settori e, secondariamente, consentiranno di ottenere ampi risparmi di efficienza. Ma non solo, le richieste computazionale dell’AI stimoleranno, allo stesso tempo, anche nuovi modi per archiviare i dati, per tutelare il cliente e per creare hardware sempre più potenti.
La digitalizzazione avrà, e ha già iniziato ad avere, effetti sulla forza lavoro, da un lato sostituendo alcuni posti, ma dall’altro aumentando la richiesta per persone competenti per lo sviluppo e l’impiego delle nuove tecnologie. Non si tratta quindi solo di un’opportunità per singoli settori, ma per la popolazione intera che potrebbe trovarsi di fronte ad una svolta nell’istruzione e nella formazione professionale.
4. Deglobalizzazione: rallentamento o inversione di tendenza?
Le interazioni globali nel commercio, i flussi di capitale e di persone e la cooperazione mondiale hanno subito un forte freno negli ultimi anni, a partire dall’esplosione della pandemia che ha trasformato i confini in muri invalicabili. Ma più che parlare di una vera inversione di tendenza, dalla globalizzazione alla deglobalizzazione, secondo gli esperti di LGIM si tratta solo di un rallentamento, che però non può essere sottovalutato. L’indebolimento della cooperazione mondiale e dell’integrazione economica, in particolare tra Stati Uniti e Cina, ma in generale tra occidente e medio oriente, rappresenta un cambiamento radicale nel panorama economico mondiale. In tal senso, a una prima occhiata potrebbero sembrare molti di più i rischi rispetto alle opportunità. Eppure la riconfigurazione delle catene di approvvigionamento ha anche molti aspetti positivi: la priorità non sarà più solo sull’efficienza, ma sulla resilienza e sulla diversificazione, verrà favorita la produzione nazionale, che a sua volta si tradurrà in una maggiore domanda di immobili, inoltre l’onshoring e il friendshoring si focalizzeranno su settori strategici e chiari.