I listini azionari europei, sulla scia di quelli statunitensi, hanno messo a segno una striscia importante di sedute chiuse in territorio positivo, dopo mesi di continui ribassi. È bastato un dato sull’inflazione migliore del previsto, per spingere i corsi azionari in alto. Ma è un rally destinato ad esaurirsi velocemente, come quelli precedenti – o è destinato a perdurare? Ecco cosa vedono i grandi della finanza all’orizzonte.
Economia debole, ma meno del previsto
Bofa, nella sua consueta survey mensile condotta tra i gestori di fondi, ha misurato la temperatura ai mercati. Quanto al contesto economico, si evince un aumento dell’ottimismo. Il 20% degli intervistati – in aumento dal 5% del mese scorso – ha rivisto al rialzo le prospettive della crescita europee, sulla scia del calo del prezzo dell’energia. Ora “solo” il 78% ritiene che l’economia europea sia destinata a indebolirsi nei prossimi dodici mesi, rispetto al 92% quasi record del mese scorso. Il minimo previsto del ciclo macro è stato spostato in avanti, con il 39% degli intervistati che si aspetta il fondo del ciclo nel secondo trimestre del prossimo anno (rispetto al 48% del mese scorso), mentre il 26% lo vede solo nel terzo trimestre o oltre (rispetto al 17%).
Giù l’inflazione
L’85% netto prevede un calo dell’inflazione globale nei prossimi dodici mesi, e il sondaggio si è concluso prima della pubblicazione dell’IPC statunitense – più debole del previsto – giovedì scorso. L’1% netto prevede un calo dei rendimenti obbligazionari a 10 anni nel corso del prossimo anno, il primo dato positivo in quasi 20 anni. Ad ogni modo, una maggioranza del 32% considera ancora l’inflazione elevata come il principale rischio di coda per i mercati, seguito dal peggioramento della geopolitica, al 18%.
Mercati in crescita, ma non nel breve
Venendo ai mercati, il 59% degli investitori vede un ulteriore rialzo per le azioni europee nei prossimi dodici mesi, la percentuale più alta degli ultimi sei mesi. La percentuale che vede un sostanziale peggioramento degli EPS europei in risposta al rallentamento della crescita e alla maggiore pressione sui margini è scesa dal 48% del mese scorso al 37%. Tuttavia, l’80% ritiene che il recente rally azionario non sia sostenibile nel breve termine. Il 35% ritiene che la mancanza di sufficienti coperture difensive sia il rischio principale del portafoglio, in aumento rispetto al 27% del mese scorso.
Più value, meno qualità
Il 37% degli investitori prevede una nuova sottoperformance dei ciclici rispetto ai difensivi. La percentuale di chi ritiene che i titoli di alta qualità supereranno quelli di bassa qualità nel corso del prossimo anno è scesa dal 75% del mese scorso al 57%, mentre la quota di chi pensa che il valore supererà la crescita è salita dal 10% al 30%. Le assicurazioni, che gli investitori considerano uno dei settori più sottovalutati, sono diventate il settore più sovrappesato, superando l’energia e il settore farmaceutico. Questi tre settori sono seguiti dalle banche, dove il posizionamento degli investitori si è spostato ulteriormente in territorio di sovrappeso. IL’immobiliare rimane il settore meno amato, seguito da retail e costruzioni.