«L’obiettivo è quello di diventare i numeri uno in Europa nel settore delle assicurazioni per l’arte», esordisce Italo Carli, head di Arte Generali Italia. Un obiettivo ambizioso, ma che «in termini di volumi richiederà tempo». Dal punto di vista qualitativo invece Arte Generali può già dirsi leader grazie «all’articolazione della nostra offerta».
La tranquillità della soluzione per “tutti i rischi” trova il suo perfetto complemento nel servizio di conciergerie, una coccola per la clientela private e hnwi. Grazie a esso, il cliente – tramite app, e quindi da remoto – può avere costantemente a disposizione i professionisti più qualificati del settore di interesse, selezionati da Arte Generali. «Per ogni partner si hanno a disposizione cv e schede informative, affinché il cliente possa scegliere in piena trasparenza e consapevolezza la figura più opportuna. Il nostro servizio di conciergerie si fonda su quattro pilastri. Quello classico della protezione. Poi subentrano conservazione (catalogazione, manutenzione preventiva, restauro, trasporto, custodia), valutazione e valorizzazione». La digitalizzazione del prodotto è molto avanzata e può contare anche su validazioni blockchain.
Avvalersi di partner consente a Generali di muoversi agevolmente, con una struttura «leggera». Per rendere operativo il progetto in Italia ci sono voluti otto mesi e un centinaio di persone, in piena pandemia. «Si è voluto investire in questa area in maniera strutturale», prosegue Italo Carli. Una mossa rivelatrice di quanto il gruppo voglia essere sempre più punto di riferimento per il segmento della clientela di fascia alta, gli high net worth individual (hnwi).
Nel portafoglio clienti di Arte Generali figurano anche gli istituzionali, come i musei. Ma il panorama sta evolvendo, e la tradizionale dicotomia museo pubblico-collezione privata necessita di nuove declinazioni. Infatti, «negli ultimi anni sta prendendo piede anche in Italia il fenomeno della creazione delle collezioni d’impresa, le corporate collection. Le collezioni personali, di famiglia, si trasformano sempre più in collezioni aziendali – Molto spesso un collezionista fa diventare la sua collezione privata quella della sua azienda. Oppure costituisce veri e propri musei privati, fondazioni. La collezione diventa rappresentazione della sua famiglia». E in quanto tale va protetta. Ad esempio, anche con polizze del tipo “chiodo a chiodo”, ossia prodotti di copertura che proteggono l’opera – in caso di prestito – dal momento in cui lascia “il chiodo” a quello in cui vi fa ritorno.
Arte, capolavori a prova di gatto
Il curioso interlocutore domanda se dell’ombrello Generali beneficiano anche gli enti pubblici. «In Europa si. In Italia non ancora. Il nostro paese soffre di una cronica sotto-assicurazione. Il grande mercato del pubblico, ad oggi, non si assicura». Un aspetto paradossale, se si pensa che il nostro è il paese più ricco al mondo per patrimonio artistico-culturale. Il mercato italiano a livello europeo viene dopo l’Inghilterra, la Germania, la Francia. E lo stacco non è certo marginale: «il mercato assicurativo pubblico italiano è la metà della Francia, un terzo della Germania. Il Louvre, a differenza degli Uffizi, si assicura». Del resto, continua provocatoriamente I’ingegner Carli, «assicurare la primavera del Botticelli significa averne – in caso di evento avverso – il controvalore in denaro, non certo le fattezze originali»
Nell’universo dei rischi, è interessante notare che furti e incendi restano eventualità piuttosto rare, fortunatamente. I danni maggiori si verificano infatti per negligenza o colpa. L’aneddotica in tal senso si spreca. Personale delle pulizie disattento o inopportunamente «solerte» nel rimuovere «macchie» dai muri o nel «riordinare». Chiodi che decidono di andare in pensione. Gomitate, gesti inconsulti. E poi, c’è il capitolo animali domestici. È ancora fresco, nell’ambiente degli assicuratori fine art, il ricordo di un gatto imbronciato e di una ceramica di Fontana andata in pezzi. Il coinquilino del micio per fortuna era protetto da una polizza all-risk. La ceramica fu perfettamente restaurata e andò addirittura in asta, per centinaia di milioni. Con la benedizione del mondo felino, non nuovo a record d’asta per opere danneggiate. Ma questa è un’altra storia…