L’impatto dell’emergenza sanitaria legata all’esplosione del coronavirus è drammatico e il settore del real estate subirà uno shock sistemico molto forte
L’immobiliare e l’edilizia valgono quasi un quinto del pil nazionale
La ripresa del mercato dipenderà innanzitutto dagli aiuti economici che stanzierà il governo
La view di Scenari Immobiliari, Gabetti, Ance, Nomisma, Engel & Völkers Italia, Federalberghi e lo studio Puri Bracco Lenzi e Associati
“Chi lavora nell’immobiliare ha paura, e non solo del coronavirus. Non ci sono appuntamenti per vedere case o uffici in vendita. Le locazioni brevi sono ferme e non si fanno prenotazioni per l’estate. I negozi sono chiusi e crescono le richieste di riduzione dei canoni di locazione. Le banche non rispondono al telefono, così come gli investitori esteri. E il governo, ma non è una novità, non considera degni di attenzione immobiliare ed edilizia, due settori che pure valgono quasi un quinto del pil nazionale”. Così Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, racconta la drammatica situazione che sta vivendo tutto il settore immobiliare, messo in ginocchio dall’esplosione del coronavirus.
“Fin da subito, nonostante la nostra categoria non fosse espressamente citata nel decreto ministeriale dell’11 marzo, e quindi non rientrasse tra le attività con obbligo di chiusura, abbiamo provveduto a richiedere lo smartworking presso le nostre agenzie limitando o evitando, per senso civico, spostamenti e contatti con le persone. Abbiamo invitato tutti i nostri affiliati a lavorare da casa, a impegnare questo tempo per la formazione, facendosi però sentire sempre presenti, anche se in modo diverso, dai clienti”, ha spiegato Marco Speretta, dg del gruppo Gabetti, che ha confermato che l’attività risulta rallentata nelle aree maggiormente interessate dall’emergenza e la che successiva chiusura consigliata alle agenzie immobiliari, porterà sicuramente a un calo più marcato delle transazioni.
Gli fa eco Angelica Donati, vicepresidente Ance Giovani. “Gli imprenditori edili, purtroppo, possono toccare con mano le conseguenze drammatiche dell’emergenza. Noi come Donati spa abbiamo fermato tutti i lavori, anche grazie alla collaborazione delle committenze”, ha detto la vicepresidente di Ance Giovani, che lamenta soprattutto la mancata chiarezza sulle misure che potranno rilanciare il comparto. “L’unica certezza è che l’impatto di questa emergenza sanitaria sarà drammatico e il settore del real estate ne subirà uno shock sistemico molto forte, prima di tutto a livello del mercato nelle principali città italiane e sotto il profilo del valore degli immobili”, ha aggiunto.
A causa dell’emergenza sanitaria legata all’esplosione del coronavirus, “il settore immobiliare italiano si trova infatti a
fronteggiare una situazione inedita e dalle conseguenze potenzialmente drammatiche”. Parola di
Luca Dondi, ad e responsabile scientifico dell’Osservatorio immobiliare Nomisma, istituto bolognese che ha ipotizzato due scenari recessivi a seconda della severità delle conseguenze che potrebbero insorgere: uno più soft e uno più hard, che potrebbe ulteriormente peggiorare. In entrambi i casi, però, il differenziale negativo rispetto al trend inerziale risulta eclatante, sia in termini di flessione dell’attività transattiva che dell’ammontare degli
investimenti corporate. “Nel triennio 2020-22, si va in Italia da un arretramento di 278 mila transazioni residenziali (di cui 48 mila nel 2020) e un calo di 9,4 miliardi di euro di capitali investiti (di cui 2,6 miliardi nel 2020) nell’ipotesi più favorevole (scenario soft), a un tracollo addirittura di 587 mila unità (di cui 118 mila nel 2020) e un calo di 18,3 miliardi di capitali investiti (di cui 5,8 miliardi nel 2020) in quella peggiore (scenario hard)”, ha illustrato Dondi, che ha ricordato come nel 2019 il mercato immobiliare sembrava aver ormai imboccato la via della ripresa superando le 600 mila transazioni residenziali, per un fatturato stimabile di 98,3 miliardi di euro. E proprio in termini di ricavi, Nomisma stima per l’anno in corso una perdita di fatturato compresa tra i 9,2 e i 22,1 miliardi di euro, che sale nel triennio a 54,5 – 113 miliardi di euro in meno.
“Siamo di fronte a una situazione in cui navighiamo a vista – ha dichiarato
Alberto Cogliati, direttore commerciale di Engel & Völkers Italia – La ripresa del mercato dipenderà innanzitutto dagli aiuti economici che continuerà a stanziare il governo. Le banche, poi, avendo rafforzato negli ultimi anni i loro patrimoni, sono solide e potranno contribuire a una ripresa più rapida, aiutando famiglie e imprese. Anche la Bce sta facendo la sua parte acquistando i nostri titoli di Stato e ci aspettiamo ulteriori misure dall’Europa, come chiesto dall’Italia nell’ultimo, delicatissimo, Consiglio europeo. L’Italia, inoltre, vanta bellezze uniche al mondo, da Nord a Sud, che come azienda stiamo continuando a promuovere, confidenti del fatto che sia la clientela autoctona sia quella internazionale torneranno a investire nel Belpaese, una volta superata l’emergenza. Ma perché questo avvenga, sarà necessario snellire la nostra burocrazia che ad oggi frena, più che mai, la ripartenza del Paese e dei suoi principali mercati”
Nel frattempo, il real estate sta sprofondando. I settori più colpiti sono sicuramente l’alberghiero e quello delle locazioni a breve termine. Solo nel periodo compreso tra il 1° marzo e il 31 maggio 2020, Confturismo-Confcommercio prevede oltre 31,6 milioni di turisti in meno in Italia, per una perdita stimata di 7,4 miliardi di euro. Per usare le parole di Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio, “la destinazione Italia rischia di sparire totalmente dai radar del turismo internazionale”. “Stiamo lottando per far sopravvivere un comparto, quello turistico, che vale più del 10% del Pil nazionale”, ha proseguito Maurizio Naro, presidente di Federalberghi Milano, Lodi, Monza e Brianza, che ha aggiunto che secondo i dati Cerved gli alberghi – settore al primo posto nelle performance peggiori subiranno, in uno scenario ottimistico (on le conseguenze dell’emergenza sanitaria fino a maggio), una perdita superiore al 37% rispetto al 2019, che salirà fino a oltre il 73% in uno scenario pessimistico (con l’emergenza covid-19 fino a dicembre). Pesante la situazione anche per gli affitti brevi. Secondo l’Associazione Rescasa Lombardia, i property manager (i gestori degli affitti brevi), nel periodo febbraio/inizio marzo hanno visto crollare il fatturato del 90% per le locazioni brevi, al di sotto dei 30 giorni, mentre hanno tenuto parzialmente quelle intermedie, entro i 12 mesi.
E non va meglio la situazione dei contratti di locazione. “Se l’emergenza dovesse proseguire e dovessero intervenire effetti recessivi sull’economia, assisteremo probabilmente a molte comunicazioni di recesso per gravi motivi dai contratti in corso, se non (ancor più gravi) delle richieste di risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta. A quel punto i locatori si troveranno davanti alla necessità di scegliere tra una rinegoziazione dei termini economici (assumendo che i conduttori siano in condizione di sostenere canoni più leggeri o riscadenziati) o la situazione di restare con un immobile sfitto e dover cercare un nuovo conduttore”, ha dichiarato Maurizio Fraschini, partner dello studio legale e tributario Puri Bracco Lenzi e Associati, che poi ha concluso dicendo che “ciò, di riflesso, potrebbe determinare massicci default dei contratti di finanziamento di immobili e una nuova ondata di Npl che le banche dovrebbero gestire e assorbire”.
L’impatto dell’emergenza sanitaria legata all’esplosione del coronavirus è drammatico e il settore del real estate subirà uno shock sistemico molto forteL’immobiliare e l’edilizia valgono quasi un quinto del pil nazionaleLa ripresa del mercato dipenderà innanzitutto dagli aiuti economici che stanzie…