L’organizzazione che negli Stati Uniti certifica i pianificatori finanziari, il Cfp, ha diramato lo scorso 30 novembre le sue linee guida su come fare consulenza finanziaria in materia di criptovalute nel rispetto degli obblighi deontologici. Il Cfp ha chiarito che il codice di condotta interno non vieta (né obbliga, come ovvio) la consulenza che coinvolge gli asset crittografici. Tuttavia, le particolari caratteristiche delle criptovalute impongono attenzioni particolari, che il board ha ritenuto di rendere esplicite in un documento di 14 pagine.
Fra le premesse il Cfb ha citato quattro caratteristiche che suggeriscono ai consulenti una particolare attenzione:
- Le criptovalute “possono essere investimenti speculativi e volatili, e questa volatilità può avere un effetto particolarmente negativo sugli investitori”;
- “Sono difficili da analizzare e rappresentano una sfida per i professionisti Cfp che cercano di prendere decisioni di investimento informate (anche gli investitori esperti hanno difficoltà a valutare questi asset e a separare i “fatti dal clamore”)”
- Possono presentare rischi di custodia peculiari che espongono gli investitori a un rischio maggiore di furto o perdita”;
- “Possono sollevare problemi di valutazione in quanto potrebbero non essere soggetti a metodologie di valutazione comunemente accettate e potrebbero non essere soggetti a un trattamento contabile coerente o a requisiti di rendicontazione tradizionali”;
- “Possono essere non registrati o altrimenti offerti da o attraverso fornitori che operano al di fuori o non rispettano i quadri normativi esistenti”;
- “Possono essere soggette a ulteriori normative, che possono evolvere in modo imprevedibile”.
Di fronte a tutte queste difficoltà aggiuntive quali sono, allora, i passi per maneggiare in modo corretto e professionale l’investimento in criptovalute per un consulente? Ecco la guida del Cfp.
1) Conciliare rischio di volatilità e perdita totale con gli obiettivi del cliente.
Considerando quanto le criptovalute possano sperimentare una volatilità estremamente elevata e la natura spesso speculativa della domanda il pianificatore finanziario deve “valutare la tolleranza e la capacità di un cliente verso perdite significative o totali sugli asset legati alle criptovalute e di raggiungere comunque gli obiettivi”. Più nel dettaglio “le prospettive di alti tassi di rendimento possano essere allettanti, un cliente potrebbe non avere la tolleranza o la capacità di affrontare il rischio che questa volatilità presenta”.
2) Frequenza di monitoraggio incrementata
Nel rispetto dell’obbligo di attenersi alle direttive date dal cliente, il pianificatore finanziario dovrebbe essere chiaro nel definire che, data la sua volatilità l’asset crittografico potrebbe non adeguarsi sempre alla quota di allocazione stabilita. Allo stesso tempo, “il professionista Cfp potrebbe aver bisogno di aumentare la frequenza di monitoraggio perché le attività legate alle criptovalute possono essere volatili, difficili da valutare e soggette ad altre circostanze mutevoli”. Fra queste, c’è anche il contesto normativo sul quale il board scrive che “il professionista deve informare il cliente” in merito al fatto “che il panorama normativo è in evoluzione e incerto e che i successivi sviluppi normativi o legali possono influire sull’investimento” ad esempio, “limitando la capacità del cliente di utilizzare o scambiare l’attività o influenzando le imposte che il Cliente deve pagare”.
3) Fornire informazioni sulla custodia
Il consulente deve, poi, fornire adeguate informazioni sui problemi legati alla custodia della private key, il codice che permette di utilizzare la criptovaluta e che – in caso di perdita o di trafugamento – equivale alla perdita della criptovaluta stessa senza possibilità di appello. Questo vale anche nel caso, non così raro, dei furti avvenuti sulle criptalute depositate sugli exchange: “pertanto, un professionista Cfp che fornisce consulenza finanziaria sulle criptovalute deve informare il cliente dei rischi legati alla sicurezza dell’exchange, alla sicurezza di un portafoglio o di un’altra soluzione di custodia e al trasferimento delle criptovalute”, scrive il board, “esiste anche il rischio che l’exchange possa avere problemi di liquidità o diventare insolvente, il che potrebbe portare al fallimento” – su questa eventualità il ‘caso Ftx’ ha impartito una lezione memorabile.
Fra le altre considerazioni in quella che è necessariamente una lista incompleta delle sfide poste dalle criptovalute nell’ambito della pianificazione finanziaria professionale il board ha citato, infine, gli aspetti legati all’imposizione fiscale, i costi di transazione e, aspetto da non trascurare, un piano per la trasmissione delle private key agli eredi in caso di decesso.