Il consiglio direttivo della Bce ha lasciato invariato il tasso ufficiale di riferimento allo 0,00% e ha aumentato il Pepp di 500 miliardi, estendendone la scadenza
Permettere ai governi e al sistema di potersi indebitare virtualmente all’infinito pagando tassi pari a zero pone una seria questione di «azzardo morale». Negli interventi a pioggia, il mancato discernimento fra soggetti performing e non aumenta la vulnerabilità dell’economia
Come da previsioni, la Bce entra nel nuovo anno con una politica “salva tutti”
Tuttavia, è stata la stessa Bce a limare la sua stima d’inflazione per l’eurozona allo 0,2% (dallo 0,3%) per il 2020, lasciando invariato il 2021 (1%) e ridimensionando il 2022 (1,1%, dall’1,3% di tre mesi fa). Nel 2023 infine, in base alle nuove stime, l’inflazione viaggerà ancora a una media dell’1,4%. Il programma di acquisto di emergenza pandemica (Pepp) aumenta di 500 miliardi di euro, arrivando così a un totale di 1850 miliardi. Il board Ecb ne ha ampliato anche l’orizzonte temporale fino a fine marzo 2022 «e in ogni caso fino a quando sarà necessario». «L’obiettivo della Bce in questa fase è quello di permettere a chi è in difficoltà di superare il periodo che stiamo vivendo», commenta il professore emerito Franco Bruni dell’Università Bocconi.
L’aspetto più critico di queste politiche monetarie ultra espansive è la loro mancanza di selettività. Ma è anche vero che «non sembrano esserci molte alternative». Non si può però ignorare il fatto che permettere ai governi e al sistema di potersi indebitare virtualmente all’infinito pagando tassi pari a zero ponga una seria questione di «azzardo morale», di disciplina da parte di chi si indebita. Disciplina che non può certo arrivare dai mercati finanziari. Negli interventi a pioggia, il mancato discernimento fra soggetti performing e non aumenta la vulnerabilità del sistema. E quando poi i fenomeni dell’economia di mercato tornano a manifestarsi, possono risultare molto aspri. «Bisognerebbe intervenire sulle cause, piuttosto che concentrarsi sui sintomi» di una situazione patologica quale è quella dei tassi a zero protratti. In ogni caso, le politiche dei banchieri centrali (non solo di Christine Lagarde) per il momento non sembrano avviate a cambiare in senso restrittivo, come dimostrano per ultime le decisioni adottate nel meeting Bce.
Massicce iniezioni di liquidità
L’investimento del principale in titoli da parte della Banca centrale europea continuerà fino al 2023. Ciò che preme a Christine Lagarde è una trasmissione «liscia» della politica monetaria: per questo motivo gli acquisti di titoli (e quindi l’immissione di liquidità del sistema) continueranno a essere flessibili per evitare un «dannoso restringimento delle condizioni finanziarie».
Si rafforza anche il supporto alle banche: le operazioni di rifinanziamento interbancarie di estendono infatti per ulteriori 12 mesi, fino a fine a giugno 2022. Continueranno anche e operazioni di Peltro. Infine, resta in vigore il programma di acquisto titoli (App) di Mario Draghi: proseguirà al ritmo di 20 miliardi al mese. Ciò detto, la numero uno dell’Eurotower ribadisce che il pacchetto di stimoli potrà essere ricalibrato ulteriormente, se necessario. La prospettiva della diffusione del vaccino rimuove alcune nubi dall’orizzonte. Per lo meno la crisi sanitaria si avvia a una conclusione. È importante che i governi non sprechino i fondi del recovery, che li utilizzino per fini produttivi, prosegue la Lagarde.
L’andamento del tasso di cambio non rientra negli obiettivi di politica monetaria della Bce, ribadisce madame Lagarde. Tuttavia, dato che comporta una pressione dei prezzi verso il basso, Francoforte «lo monitora». Dopo le sue parole, la valuta ha continuato ad apprezzarsi a oltre 1,215 dollari. Lady Euro come sempre punta il faro anche sulla questione ambientale e i rischi connessi in termini economici. Uno degli aspetti che la pone in perfetta sintonia con Ursula Von der Leyen.