Il 36% degli investitori istituzionali considera il cambiamento climatico un fattore di rischio, contro il 7% che ritiene possa rappresentare un’opportunità
Il 52% degli intervistati considera l’intelligenza artificiale sia un rischio che un’opportunità
“Stiamo già assistendo a un cambiamento nel modo in cui i mercati operano in risposta a queste due tendenze, che saranno una sfida determinante anche per le generazioni future”, commenta Matt Oomen di Bny Mellon Investment Management
Secondo la ricerca, che ha analizzato i punti di vista di 45 investitori istituzionali appartenenti a 16 paesi e con un patrimonio gestito congiunto di oltre 12mila miliardi di dollari, il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale rappresentano di fatto due megatrend del nostro secolo e stanno rimodellando il futuro degli investimenti. Eppure, gli investitori istituzionali risultano piuttosto sconcertati in merito e si dividono tra chi li ritiene un’opportunità – ben pochi – e chi invece li considera un rischio. In particolare, il 93% degli intervistati ritiene che i cambiamenti climatici rappresentino un fattore di rischio non ancora valutato adeguatamente da tutti i mercati finanziari a livello globale, mentre oltre l’85% ritiene che l’intelligenza artificiale potrebbe potenzialmente provocare non solo dei contraccolpi sociali ma anche delle tensioni geopolitiche.
Esg e politica, due elementi da districare
Solo il 7% degli investitori istituzionali oggetto dello studio ritiene che il cambiamento climatico possa rappresentare un’opportunità, contro il 36% di coloro che lo considerano un fattore di rischio. Resta in bilico oltre la meta degli intervistati (il 57%). Secondo quanto emerge dallo studio, l’etica che fonda le radici degli investimenti ambientali, sociali e di governance è strettamente legata al fatto che mercati “sani” richiedano non solo economie più forti ma anche società “stabili”. “In questo decennio i fondi Esg hanno accumulato buoni ritorni – si legge nel report – ma potrebbero essere stati influenzati dalle politiche ultra accomodanti delle banche centrali? L’effetto Esg è difficile da districare rispetto all’effetto politico. In ogni caso, la realtà degli investimenti sia in Ai che in Esg sarà giudicata meglio non dagli afflussi quando i mercati sono gonfiati artificialmente, ma dalla loro resilienza quando arriva l’inevitabile correzione”.
Intelligenza artificiale: meno posti di lavoro o rivoluzione evolutiva?
Le percentuali relative al cambiamento climatico sembrano essere piuttosto in linea rispetto a quelle che riguardano l’intelligenza artificiale. Anche in questo caso, solo il 7% considera l’intelligenza artificiale un’opportunità, ma si riduce la forbice di coloro che la ritengono un rischio (33%). La divisione è piuttosto netta e divide due mega “pensieri”: coloro che credono che l’intelligenza artificiale abbia scatenato una vera e propria rivoluzione evolutiva, e coloro che invece sono preoccupati rispetto all’impatto sui posti di lavoro.
Parola all’esperto
“La migliore opportunità è raramente la più ovvia – commenta Matt Oomen, global head of distribution at Bny Mellon Investment Management – Per gli investitori coinvolti nel vortice quotidiano del cambiamento costante, scegliere la strada giusta può essere difficile. Ad aggravare queste sfide vi sono grandi tendenze secolari, come l’intelligenza artificiale e i cambiamenti climatici. Stiamo già assistendo a un cambiamento nel modo in cui i mercati operano in risposta a queste due tendenze, che saranno una sfida determinante non solo per l’attuale generazione di gestori patrimoniali e investitori, ma anche per le generazioni future”.