“La compagnia più profittevole del modo”, si appresta finalmente all’Ipo entro il prossimo dicembre. la “caverna del tesoro” saudita fattura all’anno oltre 355 miliardi di dollari, per un utile pari a più di 111 miliardi di dollari
Le indiscrezioni lasciano trapelare che Aramco mirerebbe a quotare dal 2% al 5% delle azioni, sperando che circa la metà dei titoli offerti venga acquistata da investitori internazionali
La partita si gioca sul filo della valutazione aziendale e sul percepito rischio geopolitico da parte degli investitori internazionali
Niente Davide, solo Golia
Saudi Aramco, quella che il Financial Times definisce a ragione “la compagnia più profittevole del modo”, si appresta finalmente all’Ipo entro il prossimo dicembre. Qualche dato: la “caverna del tesoro” saudita fattura all’anno oltre 355 miliardi di dollari, per un utile pari a più di 111 miliardi di dollari. Per dire, Google ha fatturato 136,81 miliardi nel 2018, per un utile pari a 30,73 miliardi di dollari, mentre Facebook registra per lo stesso periodo numeri pari a 55,8 miliardi e 22,1 miliardi di dollari. Altro paragone: Exxon (279,3 miliardi di dollari di fatturato) e Apple (258,5 miliardi nell’ultimo anno fiscale Usa).
Sono infatti ad oggi almeno quattro gli anni di rinvii e attese. Ora, il principe Mohammed Bin Salman ha sciolto le riserve e resa nota la sua volontà di quotare la sua compagnia petrolifera. Gli investitori sono in fibrillazione: si tratta della maggiore quotazione della storia. Vi sono però dubbi sulla valutazione dell’azienda petrolifera, che secondo il suo proprietario vale 2 mila miliardi di dollari.
Saudi Aramco: un’Ipo costosa
Gli investitori però non sarebbero disposi a sborsare tanto. La pensano così le nove banche consulenti (Jp Morgan Chase & Co., Morgan Stanley, Goldman Sachs Group, Bank of America Merrill Lynch, Citigroup, Hsbc Holdings, Credit Suisse Group e due banche di investimento nazionali) che stanno lavorando all’Ipo. Si punterebbe quindi piuttosto ad una valutazione di circa 1.700 miliardi di dollari, secondo il Financial Times. Altri investitori internazionali avrebbero invece fissato il valore di quotazione a 1500 miliardi di dollari. Dunque, perché l’Ipo di Saudi Aramco vada in porto con successo, Bin Salman dovrà attenuare le sue aspettative di incasso.
Intanto, questi saranno i prossimi passi: la società spera di debuttare a Tadawul (la Borsa saudita) a dicembre, per poi procedere con una Ipo internazionale. Saudi Arabian Oil Co., questo il nome ufficiale della società, non ha rivelato né prezzo né percentuale di capitale destinata al debutto in Borsa. Sono dati che verranno definiti nelle prossime settimane.
I rischi e il guadagno
Le indiscrezioni lasciano trapelare che Aramco mirerebbe a quotare dal 2% al 5% delle azioni, sperando che circa la metà dei titoli offerti venga acquistata da investitori internazionali. Al di là dell’esito dell’operazione, si tratta di un test importante per Riyadh, sulla sua attrattività per gli investitori internazionali. Si vedrà se questi ultimi privilegeranno la prospettiva di entrare nel capitale della “più profittevole società del mondo” (al momento, pagherebbe un dividendo annuo da 75 miliardi di dollari) oppure la cautela di fare il proprio ingresso in un paese a rischio geopolitico come l’Arabia Saudita (risale solo all’anno scorso l’assassinio del giornalista Jamal Khashoggi).
Di certo, il sovrano sta cercando in qualche modo di svecchiare il Paese. Uno dei banchieri coinvolti nell’operazione fa sapere di “essere fiducioso in un’ampia partecipazione degli investitori locali” per motivi di orgoglio nazionale. Ma poi aggiunge che “è importante avere una domanda globale per questa Ipo”.