Pictec Am non è ottimista per il prossimi futuro. Le banche centrali non daranno gli stimoli aspettati
Gli indicatori di Pictet mostrano una crescita globale in netto calo rispetto ai mesi precedenti e anche se confrontata con quanto ci si aspettava da inizio anno
Anche se la Fed ha tagliato i tassi d’interesse a luglio, il volume della nuova liquidità fornita dalle autorità monetarie globali si è contratto a un ritmo dello 0,5% negli ultimi sei mesi. Quest’andamento è riconducibile in primis alla Cina (la banca centrale sta attuando misure volte a ridurre l’indebitamento delle aziende). “Prevediamo un certo miglioramento delle condizioni monetarie nei prossimi mesi, dato che la Fed ha in serbo un nuovo taglio dei tassi d’interesse e la Bce è pronta ad annunciare un nuovo programma di acquisto di obbligazioni per un valore di 600 miliardi di euro nel corso del mese. Tuttavia, riteniamo eccessive le attese degli investitori, per uno stimolo monetario da parte delle banche centrali pari a 1500 miliardi di dollari nel prossimo anno”
Azionario
Con la disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina ancora in ebollizione, è sempre più difficile essere ottimisti sulle prospettive economiche e degli utili societari, in quanto l’aumento dei dazi e le minacce di ulteriori barriere commerciali gravano sulle aziende e sui consumatori a livello mondiale. A questo si deve inoltre aggiungere l’incertezza sulla Brexit. Questo porta ad uno scenario futuro non roseo e dunque “rimaniamo sottopesati sulle azioni globali”.
Le azioni statunitensi paiono poco interessanti rispetto ad altri mercati azionari in questo contesto. L’indice di riferimento S&P 500 è solo di pochi punti distante dai suoi massimi storici, ma gli indicatori statunitensi della recessione sono in zona d’allarme. La curva dei rendimenti si è invertita mentre, per la prima volta dalla crisi finanziaria globale, i rendimenti da dividendo sulle azioni sono superiori rispetto a quelli sui Treasury a 30 anni.
Gli analisti hanno notevolmente ridotto le previsioni per i profitti delle aziende statunitensi dello scarto maggiore degli ultimi tre anni. Il consenso indica una crescita degli utili del 2,4% per il 2019, rispetto al 7,7% previsto all’inizio dell’anno, secondo FactSet. Il recente calo delle operazioni di riacquisto di azioni proprie è un ulteriore segnale di preoccupazione per gli investitori azionari statunitensi, dato che queste operazioni nello scorso decennio hanno rappresentato circa il 20% dei rendimenti di mercato e un terzo della sovraperformance di mercato statunitense rispetto alla controparte europea, secondo i nostri calcoli. Ma ci sono aree attraenti nel mercato azionario. “All’interno della nostra allocazione regionale, conclude Pictet- rimaniamo sovrappesati sulle azioni europee. La Germania potrebbe essere in recessione tecnica, ma gli indicatori anticipatori europei sono migliorati nel corso degli ultimi sei mesi grazie al momentum più positivo in Francia e Spagna”.