‘Come vivremo insieme?‘ si chiede Hashim Sarkis, architetto libanese laureato ad Harvard, accademico del Mit e curatore della Biennale Architettura 2021. Se lo era domandato già a gennaio 2019, a poche settimane di chiusura dalla precedente edizione, la 16ma. Un’istanza urgente e profetica, quando non ironica, visto quello che sarebbe accaduto poi. “La pandemia ha reso la domanda posta da questa Biennale ancora più rilevante e appropriata”, scrive Sarkis nella presentazione della sua curatela. Una coincidenza? “Può senz’altro essere una coincidenza che il tema sia stato proposto pochi mesi prima della pandemia. Tuttavia, sono proprio le ragioni che inizialmente ci hanno portato a porre questa domanda” a essere diventate ancora più urgenti durante il 2020. “Sarà una kermesse importantissima, non soltanto per la domanda che si pone”, osserva Bianca Arrivabene, vicepresidente di Christie’s Italia e veneziana per amore dal finire degli anni ’80, “quando Venezia era ancora una ‘bella addormentata’.
Hashim Sarkis, curatore della XVII Biennale Architettura di Venezia. Foto di Jacopo Salvi, courtesy La Biennale di Venezia
Certo, “la mostra stessa ha subito degli aggiustamenti nell’ultimo anno. Un po’ come tutti noi. Suscita una grande curiosità, non solo per il titolo, ma per il giro di boa che è stata la pandemia.
Che cosa ci racconteranno?”.
L’intensificarsi della crisi climatica, i massicci spostamenti di popolazione, le instabilità politiche globali, le crescenti disuguaglianze razziali, sociali ed economiche sono diventate materia di attivismo per i nuovi giovani architetti, che si trovano a dover pensare nuovi modi dell’abitare. “A un nuovo contratto spaziale”, come dice Sarkis. ‘Contratto spaziale’ che in una città come Venezia è costantemente rimodulato e combattuto. “Anche se vivi a Venezia, non ti abitui mai alla sua bellezza”, confessa Bianca Arrivabene. “Diventa una specie di trappola, un luogo dal quale non riesci a sfuggire, né con il pensiero né fisicamente. Dobbiamo riadattarci per vivere in modo nuovo, il confinamento è stato l’occasione per una grande riflessione nei confronti dell’ambiente e della Terra, di quello che abbiamo fatto. Dobbiamo imparare a rispettare le regole e a rispettarci”.
Arsenale, Foto di Andrea Avezzu?. Courtesy La Biennale di Venezia
E delle biennali passate, cosa le resta? “Di quella del 2018, il progetto curato da Robert McCarter, architetto e docente universitario, da sempre attento all’intreccio fra arcaico e contemporaneo. Fra il 1953 e il 1970, i più geniali architetti idearono progetti grandiosi per Venezia. Per la Biennale Arte del 1972, Carlo Scarpa curò e progettò Quattro progetti per Venezia, in cui venivano illustrate altrettante proposte di maestri dell’architettura moderna: il Masieri Memorial firmato da Frank Lloyd Wright, l’Ospedale di Venezia di Le Corbusier, il Palazzo dei Congressi di Louis Kahn e il parco pubblico tra il mare e la laguna di Jesolo dello scultore e designer nippo-americano Isamu Noguchi. Nessuno di essi fu mai realizzato”.
“A distanza di quarantasei anni, Robert McCarter li ha riproposti. Ne sono stata toccata: quelle archistar avrebbero dato a questa città un ulteriore livello di eccellenza. Devo però aggiungere che alcuni interventi di tutta eccellenza sono stati fatti: penso a Punta della Dogana e al teatrino di Palazzo Grassi, al cimitero con l’intervento di Chipperfield. Ogni nuovo innesto a Venezia deve essere calibrato. Pensato con il cuore, con l’anima, con l’intelligenza”. Parlando di anima, Bianca Arrivabene si illumina rammentando che durante la XVII Biennale Architettura, fra le mostre collaterali, ci sarà anche quella di Wallace Chan (dal 14/5 al 31/10/2021) al Fondaco Marcello. Ex monaco buddista, designer di gioielli ma anche scultore, l’artista di origini cinesi ha sentito l’urgenza di stabilire un dialogo fra spazio, materiali e tempo.
Wallace Chan, protagonista di “TITANS: a dialogue between materials space and time”, mostra che si preannuncia fra le più sentite fra gli eventi collaterali della Biennale Architettura 2021 di Venezia
La Biennale Architettura 2021 e? organizzata su cinque “Scale” (o aree tematiche): Among Diverse Beings, As New Households, As Emerging Communities, Across Borders e As One Planet. Tre saranno all’Arsenale, due al Padiglione Centrale. I progetti esposti spazieranno dall’analitico al concettuale, passando per l’imprescindibile sperimentale, e per il rassicurante “testato e provato”. Ognuna di queste “Scale” e? a sua volta declinata in una serie di temi, ospitandoli nelle singole stanze presenti negli edifici e degli spazi della Biennale. Anche i babilonesi si domandavano come si potesse “vivere insieme” nel costruire la loro torre. Se lo chiedeva Aristotele nella Politica. La sua semplice, eterna risposta fu “la citta?”.
La 17 Mostra Internazionale di Architettura dal titolo How will we live together? a cura di Hashim Sarkis sara? aperta al pubblico
da sabato 22 maggio a domenica 21 novembre 2021, ai Giardini, all’Arsenale e a Forte Marghera. La pre-apertura avrà luogo nei giorni 20 e 21 maggio. 112 i partecipanti, da 46 paesi. La maggiore rappresentanza arriva da
Africa, America Latina e Asia, con uguale rappresentanza di uomini e donne.
Andrà a Lina Bo Bardi, architetta, designer, scenografa, artista e critica italiana naturalizzata brasiliana, il Leone d’oro speciale alla memoria della XVII Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, aperta al pubblico da sabato 22 maggio 2021 (preview 20 e 21 maggio
‘Come vivremo insieme?’ si chiede Hashim Sarkis, architetto libanese laureato ad Harvard, accademico del Mit e curatore della Biennale Architettura 2021. Se lo era domandato già a gennaio 2019, a poche settimane di chiusura dalla precedente edizione, la 16ma. Un’istanza urgente e profetica, quando n…