Raccomandato un coinvolgimento delle parti sociali sia nell’elaborazione che nell’attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza
Secondo le ultime stime, la diminuzione delle ore lavorate sarà pari a 18 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel terzo trimestre del 2020
Crollano a 192mila le nuove assunzioni attese dalle imprese nel mese di dicembre, in calo del 36% rispetto allo scorso anno
Economia europea verso un crollo del pil del 7,3%
Firmata dai presidenti di cinque “Confindustrie” – Bdi (Germania), Medef (Francia), Confindustria (Italia), Ceoe (Spagna) e Lewiatan (Polonia), che rappresentano i paesi destinatari di circa due terzi delle sovvenzioni del Recovery and resilience facility – la lettera è stata inviata ai leader delle tre principali istituzioni europee, raccomandando “un coinvolgimento delle parti sociali sia nell’elaborazione che nell’attuazione dei piani nazionali di ripresa e resilienza” oltre a una definizione di “regole semplici e chiare per assicurarne un’effettiva operatività”.
Stando alle stime elaborate da Business Europe, l’economia europea si starebbe incamminando infatti verso un crollo del 7,3% del prodotto interno lordo entro la fine dell’anno. Inoltre, le recenti restrizioni legate alla seconda fase di contagi da covid-19 e la conseguente chiusura di alcune attività economiche, avrebbero determinato un ulteriore peggioramento della situazione. La diminuzione delle ore lavorate, scrivono gli industriali europei, sarà pari a 18 milioni di posti di lavoro a tempo pieno nel terzo trimestre del 2020 e “il percorso per tornare ai livelli di produzione pre-covid sarà lungo e caratterizzato da un elevato grado di incertezza”.
“Le riforme puntino su ambiente e innovazione digitale”
Di conseguenza, aggiungono, “è imperativo che i responsabili politici facciano quanto è in loro potere per sostenere i nostri sistemi economici”. “I cittadini e le imprese europee aspettano con ansia il via libera al piano per la ripresa”, motivo per cui i leader europei dovrebbero “unire le forze e dispiegare tutte le energie per guardare in avanti e iniziare a ricostruire il nostro futuro”. I cinque presidenti, inoltre, hanno focalizzato l’attenzione anche sulla necessità di un quadro coerente e flessibile sugli aiuti di Stato per finanziare la ripresa a livello nazionale, “basato su regole adattate e processi di notifica più brevi e agevoli per le misure che richiederanno un’autorizzazione preventiva da parte della Commissione europea”, precisa Confindustria in una nota ufficiale.
Per non dimenticare poi l’esigenza di riforme e investimenti che puntino su priorità chiare, quali la protezione ambientale e l’innovazione digitale. “Ciò sarà possibile – conclude la lettera – solo consentendo nuove forme di cooperazione pubblico-privato, finalizzate non solo a dare continuità alle riforme attuate ma anche a generare investimenti produttivi. Sarà ugualmente fondamentale garantire sostegno adeguato a progetti ampi e integrati, per coprire l’intero ciclo dell’innovazione”.
Compromesso tra Polonia, Ungheria e Germania?
Intanto stando a quanto rivelato dal vice premier polacco Jaroslaw Gowin citato dall’agenzia Bloomberg, Polonia e Ungheria avrebbero trovato un compromesso con la Germania per sbloccare il Recovery e il bilancio Ue. “Per ora abbiamo un accordo tra Varsavia, Budapest e Berlino. Credo che l’intesa possa includere le altre 24 capitali europee entro venerdì”, ha dichiarato ai giornalisti, ponendo fine alla minaccia di veto di Polonia e Ungheria per la clausola sullo Stato di diritto legata all’erogazione dei fondi.
Unioncamere: ingressi in calo del 36% a dicembre
La chiusura dell’anno resta comunque a tinte fosche. Secondo l’ultimo bollettino del Sistema informativo Excelsior realizzato da Unioncamere e Anpal, crollano a 192mila gli ingressi previsti dalle imprese nel mese di dicembre, in calo del 36% rispetto allo scorso anno. La quota di aziende che programmano assunzioni si attesta infatti intorno all’8%, sotto di due punti percentuali sul mese di novembre e di cinque punti percentuali sul mese di ottobre. Le restrizioni, precisa l’associazione, riguardano prevalentemente le imprese dei servizi turistici, alloggio e ristorazione (-56,9% rispetto a dicembre 2019), dei servizi culturali (-55,2%) e del commercio (-38,6%). Più contenuto il calo relativo ai servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (-16%) e ai servizi legati all’Ict (-21,7%).