1. Arte e nft: passione o investimento?
Sugli nft e sul valore artistico o speculativo degli stessi si è divisa l’opinione degli stakeholders del mercato dell’arte. E forse sarebbe più opportuno attendere che il mercato si stabilizzi, scremi la produttività artistica e il contenuto estetico apportati dalla nuova tecnologia, che gli nft riducano – fisiologicamente e senza scandalo – il loro volume di scambio.
Ma guardiamo ai dati del primo quarter 2022.
Un primo dato interessante che emerge dalle più recenti analisi di settore [Fonte dati da NonFungible.com NFT Market Quarterly Report Q1 – 2022] è che, se è vero che il mercato nft nel I° quarter 2022 ha registrato una riduzione del 50% di volumi scambiati, è anche vero che questa riduzione si accompagna a una flessione di solo il 5% nel volume di moneta scambiata.
Ciò è principalmente dovuto a un incremento di circa l’80% nel prezzo degli nft tra l’ultimo quarter del 2021 e il primo quarter del 2022. Tale differenza di prezzo è principalmente imputabile al tipo di asset in circolazione. Il 2021 è stato particolarmente caratterizzato dalla circolazione di Video Games asset, relativamente accessibili nella misura di circa un centinaio di dollari; asset che nel 2022 ha osservato un forte rallentamento degli scambi. Contemporaneamente la speculazione è, invece, proseguita sul segmento dei Collectibles.
Un secondo dato interessante che emerge è la conferma di un fenomeno già visibile alla fine dell’ultimo quarter 2021 e cioè che il prezzo degli nft è sempre più decorrelato rispetto al prezzo delle criptocurrencies. Il trend conferma la maturità dell’industria nft che ha superato la massa critica e non subisce l’oscillazione e volatilità del mercato cripto.
Un terzo dato interessante è, nello specifico, che il mercato riconosce la divisione in tre cluster (Collectibes, Art-Related nft e Others in “The Art Market 2022 – Art Basel & UBS Report”,) oppure in cinque (Utilities, Metaverses, Gaming, Collectibles e Art in “NonFungible.com nft Market Quarterly Report Q1 – 2022”). I dati consentono di confermare che il mercato dei Collectibles è anche nel I° quarter 2022 il maggiore segmento dell’industria nft. Il Gaming è il settore con la community più attiva. Il metaverso nonostante l’hype che si è creato intorno a questo segmento rimane strettamente legato agli altri indici. Utility è un segmento con wallet abbastanza attivi ma bassi in termine di volumi scambiati.
Infine, il segmento Cripto Art è il secondo in volume di dollari scambiati (673 milioni di dollari) dopo i Collectibles (6,119 miliardi di dollari). Tuttavia il volume dei wallet attivi resta molto basso, il che suggerisce che il mercato degli Art-Related nft sia al momento ancora riservato a una élite ristretta con asset di alto valore.
Si constata, quindi, un chiaro declino del mercato primario che si spiega con un sano calo nella produzione, come se il secondario stesse ancora “digerendo” tutti gli nft immessi dal mercato primario l’anno scorso. Siamo in una fase di “post-saturazione” del mercato NFTs.
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2. Ora facciamo un passo indietro. Il mercato dell’arte – quello tradizionale così definibile solo per convenzione e per contrapposizione con il mercato dell’arte digitale – nel marzo 2021 è stato scioccato dalla vendita di un nft collegato a un collage digitale (Everydays: the First 5000 Days) di Beeple venduto in asta per la cifra record di 69,3 milioni di dollari. Per la verità, a ben vedere, non sono stati corrisposti dollari ma Ethereum, quindi, criptovalute per un valore equivalente a 63,9 milioni di dollari. L’opera d’arte più costosa di un artista – forse sarebbe meglio dire “digital creator” – vivente è oggi “The Merge” di Pak aggiudicata per 91,8 milioni sulla piattaforma Nifty Gateway a dicembre 2021.
3. Ma cosa ha comprato chi ha comprato un Beeple? Ha comprato una stringa digitale associata a un codice a uno smart contract e a un file digitale, di modo che sia garantito un rapporto di unicità, univocità tra token ID e smart contract e asset digitale sottostante. Appunto un token non fungibile, non interscambiabile, non uguale ad altro se non a sé stesso (ora su altri segmenti di blockchain si parla di prodotti semi-fungible tokens, come per i biglietti del cinema, dove non è l’asset singolo ma la serie che presenta caratteristiche uniche). Chi compra un nft compra la certificazione che una data transazione ha avuto luogo e che vi è stato un passaggio di proprietà da un proprietario (dante causa) a un altro proprietario (avente causa).
4. Ma scendiamo ancora più dettaglio, servendoci di alcuni punti di riferimento giuridici. Chi compra l’nft dell’opera digitale di Fabio Giampietro, per esempio, è l’unico soggetto che ha la “proprietà” dell’asset digitale, mentre il “possesso” è distribuito tra tutti gli utenti che partecipano al registro distribuito decentralizzato. Le nozioni giuridiche di “proprietà” e “possesso” sono fortemente sollecitate da questo fenomeno. Così come sono sollecitati i giuristi a ripensare al concetto di “copyright” del diritto d’autore al concetto di “copyleft” permesso di utilizzo diffuso tra tutti gli utenti.
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5. Introduciamo ora un altro elemento nell’analisi giuridico-economica degli nft: quello di scarsità. E rapportiamo la nozione al mercato dell’arte. Tanto un bene è “scarso” perché qualitativamente o quantitativamente limitato (per dirla con le parole di Jason Bailey che ha definito la cripto arte nel 2018), tanto esso è “conteso” (chi conosce il mercato azionario conosce molto bene il concetto di “contendibilità”) e può costruire intorno a sé un mercato di possibili transazioni e di variazioni di valore.
6. Siamo partiti dal binomio concettuale oppositivo “passione o investimento”. Dobbiamo riguardare le metriche del mercato dell’arte per così dire tradizionale che propone ai collezionisti la domanda “why do you buy art?” là dove si ricerca il dato meta-giuridico relativo alla motivazione all’acquisto: le proporzioni si assestano a circa il 3-6% di motivazione speculativa (dividendo finanziario), a un terzo circa di motivazione esclusivamente passione (dividendo estetico) e a due terzi di motivazione mista di acquisto consapevole (acquisto per passione con attenzione all’investimento).
7. Le proporzioni che appaio nel mercato degli nft sono invertite. Ma attenzione: quando parliamo di nft non tutti sono “Art-Related nft”. I report di riferimento distinguono molto bene i clusters: Collectibles / Art Related / Metaverse / Gaming / Altro. Il mercato è indubitabilmente più esteso sul segmento Collectibles e Gaming, dove l’elemento speculativo è più accentuato. Il mercato è più piccolo nella nicchia Art Related. E già che ci sia una differenziazione tra i due cluster è una buona cosa. Le metriche evidenziano un mercato secondario in crescita in termini di scambi e un periodo di mantenimento (sale and buy) degli Art-Related nft che è di circa 30-45 giorni, quindi, con una rapidità di circolazione ben più importante delle opere di arte c.d. tradizionale.
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8. Ma facciamo ancora un passo indietro. L’arte digitale rappresenta veramente una novità? No, l’arte digitale esisteva dalla fine degli anni ’60 del XX secolo ma non era adeguatamente proteggibile e quindi non riusciva a costruire un mercato in termini di contendibilità del prodotto.
9. Quale è la novità oggi? L’introduzione del metodo del corpus mechanicum, del token non fungibile, mentre il corpus mysthicum (e non a caso possiamo usare gli stessi termini che hanno segnato il passaggio rivoluzionario dalla ritrattistica al dagherrotipo e alla fotografia), l’“aura” per dirla come Walter Benjamin, il contenuto creativo (che trova tutela autoriale) resta da un’altra parte (il file jpg. che si trova nel server interplanetario IPFS). L’nft è un processo, un metodo, infine semplicemente un contenitore associato a un contenuto artistico.
10. Se allora non c’è discontinuità tra l’arte tradizionale e il mercato degli nft correlati ad arte, c’è da porsi la domanda se i tre pilastri, i paradigmi giuridici, del sistema artistico resistono all’ingresso delle nuove tecnologie. Come sappiamo, essi sono “originalità”, “autenticità”, “provenienza”.
L’originalità resiste a condizione che l’autore dell’opera digitale sottoscriva i TOS (Terms of Service) e dichiari di non produrre altro token collegato allo stesso sottostante.
L’autenticità resiste a condizione che, trattandosi di opere native digitali, sia l’autore stesso dell’opera a seguire la produzione dell’nft. Se l’nft è generato da soggetto diverso dall’autore dell’opera o da chi ne ha i diritti si possono verificare casi che ci proiettano nell’applicazione delle procedure di take down o di mancanza di autenticità per assenza di autorizzazione dell’estate di riferimento (è successo ad esempio con le opere di Basquiat). In fondo un punto di debolezza del sistema blockchain sta nella qualità delle informazioni che sono inserite. E per assurdo potrei autenticare opere che non lo sono. Quindi il sistema non garantisce l’autenticità delle informazioni immesse.
La provenienza è forse il pilastro meglio garantito in termini di tracciabilità dei dati. Ma di nuovo, è da dirsi che non sono svolte procedure di tipo bancario di KYC, e quindi le parti dello smart contract possono (a seconda poi della diversa blockchain) essere anonimizzate.
11. I diritti trasmissibili sono incorporati nel protocollo, nello smart contract (che è appunto definito nel decreto semplificazioni) come un processo che si basa sulla meccanica “if … then…” (come un distributore automatico di coca cola). Ogni passaggio viene certificato dalla fiducia che il sistema degli utenti conferisce a quel trasferimento (in assenza di autorità centrale), con le conseguenze in termini di costo energetico. E qui nasce il passaggio dalla proof of work alla proof of stake.
12. Gli nft, il digitale, la blockchain, la nuova tecnologia sono manifestazioni della nostra epoca, lo spirito del nostro tempo come direbbe Haussmann, entrati nelle nostre case senza bussare e chiedere permesso. A mio avviso, sono entrati per restare.